Futuro superbonus e bonus edilizi: la posizione di ISI
La posizione del Presidente dell'Associazione Ingegneria Sismica Italiana, Andrea Barocci, sul futuro del superbonus e dei bonus edilizi in Italia
Come già evidenziato, il provvedimento del Superbonus è derivato da una situazione di urgenza; questo solo in parte è una scusante per la completa assenza di visione (“progetto e pianificazione”, per citare Oreto) che lo ha contraddistinto. Il peccato originale, senza troppa dietrologia, credo sia stato generato dalla completa mancanza di consapevolezza: sullo stato del patrimonio edilizio, sulle procedure legate agli interventi, sulla capacità del mercato delle costruzioni di sostenere una tale mole di domanda.
Come ISI Ingegneria Sismica Italiana avevamo già avuto modo, in sede di lavori per la scrittura della normativa, di esprimere una perplessità che allora ritenevamo banale: il mondo dell’edilizia è stato per decenni, al netto di qualche crisi sintomatica, un ecosistema in equilibrio con afflusso economico, numero di operatori e di titoli edilizi più o meno stabile. L’arrivo del superbonus ha originato un incredibile aumento di domanda a fronte del numero esiguo di operatori; questo, sommato ai tempi ridotti, ha portato l’incremento dei prezzi e la nascita di realtà imprenditoriali senza esperienza (né futuro) votate al solo sfruttamento dell’opportunità economica.
Siamo d’accordo che è inutile, anzi controproducente, procedere con proroghe a singhiozzo e tardive. Ora è il momento di sedersi attorno a un tavolo, pensare agli errori fatti e a quanto di buono è emerso.
Seguendo l’ottimo articolo di Oreto ("Bonus edilizi: una proposta per il futuro"), riporto alcune considerazioni.
L'errore del TUIR e la prima proposta
In realtà io non parlerei di “errore del TUIR” in quanto si tratta di una norma del 1986, periodo in cui il disbrigo dei titoli edilizi era molto più semplice; parlerei semmai di assenza di comunicazione tra parte fiscale e parte tecnica, cosa sinceramente inspiegabile pensando alla complessità del tema. Un esempio: la difficoltà di far recepire all’Agenzia delle Entrate la differenza tra unità immobiliare e unità strutturale.
Si parla del 2024 come anno di revisione del Testo Unico dell’Edilizia? Benissimo! Buttiamo in un cestino quello vecchio e lavoriamo seriamente su qualcosa che sia veramente “unico”, che parta da zero guardando al contesto e tenga conto (se non addirittura contenga al suo interno) di normative parallele ma legate a doppio mandata come il TUIR.
Asseverazioni e attestazioni
I tecnici sono già abbastanza responsabilizzati (la parola corretta sarebbe “vessati”) da normative sovraordinate (codice civile e penale) ogni volta che utilizzano il timbro e la firma. Non vedo perché in un iter edilizio al quale è associato un procedimento fiscale siano necessarie altre asseverazioni con rilevanza penale e altri oneri per una copertura assicurativa.
Con norme ben scritte ciascuno deve fare bene il proprio lavoro e non ho dubbi che tutti abbiano fatto il meglio nell’applicazione di tutti gli altri bonus non 110%. In ogni situazione ci sono i bravi e i farabutti: questi ultimi possono essere trovati e “puniti” anche senza ulteriori asseverazioni. Il dubbio che mi rimane è che proprio il sistema delle asseverazioni e attestazioni sia stato creato per scaricare quanta più responsabilità possibile sull’anello debole, i professionisti appunto.
Pagamenti
Nulla da dire sulla proposta di Oreto se non aggiungere che senza la cessione del credito ogni bonus rimarrà zoppo. Le analisi storiche parlano chiaro: i bonus senza cessione sono tanto più vicini alle persone agiate quanto più è alto il loro importo. Detto in maniera diretta, più tasse hai da pagare più soldi puoi permetterti di portare in detrazione.
Questo dato di fatto, inattaccabile, innesca un loop che può essere fermato solo dalla cessione del credito: chi ha unità immobiliari singole e malridotte, sulle quali sarebbe opportuno intervenire, molte volte non ha la capienza fiscale per farlo. Così come esiste lo scoglio sui condomini in senso lato (40 milioni di italiani abitano in agglomerati) nei quali ci saranno probabilmente persone senza possibilità economica.
Uno dei meriti del Superbonus è stato quello di preparare le banche per la cessione, cosa che ormai gestiscono molto bene. Poi è chiaro che le banche stesse devono essere credibili sulle percentuali congrue per il funzionamento di tale cessione; in estrema sintesi, a oggi siamo molto al di sopra del tasso di usura (ai sensi dell'Art. 2 della legge n. 108/1996 il tasso di usura è pari alla media dei tassi rilevati aumentati della metà, che a oggi significa circa il 7,5%).
Bonus incrementale
Sul bonus incrementale nulla da dire, è stata una battaglia di anni sfociata nel Sismabonus di cui alla finanziaria del 2017, a mio avviso ragionevole e sensato.
Sinceramente, se vogliamo agevolare tutti gli interessi (non da ultimo i requisiti green EU 2030), non mi scandalizzerei neppure se fossero consentiti, come a oggi, anche i soli interventi di efficientamento energetico. Ma alla condizione che sull’edificio in oggetto sia svolta almeno una valutazione di sicurezza o classificazione sismica.
A sua volta il valore di “efficienza strutturale” dell’edificio, ottenuto dalla sola classificazione o a seguito di un intervento, dovrebbe poi essere legato a una assicurazione obbligatoria che avrebbe un premio proporzionale chiaramente a quest’ultimo. In questa maniera il cittadino sarebbe direttamente “educato” al rischio.
La critica che si tratta di un ulteriore onere non regge, se facciamo il conto di quanto incidono su ciascuno di noi le accise sul carburante inserite dal 1968 dopo ogni evento sismico.
Edilizia Residenziale Pubblica
Da ultima, una nota per evidenziare quanta poca attenzione ci sia stata nell’analisi dello sviluppo del Superbonus.
L’edilizia residenziale pubblica, che per un periodo ha goduto di una tempistica maggiorata di ben 6 mesi (!!), ora si trova completamente bloccata in quanto per essa non è stato creato un percorso agevolato. Chi ha avuto la possibilità di modificare l’impianto normativo a favore dell’ERP non ha tenuto conto che le agenzie territoriali (molte delle quali si sono attivate per tempo) sono soggette a procedure a evidenza pubblica e hanno necessità di un paio d’anni solo per giungere a compimento dell’iter autorizzativo.
Stiamo così perdendo un’ottima opportunità di spendere soldi statali che ritornano allo Stato, far lavorare aziende e professionisti con le dovute garanzie e processi di qualità, riqualificare un patrimonio che nella propria bontà e durata nel tempo il massimo beneficio.
A cura di Ing. Andrea
Barocci
Presidente Associazione ISI Ingegneria Sismica
Italiana
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