Donazione di beni e prestazioni alle PA: richiamo ANAC sul rischio corruzione

Le indicazioni dell'Autorità: le acquisizioni per spirito di liberalità rientrano tra i processi da presidiare nel PIAO e nel Piano Anticorruzione

di Redazione tecnica - 11/04/2025

Possono le donazioni di beni o prestazioni da parte di soggetti privati all’amministrazione pubblica, effettuate ai sensi dell’art. 8, comma 3 del d.Lgs. n. 36/2023 (Codice dei Contratti Pubblici), configurarsi come processi a rischio corruttivo?

Donazione di beni e servizi alle PA: i presidi anticorruzione secondo ANAC

La risposta è affermativa: a chiarirlo è l’ANAC tramite le FAQ aggiornate ad aprile 2025, nelle quali viene espressamente indicato che le liberalità ricevute a titolo gratuito rientrano nell’area generale di rischio “Contratti pubblici” così come definita dalla legge n. 190/2012.

Di conseguenza, tali acquisizioni devono essere valutate nel quadro del sistema di prevenzione della corruzione, con la programmazione di misure specifiche da inserire nella sezione “Anticorruzione e trasparenza” del PIAO (Piano Integrato di Attività e Organizzazione) o nel PTPCT (Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza).

FAQ 1: quando scatta l’obbligo di valutazione del rischio

L’art. 8, comma 3, del Codice dei Contratti consente alle amministrazioni di acquisire beni o prestazioni offerte da privati senza corrispettivo. La norma, pensata per valorizzare la collaborazione tra pubblico e privato, non può prescindere da adeguate garanzie di imparzialità e trasparenza.

Secondo ANAC, questa tipologia di operazioni non è neutra dal punto di vista del rischio corruttivo, in quanto può generare favoritismi, conflitti d’interesse o aspettative di ritorno da parte del donante. Di qui la necessità di inquadrare il processo all’interno dei modelli di prevenzione e controllo.

Occorre quindi programmare misure di prevenzione nella sottosezione “Anticorruzione e trasparenza” del PIAO o nel PTPCT, idonee a garantire imparzialità e trasparenza in tutte le procedure afferenti alla fase di selezione, accettazione e successiva gestione dei beni donati.

FAQ 2: le misure di prevenzione proposte

Nelle sue indicazioni operative, ANAC suggerisce una serie di azioni preventive e documentali da inserire nei piani di prevenzione della corruzione. In particolare, l’amministrazione può valutare di adottare:

  • un regolamento interno per disciplinare in modo chiaro:
    • i requisiti di ammissibilità delle donazioni;
    • i criteri per l’accettazione;
    • la gestione di eventuali conflitti di interesse;
    • la trasparenza dei rapporti con i donanti.
  • atti convenzionali con i soggetti donanti, ispirati ai principi di trasparenza, parità di trattamento e imparzialità, per regolare i rapporti e le condizioni dell’acquisizione;
  • prospetto riassuntivo delle donazioni ricevute, da pubblicare su base semestrale o annuale nella sezione “Amministrazione trasparente - Altri contenuti → Dati ulteriori”, curando l’anonimizzazione dei dati personali eventualmente presenti (art. 4, comma 3, d.lgs. n. 33/2013);
  • avvisi pubblici o manifestazioni d’interesse per l’acquisizione di beni o servizi a titolo gratuito, da pubblicare ogni volta che l’amministrazione intenda ricevere liberalità da privati, in coerenza con l’art. 8, comma 3 del Codice dei Contratti.

Donazioni e trasparenza: programmazione obbligatoria nel PIAO

Infine, come ribadito da ANAC, l’amministrazione deve formalizzare la valutazione del rischio corruttivo legato alle liberalità nei propri strumenti di pianificazione, quali:

  • la sezione “Anticorruzione e trasparenza” del PIAO;
  • oppure, in alternativa, il Piano Triennale della Prevenzione della Corruzione (PTPCT).

In conclusione, pur non comportando un impegno di spesa, le donazioni di beni o prestazioni da parte del privato devono essere gestite con il medesimo rigore e trasparenza di una procedura contrattuale. Le amministrazioni sono chiamate a dotarsi di strumenti regolatori, modelli di controllo e criteri oggettivi per assicurare che ogni donazione sia tracciabile, motivata, non discriminatoria e pienamente coerente con i principi di legalità e buon andamento.

In altri termini, anche nel ricevere – e non solo nel contrattare – l’amministrazione è tenuta a “difendere” l’imparzialità del proprio operato, programmando misure concrete a presidio del rischio corruttivo.

 

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