Dipendenti comunali: retribuzioni basse e formazione inadeguata
Il report IFEL-Fondazione ANCI: comparto mortificato rispetto ad altre Amministrazioni. Necessario investire di più sulla qualificazione del personale
I dipendenti comunali? Pochi, retribuiti meno rispetto ad altri comparti della pubblica amministrazione e poco seguiti nella formazione professionale.
Comuni italiani: il report IFEL-Fondazione ANCI sui dipendenti
Non ha esattamente colori brillanti la fotografia che salta fuori dal Rapporto IFEL – Fondazione ANCI sul personale dei Comuni Italiani. A pesare è sicuramente il lungo periodo di blocco del turnover e delle spese per la formazione, con una riduzione del personale ed un deterioramento della capacità amministrativa, mortificando le politiche di ricambio generazionale e l’autonomia organizzativa.
Questo stop ha inibito la ricerca di nuove professionalità in grado di far fronte alle crescenti richieste di competenze indispensabili per l’operatività dei comuni. E se negli ultimi anni c’è stato un cambio di rotta, con nuovi ingressi nelle amministrazioni comunali e maggiori investimenti per la formazione, anche per far fronte alla necessità di attuare migliaia di interventi PNRR, è stato complesso gestire una simile mole di lavoro, considerata la diminuzione progressiva degli addetti negli uffici tecnici dedicati alla progettazione delle opere pubbliche (-17,4% di personale comunale impegnato nella pianificazione tra il 2015 e il 2023).
Le spese di formazione per il personale comunale
Quelli che stanno per arrivare sono comunque anni impegnativi, fermo restando che le amministrazioni sono alla ricerca di modalità per attrarre giovani al lavoro pubblico, nonostante nei Comuni le retribuzioni siano più basse rispetto ad altri comparti della Pubblica Amministrazione.
Le stime dicono che nel 2024 il dato quantitativo sul personale comunale per la prima volta dovrebbe aumentare, raggiungendo le 343.500 unità circa. Ciò non toglie che il turnover è necessario e che va pensata un’adeguata formazione del personale, per garantire la presenza di nuove professionalità in grado di far fronte alle crescenti richieste di competenze indispensabili per l’operatività dei Comuni.
Nel 2023, si stima che i Comuni abbiano speso 31 milioni di euro per la formazione del personale, ossia 92 euro per unità. Guardando ai dati di un questionario somministrato dall’IFEL, degli oltre 7.600 comuni rispondenti, è emerso che nel 66% dei casi non era previsto un piano formativo interno per l’annualità 2023.
Al contrario, il 25,1% dei comuni aveva un piano annuale e l’8,9% pluriennale. L’incidenza è direttamente proporzionale alla grandezza del comune: più i comuni sono piccoli, maggiori sono le frequenze di assenza di un piano formativo nel 2023.
Infine, solo il 12,9% degli oltre 7.600 comuni rispondenti dichiara di avere un responsabile della formazione, ma come nel caso precedente il dato è fortemente influenzato dai comuni di ridotta taglia demografica nei quali tale figura è quasi del tutto assente, l’incidenza più elevata di comuni con un apposito ufficio dedicato alla formazione si rileva tra quelli con una popolazione compresa tra i 100mila e i 250mila abitanti (93,8%).
Sul punto, IFEL sottolinea l’importanza di investire in questa figura, fondamentale per garantire lo sviluppo e l’aggiornamento continuo delle competenze del personale, oltre che per monitorare l’efficacia dei programmi e adattare le attività in base ai feedback ricevuti dai dipendenti.
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