Contenziosi Superbonus: per il Governo è questione privata
La segnalazione di CANDE: per l'Avvocatura dello Stato le cause relative a lavori Superbonus riguardano affari tra privati
Il "pasticcio Superbonus" sta dando i suoi frutti amari, con il moltiplicarsi dei contenziosi tra committenti, imprese e professionisti.
Superbonus: nessuna responsabilità del Governo nei contenziosi
Ultimo solo in ordine temporale, quello che si è aperto presso il tribunale di Vicenza tra un’impresa associata CANDE (Class Action Nazionale dell'Edilizia) e un comittente, giudizio nel quale la Presidenza del Consiglio è stata citata come terza parte, sollevando però un’eccezione che all'amaro aggiunge il sapore della beffa.
Secondo l'Avvocatura dello Stato, nelle 7 pagine di memoria depositate, la faccenda Superbonus e le sue complicanze sarebbero un “affare fra privati”, nel quale il Governo non può essere coinvolto.
“Siamo di fronte a un fatto sconcertante che lede gravemente i diritti e l'operatività delle imprese, con danni incalcolabili anche in materia di lavoro e occupazione” ha dichiarato Roberto Cervellini, presidente dell'Associazione CANDE.
“In una battuta possiamo dire che il Governo fa litigare privati e imprese e poi temporeggia, con conseguenze incalcolabili - ha proseguito - perché sono decine di migliaia le imprese in Italia che in questi anni hanno avviato i cantieri con un accordo normato, lo hanno proseguito nonostante i 37 cambiamenti legislativi in 3 anni in materia di Superbonus, mirati a demolire la misura originaria, ed ora si ritrovano nella tenaglia di azioni di contenzioso con i committenti: se questo sta accadendo la responsabilità è invece proprio ed esclusivamente dell’esecutivo”.
Nelle eccezioni dell’Avvocatura anche la richiesta dello spostamento del giudizio da Vicenza a Venezia , fatto che, secondo il legale dell’impresa, l'avv. Daniele Marra, potrebbe ledere il principio della ragionevole durata del giudizio (art.111 Cost.). Nel merito, l'avv. Marra ha ribadito che le dichiarazioni rese negli ultimi anni dalla Presidenza sulla volontà di contrastare il Superbonus, affermando più volte la scelleratezza della misura, hanno inciso coscientemente diritti economici maturati da committenti e ditte. “Si tratta di una retroattività dannosa per entrambe le categorie che possono lamentare la lesione della certezza del diritto, ovvero del legittimo affidamento alla stabilità della norma. Aspetto che può anche oggi essere giudicato alla Corte dei Diritti dell’Uomo per ottenere un indennizzo. Confido nel giudice ed auspico una trattazione riservata senza il clamore in tribunale”.
CANDE: la responsabilità non può ricadere solo sulle imprese
La vicenda riguarda causa intentata da un privato contro un'impresa che non ha completato i lavori; impresa che “dal canto suo – aggiunge il presidente Cervellini - reclama la revisione del rapporto contrattuale d'appalto per causa della normativa, che lo rende meno equo per l'impresa, al punto da chiederne la risoluzione”.
La richiesta è di ricontrattare il prezzo e, qualora il committente non aderisca alla rinegoziazione, a vedersi riconosciuto un risarcimento o un indennizzo a chi ha stravolto le norme, ovvero la Presidenza del Consiglio. “Durante un appalto sono stati emessi sconsiderati Decreti Legge che hanno compromesso la circolazione dei crediti d'imposta, caratteristica chiave del Superbonus, dove l’impresa ha cercato di rinegoziare l’appalto e non può essergli addebitata ogni responsabilità per non aver continuato i lavori. Sono decine di migliaia le imprese che hanno operato col Superbonus e attendono un riscontro dalla Magistratura sull'operato dannoso da parte del governo e che lo stesso invece, non ha mai dato”, conclude Cervellini.
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