Equo compenso: prospettive future e criticità
Nel convegno organizzato da Fondazione Inarcassa i professionisti ribadiscono la necessità di applicare la normativa, senza alcun dubbio interpretativo
La normativa sull'equo compenso si coordina perfettamente con il nuovo Codice dei Contratti Pubblici, senza lasciare spazio a dubbi interpretativi e bisogna lavorare sempre di più per una sua concreta e maggiore applicazione. A dichiararlo, Fondazione Inarcassa che, a poco più di un anno dall’entrata in vigore della legge 21 aprile 2023, n. 49 sull’equo compenso, ha tracciato un bilancio sull’applicazione della normativa.
Equo compenso: legge si coordina bene con il nuovo Codice dei Contratti
Occasione è stato il convegno organizzato a Roma presso Palazzo Ferrajoli, al quale hanno preso parte il Viceministro della Giustizia, il Senatore Francesco Paolo Sisto e il Vicepresidente di Inarcassa, Massimo Garbari, oltre che coinvolto il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, Massimo Crusi, il Consigliere del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Sandro Catta, il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, il Presidente del Consiglio dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, Mauro Uniformi e il Presidente del Consiglio Nazionale Geometri, Maurizio Savoncelli. L'iniziativa, inoltre, è stata condivisa dal Consiglio Nazionale dei Geologi.
Al centro del dibattito, anche i dubbi interpretativi sollevati da alcuni soggetti istituzionali suL presunto coordinamento tra la Legge sull’equo compenso, n. 49/2023, e le disposizioni in materia del Codice dei contrati pubblici, il d.lgs. 36/2023. Un’occasione per ribadire la posizione della Fondazione Inarcassa al riguardo, ovvero l’assoluta compatibilità tra legge sull’equo compenso e Codice dei contratti pubblici senza ulteriori specificazioni o correttivi alla norma.
Sul punto, è stato richiamato l’art. 8 comma 2 del nuovo Codice, secondo cui “Le prestazioni d'opera intellettuale non possono essere rese dai professionisti gratuitamente, salvo che in casi eccezionali e previa adeguata motivazione. Salvo i predetti casi eccezionali, la pubblica amministrazione garantisce comunque l'applicazione del principio dell'equo compenso”.
Le prospettive future
Da qui la necessità di ribadire che occorre unità tra le libere professioni, con l’obiettivo di proteggere il lavoro e assicurare il pieno rispetto del principio dell’equo compenso, come prescritto dall’art. 36 della Costituzione. Un appello arrivato dal Presidente della Fondazione Inarcassa, Andrea De Maio che in apertura dei lavori ha sottolineato come sia arrivato “il momento di agire insieme per un futuro dove la dignità e il valore del lavoro siano pienamente riconosciuti e tutelati”. Dello stesso avviso anche il Viceministro della Giustizia, il sen. Francesco Paolo Sisto, che ha ricordato la ratio della legge sull’equo compenso, un provvedimento nato “per tutelare il mercato, così come i liberi professionisti: perché essere sottopagati danneggia in primis la qualità del lavoro e, quindi, la concorrenza”.
Altro aspetto cruciale della legge n. 49/2023 su cui si è soffermato il dibattito è la straordinaria portata innovativa di una legge che ha restituito piena dignità e consapevolezza alle libere professioni, nonostante i “tentativi volti a disfare quello che con tanta fatica si è costruito”, ha precisato il Vicepresidente di Inarcassa, Massimo Garbari. Lo stesso Garbari ha ricordato che c’è ancora molto da fare, ma con piena fiducia in una legge che sicuramente aiuta i più giovani nel fare valere il diritto a un compenso equo per le prestazioni professionali.
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