DDL Equo compenso, il Senato ignora l'ultima chiamata
Duro comunicato di ProfessionItaliane sulla mancata discussione sul disegno di legge: "promettiamo battaglia con il nuovo Parlamento"
Mentre c’è grande attesa in Senato per il nuovo passaggio del disegno di legge di conversione del Decreto Aiuti-bis, continua lo stallo a Palazzo Madama sul quello relativo all’equo compenso. Una situazione su cui ProfessionItaliane torna a parlare in maniera forte, sottolineando la “gravità dell’affossamento dell’equo compenso”.
DDL equo compenso, l'intervento di ProfessionItaliane
È dura la condanna dell’Associazione tra RPT e CUP - che rappresenta i professionisti ordinistici - in relazione al mancato voto del provvedimento in Senato, promettendo battaglia una volta insediato il nuovo Parlamento.
Spiega ProfessionItaliane che le forze politiche, lo scorso martedì 13 settembre, hanno perso l’ultima occasione per portare in Senato, sia pure in extremis, la discussione e il voto sul disegno di legge sull’Equo compenso: “la Capigruppo, ancora una volta, ha deciso di non decidere, rimandando la questione al prossimo Parlamento”.
Secondo l’Associazione si tratta di una conclusione grave, che ha determinato il disappunto di tutte le categorie professionali, in attesa ormai da anni che il diventi definitivamente realtà. Le critiche non vengono lesinate: “Segnaliamo, in particolare, il comportamento di alcuni rappresentanti politici che, a fronte di rassicurazioni sbandierate a destra e manca, in realtà hanno sempre lavorato per affossare il disegno di legge”.
E annuncia: “La battaglia, però, non finisce qua. Una volta insediato il nuovo Parlamento, ricominceremo a batterci ancora con maggiore determinazione per l’approvazione di una legge di civiltà che riconosca il giusto compenso per il professionista e tuteli, al tempo stesso, i cittadini che hanno diritto a prestazioni professionali di qualità”.
Cosa prevede il DDL sull'equo compenso
Approvato dalla Camera a maggio nella sua attuale versione, il DDL sull’equo compenso è da allora fermo in Senato. Il provvedimento nasce con l’obiettivo di tutelare i professionisti nei confronti di banche, assicurazioni, pubblica amministrazione e imprese con più di 50 dipendenti, o con un fatturato superiore a 10 milioni di euro, per garantire un compenso:
- proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, alle caratteristiche della prestazione;
- definito con i parametri dei decreti ministeriali di riferimento
- aggiornato con cadenza biennale su proposta dei Consigli nazionali degli ordini o collegi professionali.
Inoltre, qualora venga accertata l'iniquità del compenso pattuito, è previsto un indennizzo corrispondente alla differenza tra l’equo compenso e quanto già versato dal committente al professionista.
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