Direttiva Green: via libera alla EPBD
Il Consiglio Ecofin approva la Direttiva Green nonostante il voto contrario dell'Italia. Si attende adesso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale
La Direttiva Green è praticamente legge. Con 20 voti favorevoli, 5 astenuti e 2 contrari (tra cui l’Italia) la EPBD è stata approvata dal Consiglio Ecofin, il vertice dei ministri dell’Economia e delle Finanze che si è tenuto a Lussemburgo. Adesso si attende la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea e l'entrata in vigore dopo 20 giorni.
Direttiva Case Green: approvata definitivamente la EPBD
Il passo seguente sarà la presentazione, da parte dei singoli Stati membri, dei piani con le strategie che si intendono adottare per la riduzione dei consumi di energia e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati al 2050.
Nonostante il testo sia stato approvato con maggioranza qualificata, fa decisamente riflettere il voto contrario dell’Italia, una scelta che il ministro Giancarlo Giorgetti ha commentato definendo la EPBD come una direttiva bellissima, ambiziosa, “Ma alla fine chi paga?” E ritorna il tema del Superbonus e degli interventi di riqualificazione energetica: “Abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani e diciamo che è un’esperienza che potrebbe insegnare qualcosa". Come verrà quindi recepita la Direttiva in termini di incentivi fiscali è tutto da vedere, la strada si preannuncia in salita.
Orgogliosa del no è anche l'on. Erica Mazzetti (FI), che continua a ribadire la sacralità della proprietà privata e l'insostenibilità degli oneri a carico dei proprietari per gli interventi di riqualificazione richiesti dalla EPBD. "Ci sono profonde differenze tra noi e gli altri paesi europei, visto che da noi la proprietà è largamente diffusa e soprattutto molto individuale e frazionata, di cui si deve necessariamente tenere conto quando si prendono delle decisioni. Non solo, bisogna chiarire con quali fondi si intendono sostenere questi lavori, visto che né gli italiani da soli e nemmeno il nostro Paese possono farlo senza un impegno da parte dell'Europa, di cui siamo membro chiave". "L'Italia – precisa Mazzetti – deve riqualificare il suo patrimonio immobiliare ma deve farlo con i suoi tempi e le sue regole".
Le fa eco l'europarlamentare Isabella Tovaglieri (Lega): “Anche se la nostra battaglia è riuscita a ridurre la portata del provvedimento, siamo comunque di fronte a una misura fortemente ideologica, incompatibile con il patrimonio edilizio italiano, penalizzante per i cittadini, per il settore edilizio e per il sistema di accesso al credito, che si basa sul valore della proprietà immobiliare”.
Le principali indicazioni della Direttiva Green
Questi gli impegni chiesti agli Stati membri, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050:
- per gli edifici residenziali, riduzione dei consumi energetici del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035;
- per gli edifici di nuova costruzione, zero emissioni dal 2028 per quelli pubblici e dal 2030 per gli altri
- divieto di utilizzo di caldaie a combustibili fossili dal 2040;
- incentivi per l’elettrificazione dell’energia e per le caldaie green;
- installazione di impianti fotovoltaici su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali, con obbligo progressivo dal 2026 al 2030.
Rispetto al testo iniziale, non è stato imposto il salto di classe energetica, ma il raggiungimento di target legati alla riduzione delle emissioni. Come raggiungerli, dovrà deciderlo ogni Stato con l’elaborazione della strategia.
E difficilmente l’Italia potrà esimersi dal prevedere delle agevolazioni fiscali, considerato che in media ogni intervento potrebbe costare da un minimo di 20mila a 60mila euro a famiglia, anche se potrebbero essere formulati dei mutui green, finalizzati proprio a sostenere i lavori di riqualificazione energetica.
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