Mercato delle costruzioni: la fine del Superbonus frena la crescita
L'analisi nel XXXIV Rapporto Congiunturale e Previsionale CRESME sul Mercato delle Costruzioni. Frena il mercato nel 2023, ma tiene il settore delle opere pubbliche
Un mercato segnato da due tendenze opposte e di particolare rilievo per l’economia del Paese – ci riferiamo a Superbonus e PNRR - e che si avvia a una brusca frenata, dopo un biennio tutto di segno positivo.
Superbonus, PNRR e il futuro del Paese: il nuovo Rapporto CRESME
Sono questi i segnali che emergono in maniera preponderante dal XXXIV Rapporto Congiunturale e Previsionale CRESME sul Mercato delle Costruzioni, presentato ufficialmente ieri dal direttore tecnico Lorenzo Bellicini e che conferma una fase di rallentamento in riferimento agli interventi sul patrimonio esistente.
Se il primo trimestre 2023 il mercato della riqualificazione ha comunque registrato una tendenza positiva, si mostrano adesso le prime crepe, con una correzione ancora contenuta nel 2023 (si prevede un calo degli investimenti pari a -1,9%) ma che diventerà particolarmente significativa nel 2024 (la previsione parla del -6,7%).
Riduzione Superbonus e blocco cessioni: le conseguenze
I motivi sono chiari e strettamente correlati tra loro: da una parte, la riduzione dell’aliquota del Superbonus, lo stop alla misura per alcune tipologie di edifici, e, naturalmente, il blocco delle cessioni. I numeri del rapporto parlano di un calo del 12% nel rinnovo residenziale, che potrebbe raggiungere quota -22,6% nel 2024 se non dovessero esserci novità dal punto di vista normativo e di strutturazione dei bonus. Tradotto in numeri, si parla di cali consistenti, considerato che nell'anno in corso gli investimenti ammontano a oltre 100 miliardi di euro e che questi valori erano la metà degli anni precedenti la pandemia.
Pesa anche la questione dei crediti incagliati: come spiega il Cresme, i cassetti fiscali pieni trasformano l’eccezionale crescita dei fatturati del 2022 soltanto in una crescita su carta e con forti problemi di liquidità. Le conseguenze rischiano di essere l’aumento dei fallimenti (in particolare nel 2024) e del contenzioso che riguarda il rapporto tra impresa e utente finale, ma che coinvolge di fatto tutta la filiera delle costruzioni.
Alla frenata del settore costruzioni corrisponde quella del mercato immobiliare. Anche in questo caso i motivi sono diversi, tra cui inflazione e crescita dei tassi di interesse, con la conseguente contrazione della domanda di mutui, specie nel mercato residenziale. Il Rapporto registra anche una forte asimmetria tra i costi di costruzione, ancora in crescita, e i prezzi delle abitazioni usate.
PNRR: l'accelerazione negli investimenti in opere pubbliche
Due tendenze opposte, dicevamo all’inizio: viene confermata l’eccezionale fase espansiva delle opere pubbliche (+15,1% nel 2023 e +11,7% nel 2024), con un’accelerazione confermata anche nel 2025 (+7,9%) e nel 2026 (+4%).
Valori importanti, benché la capacità realizzativa del Paese sia messa a dura prova, sottolinea CRESME. Il riferimento è naturalmente al PNRR, che porta a una sfida doppia, sugli obiettivi di crescita e modernizzazione del Paese da una parte e di saperli raggiungere, dall’altra.
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