Crediti incagliati: class action contro Poste Italiane
L'azione, promossa da CANDE, punta al risarcimento danni derivante dalla chiusura della piattaforma per la cessione dei crediti e per il cambio delle condizioni contrattuali
Il 2023 si chiude "con il botto" e apre a un 2024 altrettanto scoppiettante, sul fronte crediti incagliati. CANDE, la Class Action Nazionale dell’Edilizia ha infatti presentato una citazione presso il Tribunale Civile di Roma, chiedendo, previa verifica delle inadempienze contrattuali ed extracontrattuali, la condanna di Poste Italiane per risarcimento danni, per perdita dell'occasione di guadagno, per lesione del diritto all'immagine, reputazione commerciale e rispettabilità oltre a interessi di mora sui mancati investimenti (lucro cessante).
Crediti incagliati: CANDE porta Poste in tribunale
La class action ha preso avvio proprio in concomitanza con l'emanazione dell'ultimo Decreto Legge sul Superbonus, che CANDE definisce “a dir poco vergognoso, nonché sanzionatorio che vede restrizioni ulteriori agli incentivi fiscali sui bonus edilizi che pian piano saranno dirottati verso l'abolizione totale con conseguenze letali”.
Una scelta forte, che arriva dopo un primo tentativo di mediazione di ben un anno e mezzo fa, con un’udienza a giugno 2022 a cui Poste non è comparsa, seguita a luglio 2023 da un tentativo di conciliazione, finalizzato alla riapertura all'acquisto dei crediti d'imposta, secondo CANDE “arbitrariamente interrotto senza giustificato motivo e senza preavviso”.
Nel dettaglio, attraverso una lettera a firma del Presidente di CANDE, ing. Igor La Spada, indirizzata all'attenzione dell'AD di Poste Italiane SpA, dott. Matteo Del Fante, si chiedeva un incontro per:
- ricevere le motivazioni sul décalage, in meno di un anno, del plafond dedicato ai correntisti che, partito da 5 milioni di euro, è sceso a 500mila, per poi giungere alla chiusura definitiva del servizio, “ignorando totalmente la pianificazione che molte imprese correntiste avevano attuato per gestire le proprie commesse investendo le proprie risorse. Un ingannevole contratto che nella circostanza può rifarsi anche a ‘l'addebito illegittimo’";
- indicare i danni derivanti da “dette scelte unilaterali, che hanno determinato l'impossibilità a monetizzare crediti per svariati milioni di euro cumulati nei cassetti fiscali, fino a portare le imprese a sospendere obbligatoriamente i lavori, indebitandosi con fornitori, dipendenti e familiari oltre all’impedimento ad investire su cantieri a venire”. Sul punto, ricorda CANDE, gravano su Poste italiane, in qualità di operatore finanziario, specifici obblighi di legge;
- rappresentare anche i contribuenti privati, loro principali clienti risparmiatori e che già da tempo "non hanno più la possibilità di cedere i crediti d’imposta e ad oggi si ritrovano con le proprie abitazioni letteralmente “sventrate”, con i lavori fermi e senza la possibilità di poterli completare";
- chiedere come poter intervenire, garantendo sia agli associati CANDE che ai correntisti, il ripristino delle condizioni contrattuali ed extracontrattuali post D.L. 34/2020 modificate poi in corso d’opera.
La citazione dopo i tentativi di conciliazione
La stessa lettera anticipava l’avvio di una causa collettiva per il riconoscimento del danno economico, soprattutto qualora si fosse arrivati a ridosso della scadenza della legge senza risposta alcuna da parte di Poste.
Ed è quanto che di fatto è accaduto, con la citazione depositata lo scorso 29 dicembre in Tribunale, proprio in concomitanza con l'emanazione del D.L. n. 212/2023: “Siamo oramai arrivati al punto di non credere più nelle misure di governo e proprio per questo, continueremo con azioni di classe mirate a sviscerare ogni violazione di diritto che vede soccombere tutti quei contribuenti che hanno riposto fiducia nelle leggi dello Stato. Per incrementare dunque la Class Action non bastano solo piazza o consulti politici, occorrono anche azioni formali mirate che possono essere fatte comodamente da casa o dal nostro studio e che genereranno un rumore persistente”.
Vedremo quale sarà la prossima mossa di Poste Italiane, che a questo punto non potrà fare cadere nel silenzio la richiesta di CANDE.
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