Laureati in Ingegneria in Italia: analisi del mercato e delle tendenze

Prosegue la crescita del numero di giovani laureati in ingegneria, con un rimescolamento dei settori. La conferma nel rapporto del Centro Studi del CNI

di Redazione tecnica - 28/06/2024

Nel panorama della formazione universitaria, l'ingegneria continua a emergere come uno dei settori trainanti, con un costante aumento nel numero di laureati sia a livello triennale che magistrale.

Laureati in ingegneria: il report 2023 del Centro Studi CNI

La conferma arriva dal recente rapporto del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI): questa tendenza non solo conferma una robusta crescita nel corso dell'ultimo decennio, ma segna anche una significativa evoluzione nelle preferenze degli studenti e nel panorama occupazionale del Paese.

Scendendo nel dettaglio, nel 2023, il numero di laureati magistrali in ingegneria ha toccato quasi le 26.700 unità, segnando uno dei picchi più alti mai registrati. Rispetto al 2013, quando i laureati magistrali erano poco più di 16.000, questo rappresenta un incremento significativo del 63%. Anche i laureati di primo livello mostrano una crescita costante, superando le 30.000 unità nel 2023, nonostante oltre l'80% di loro prosegua verso un percorso magistrale.

L'andamento dei settori

Il rapporto del CNI evidenzia un rilevante cambiamento: mentre settori tradizionali come l'ingegneria civile ed edile mostrano un rallentamento nei tassi di laurea (1.755 i laureati in ingegneria civile e 1.876 quelli nel ciclo unico di Architettura e Ingegneria edile-architettura, complessivamente in flessione del 7,8% rispetto al 2022), si assiste al boom di altre specializzazioni. In particolare, l'ingegneria gestionale ha visto un aumento costante nel numero di laureati, consolidandosi come uno dei corsi magistrali più frequentati. Allo stesso modo, settori emergenti come l'ingegneria biomedica hanno registrato un aumento impressionante del 22% nel numero di laureati nel 2023.

Un altro aspetto rilevante è rappresentato dall'aumento delle donne laureate in ingegneria. Sebbene la presenza femminile rimanga minoritaria nel settore, è in crescita costante. Nel 2013 le laureate magistrali in ingegneria rappresentavano infatti il 26,3% del totale a fronte del 30% attuale, con significative variazioni tra le diverse specializzazioni. Ad esempio, settori come l'ingegneria biomedica e l'architettura ed ingegneria edile-architettura vedono una maggioranza di laureate femminili, segno di un cambiamento culturale e professionale in corso.

Il commento ai dati

Il presidente del CNI, Angelo Domenico Perrini, sottolinea che questa crescita non solo riflette una domanda crescente di competenze tecniche avanzate sul mercato, ma anche una trasformazione strutturale nel panorama dell'ingegneria italiana, con un comparto in continua evoluzione. “Cresce notevolmente la presenza di ingegneri gestionali, di ingegneri biomedici e di ingegneri meccanici che, nel giro di pochi anni, assumeranno un peso molto consistente tra le forze di lavoro afferenti al nostro settore. Fortunatamente aumenta anche la quota delle donne laureate in Ingegneria. Sono questi i segni di un mercato del lavoro e delle competenze che sta cambiando velocemente, con ritmi accelerati dettati, nel nostro caso, dalla trasformazione tecnologica. Il CNI ha l’ambizione di cogliere, monitorare, comprendere ed anche rappresentare questi fenomeni complessi che hanno forti implicazioni non solo sul lavoro degli ingegneri ma in molti aspetti della nostra quotidianità. Conoscere e rappresentare questi cambiamenti, ma soprattutto essere l’anello di congiunzione del rispetto delle regole, in ambito così diversi, tra l’ingegnere e l’utente finale è un obiettivo che il CNI si è posto”.

Una trasformazione radicale del settore di cui dà conferma Marco Ghionna, Presidente del Centro Studi CNI “Il futuro, molto prossimo a noi, vedrà uno sviluppo serrato di filoni dell’ingegneria che potremmo definire relativamente nuovi. Il sistema ordinistico dovrebbe interrogarsi e chiedersi come sviluppare una capacità di interlocuzione con le nuove generazioni di ingegneri. Chiedersi quali siano le esigenze e le aspettative di questi professionisti e come contrastare l’ormai ben noto fenomeno per cui un consistente numero di laureati si abilita all’esercizio della libera professione, mentre un numero assai ridotto di essi si iscrive all’Albo professionale”.

Le nuove sfide per la professione e per l'ordine

In generale dalla lettura dei dati sorgono alcune considerazioni:

  • la prima è relativa all’ingegneria civile e ambientale: il numero decrescente di iscritto non indica un declino del comparto, dato che, anche in questo settore si rivela un gap molto marcato tra domanda (elevata) e offerta (insufficiente) di figure tecniche specializzate, molto richieste anche grazie a politiche espansive finanziate dai bonus per l’edilizia e dal PNRR.
  • l’ingegneria edile non deve e non può apparire come un ambito obsolescente dal punto di vista della capacità innovativa e, per questo, poco attraente rispetto ad altri filoni dell’ingegneria. L’ingegneria civile è sottoposta, sia in ambito accademico che in ambito privato, ad un costante processo di sperimentazione, specie sui materiali, sulle tecniche di costruzione e di riparazione ed in questi rivela grande capacità competitiva.
  • un altro aspetto riguarda l’emergere di profili che fino a qualche anno fa contavano poche centinaia di professionisti e che oggi ne contano migliaia, come nel caso degli ingegneri biomedici e clinici e degli ingegneri gestionali, per non parlare degli ingegneri informatici, significa che ogni ambito specialistico dell’ingegneria ha e avrà ancor più nei prossimi anni, proprie necessità e interessi da far valere.

Tutto questo mette il CNI davanti ad alcuni interrogativi e sfide, imponendo di parlare nuovi linguaggi che siano sufficientemente attraenti per le nuove generazioni.

© Riproduzione riservata

Documenti Allegati