Futuro Superbonus e bonus edilizi: cercasi fiducia del mercato
La Presidente dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE), Federica Brancaccio, parla del futuro dei bonus edilizi e chiede di recuperare fiducia
In attesa del trilogo di fine agosto e che Consiglio, Parlamento e Commissione europea si mettano d'accordo per la definizione finale della Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), la cosiddetta "Direttiva case green", in Italia torna di moda parlare di superbonus e del futuro dei bonus edilizi.
Superbonus: quale futuro
Al momento sono 3 le proposte al tavolo per una nuova stagione delle agevolazioni fiscali per il comparto delle costruzioni:
- la proposta di legge Gusmeroli;
- quella dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE);
- quella di Forza Italia.
Come correttamente affermato dalla Presidente ANCE, Federica Brancaccio, a Tg2 Post Estate: "Per poter pensare al futuro dei bonus edilizi e alla riqualificazione del patrimonio immobiliare del Paese bisogna recuperare la fiducia di famiglie e imprese in primis".
Il chiaro riferimento è al blocco della cessione dei crediti edilizi, cominciato a partire dal Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter), che dal 27 gennaio 2022 ha completamente stravolto il mercato delle costruzioni che fino a quel momento era riuscito a produrre numeri senza precedenti grazie al binomio superbonus-meccanismo delle opzioni alternative alla detrazione diretta, di cui rispettivamente agli articoli 119 e 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).
Un binomio che ha consentito l'avvio dei cantieri grazie all'aliquota generosa ma soprattutto alla cessione del credito da parte dei contribuenti o allo sconto in fattura da parte delle imprese e dei professionisti, e la successiva cessione.
Da quel "famoso" 27 gennaio sono arrivati 14 correttivi che, uniti ai precedenti 11, hanno portato (fino ad ora) ad un totale di 25 provvedimenti di modifica che hanno stravolto la normativa di rango primario ma soprattutto azzerato la fiducia di tutti. La conseguenza (sotto gli occhi di chi ancora vuol vedere) è stata quella di far attivare cantieri senza capacità economica, capienza fiscale e possibilità di cessione. Cantieri che già al primo SAL minimo (30%) hanno cominciato a fermarsi in attesa di tempi migliori che non sono mai arrivati.
La fiducia del mercato
Ecco che, mentre si è tornati a parlare di futuro delle agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica e (meno) strutturale, le parole pronunciate dalla Presidente Brancaccio sembrano essere un monito per il legislatore. Nessuna misura, per quanto buona o strutturata, potrà mai funzionare se manca la fiducia degli operatori.
Si parla di nuove aliquote che probabilmente saranno inversamente proporzionali al reddito di chi utilizza i bonus e direttamente proporzionali ai benefici che avranno gli edifici oggetto dell'intervento. Ma è chiaro che all'interno di un intervento di riqualificazione con i bonus gravitano tanti soggetti:
- il contribuente;
- i professionisti incaricati della progettazione, esecuzione e asseverazione delle opere;
- le imprese;
- i soggetti finanziatori (che intervengono a seguito del meccanismo di cessione o per finanziare tramite prestiti ponte).
Soggetti che dovranno essere messi in condizione di operare serenamente con una normativa:
- con orizzonte temporale di almeno 10 anni;
- stabile e senza alcuna modifica in corso d'opera.
Cosa serve
Servirà per prima cosa far recuperare fiducia al mercato risolvendo definitivamente i problemi (gravissimi) di chi ha avuto l'unica colpa di fidarsi di una legge dello Stato che lo Stato stesso ha cambiato in corsa con provvedimenti emergenziali incompatibili con i tempi dell'edilizia (ricordiamo i numerosi decreti legge entrati in vigore in un giorno stravolgendo pianificazioni, progettazioni e business plan).
Per farlo lo Stato deve impegnarsi per attivare le partecipate. Non servono nuovi provvedimenti d'urgenza e qualsiasi tavolo tecnico al momento serve solo per prendere del tempo che ormai è terminato. Ricordiamo che le prossime scadenze per il superbonus sono:
- il 30 settembre 2023 per le unifamiliari che al 30/09/2022 hanno completato il 30% dell'intervento complessivo utilizzando il superbonus 110%;
- il 31 dicembre 2023 per i condomini che stanno utilizzando il superbonus 110/90% e le unifamiliari che hanno utilizzato il "nuovo" superbonus 90%.
Dopo aver risolto il problema di chi ha avviato un cantiere e oggi si ritrova senza nulla a causa delle scelte compulsive del Governo di modificare ripetutamente e senza progettualità la normativa, serve un patto tra tutte le forze politiche per definire un testo di legge (scritto insieme a costruttori e professionisti) che non sconti alcun cambio di Governo.
L'ideale sarebbe un testo unico delle detrazioni fiscali in edilizia. L'esperienza accumulata negli ultimi 3 anni tra normativa, correttivi, interventi dell'Agenzia delle Entrate, del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e dell'Enea, oltre che di tutti gli operatori, dovrebbe essere messa a sistema per la definizione di una legge organica con un'aliquota base e un sistema incentivante in funzione degli obiettivi raggiunti.
Conclusioni
È chiaro che una misura come il superbonus 110% difficilmente potrà tornare ma è altrettanto evidente che il superbonus senza cessione del credito non avrebbe prodotto i numeri che conosciamo. Il solo ecobonus 110%, a giugno 2023, ha portato 417.187 edifici riqualificati per un totale di oltre 81 miliardi di euro di investimenti di cui circa 80 ammessi a detrazione.
Se l'obiettivo è quello di trovare soluzioni per evitare che la Direttiva case green possa diventare un boomerang contro la nostra stessa economia, Governo e Parlamento avranno l'annoso (ma certamente stimolante se portato avanti con competenza, abnegazione e voglia di fare) compito di prendere come riferimento quanto realizzato negli ultimi 3 anni e strutturare una misura a regime, con obiettivi, risorse e un piano multilivello. L'Italia ha tutto per riuscirci, professionisti e costruttori in testa.
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