Equo compenso: al via la votazione sul pdl Meloni
Professionitaliane chiede al Parlamento una normativa chiara e inequivocabile per imprese e pubbliche amministrazioni
Cosa si intende per equo compenso? Nel progetto di legge "Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali" in votazione oggi in Commissione Giustizia della Camera, si intende "la corresponsione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, nonché conforme ai compensi previsti".
Equo compenso: il pdl in votazione alla Camera dei deputati
Una disposizione che mira a risolvere la sperequazione di trattamento dei professionisti iscritti agli ordini professionali, sempre più in balia di un mercato che spesso non ne riconosce l'importanza sociale. Il progetto di legge, d’iniziativa dei deputati Meloni, Morrone e Mandelli, persegue, infatti, l’intento di tutelare il diritto del professionista di ottenere un giusto ed equo compenso nei rapporti contrattuali che lo riguardano, concretizzando il principio già sancito dall’articolo 2233 del codice civile, secondo il quale "la misura del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera e al decoro della professione".
Ed è per questo che i destinatari del progetto di legge sono:
- gli avvocati, dal decreto del Ministro della giustizia emanato ai sensi dell’articolo 13, comma 6, della legge 31 dicembre 2012, n. 247;
- i professionisti di cui all’articolo 1 della legge 22 maggio 2017, n. 81, anche iscritti agli ordini e collegi, dai decreti ministeriali adottati ai sensi dell’articolo 9 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27.
L'attuale versione della legge, però, si applica ai rapporti professionali regolati da convenzioni aventi ad oggetto lo svolgimento, anche in forma associata o societaria, delle attività professionali svolte in favore di imprese bancarie e assicurative nonché delle imprese che nel triennio precedente al conferimento dell’incarico hanno occupato alle proprie dipendenze più di sessanta lavoratori o hanno presentato ricavi annui superiori a 10 milioni di euro. Limitazione che non è particolarmente piaciuta a ProfessionItaliane, l’Associazione che racchiude al proprio interno le rappresentanze professionali di CUP e RPT.
Equo compenso da applicare indistintamente
Secondo ProfessionItaliane "Equo compenso per i professionisti da applicare indistintamente a tutte le imprese e le pubbliche amministrazioni". Ed è per questo motivo che, alla ripresa dell’iter legislativo del disegno di legge AC 3179 in Commissione Giustizia della Camera, ha chiesto una normativa chiara ed inequivocabile. "Il principio dell’equo compenso - sostiene ProfessionItaliane - va esteso a tutte le realtà economiche e non limitato, come previsto dall’articolo 2 del ddl, solo alle imprese che nel triennio precedente al conferimento dell’incarico hanno occupato alle proprie dipendenze più di sessanta lavoratori o hanno presentato ricavi annui superiori a 10 milioni di euro".
“Siamo molto soddisfatti - ha confermato Armando Zambrano, presidente di ProfessionItaliane - dell’accelerazione che il Parlamento ha inteso dare ad un tema così sentito all’interno della comunità degli ordini professionali. La ripresa economica che si è innescata nelle ultime settimane, dopo un lungo periodo di crisi, rischia di creare degli effetti distorsivi del mercato a sfavore del professionista. Per questo motivo è quanto mai necessario e urgente un quadro di riferimento legislativo inequivocabile”.
“Chiediamo al Parlamento - ha aggiunto Marina Calderone, vicepresidente dell’associazione - di calare questo provvedimento nella realtà del nostro Paese che non è quello preso in considerazione generalmente dalla legislazione europea”. Ed è per questo motivo che ProfessionItaliane auspica che, in una rinnovata stagione di riforme, si possa arrivare al più presto all’approvazione di un provvedimento determinante per il futuro delle professioni.
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