Equo compenso: gli architetti chiedono la sua applicazione senza se e senza ma
La nota del CNAPPC al Presidente del Consiglio dei Ministri dopo le recenti sentenze del TAR Veneto e del TAR Lazio
“Con la tesi espressa dal TAR Lazio e dal TAR Veneto, si chiariscono i profili sollevati dell’ANAC con la nota dello scorso 19 aprile: l’applicazione del principio dell’equo compenso è inderogabile anche nei contratti pubblici”.
Equo compenso: la nota del CNAPPC
Questo il punto di vista del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) espresso in una nota inviata al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai Ministri della Giustizia, delle Infrastrutture e dei Trasporti, dell’Economia e delle Finanze, ai Presidenti di ANAC e di ANCI e dell’Osservatorio Nazionale sull’Equo Compenso, alla Cabina di regia per il Codice dei contratti pubblici e agli Ordini degli Architetti PPC provinciali.
Una nota che segue quella di Inarsind e del Consiglio Nazionale degli Ingegneri a seguito della recente posizione espressa dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) secondo la quale, nonostante i suoi iniziali dubbi, “la previsione di tariffe minime non soggette a ribasso rischia di porsi in contrasto con il diritto euro-unitario, che impone di tutelare la concorrenza”.
In realtà, come chiarito dai due TAR, il principio della concorrenza stabilito dalla normativa europee si concilierebbe perfettamente con l’equo compenso. Ricordiamo, infatti, la tesi sostenuta dal TAR Lazio secondo cui non vi è alcun contrasto tra le disposizioni di cui alla Legge n. 49/2023 e la libertà di stabilimento (art. 49 TFUE) o il “diritto di prestare servizi in regime di concorrenzialità” (artt. 101 TFUE e 15 direttiva 2006/123/CE), né vi sarebbe “ontologica incompatibilità” tra la stessa legge e la disciplina di cui al d.lgs. n. 36 del 2023.
Equo compenso da applicare senza se e senza ma
“L’unanime posizione del Giudice Amministrativo - prosegue il CNAPPC - ci conforta e conferma la nostra posizione. Infatti, pur comprendendo i dubbi interpretativi iniziali, gli approfondimenti che abbiamo successivamente svolti evidenziano, nell’ambito dei contratti pubblici, l’applicazione del principio dell’equo espresso nella Legge n. 49/2023 senza se e senza ma”.
“In attesa di chiarimenti, se ritenuti necessari, della Cabina di Regia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, del MEF e del MIT - continua la nota degli Architetti - è fondamentale che le Stazioni Appaltanti diano seguito a questo orientamento al fine di scongiurare, nell’interesse pubblico, prassi illegittime e, quindi, ulteriori contenziosi. L’applicazione dell’equo compenso è a garanzia di una prestazione professionale di qualità e, infatti, non bisogna mai dimenticare che la sua ratio è quella di garantire un «compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale»”.
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