Nuovo Codice Appalti, mercato a rischio chiusura
La delusione del CNI per il testo appena licenziato dal Consiglio dei Ministri: le raccomandazioni espresse non sono state recepite, se non misura assolutamente minimale
Tra chi lo considera un provvedimento innovativo e che porterà grande semplificazione nelle procedure e chi invece lo ritiene come un potenziale rischio per la trasparenza di bandi e affidamenti, il nuovo Codice dei Contratti Pubblici sta facendo sicuramente parlare di sé.
Nuovo Codice Appalti: per il CNI riforma deludente
Un testo attorno al quale aleggiava da mesi grande attesa, ma anche preoccupazione rispetto ad alcuni passaggi, tanto che da più parti – ANAC in primis – si era richiesto un possibile rinvio dell'approvazione e dell'entrata in vigore per ritoccare alcuni passaggi. Rinvio che non è arrivato, complice anche la scadenza imposta tra gli obiettivi del PNRR e che ha lasciato perplessi i professionisti, dagli architetti - qui il commento del presidente del CNAPPC, Francesco Miceli – agli ingegneri, che oggi esprimono delusione attraverso la voce del presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Angelo Domenico Perrini.
“In merito al nuovo Codice dei Contratti e alla versione licenziata dal Governo non possiamo che esternare la nostra delusione, dal momento che le raccomandazioni espresse dai due rami del Parlamento a quanto pare non sono state recepite, se non misura assolutamente minimale”.
Andando nello specifico, secondo Perrini è rimasta la norma sui requisiti tecnici limitati a tre anni (in passato erano dieci). Quanto ai requisiti economici, pur avendo esteso il lasso temporale a tre anni, essi risultano peggiorativi rispetto al d.Lgs. n. 50/2016, quando erano riferiti ai migliori tre anni degli ultimi 5 e c’era anche la possibilità di sostituirli con una polizza assicurativa.“Questo elemento, unito alla possibilità di ricorrere in maniera illimitata al subappalto per quanto riguarda l’opera intellettuale del professionista, determinerà una forte chiusura del mercato, in netta contraddizione con uno dei principi conclamati del codice che è, appunto, l’apertura del mercato”.
Critici anche i toni verso i corrispettivi. “Non è stata esclusa con chiarezza la prestazione gratuita dei professionisti in quanto pur limitandola a casi eccezionali, non si è provveduto a declinare i contorni dell’eccezionalità”.
Infine, perplessità anche sull’appalto integrato, anche se è stata recepita la richiesta del CNI di non presentare il progetto esecutivo in sede di gara, cosa che avrebbe comportato, "uno spreco incredibile di lavoro professionale da parte di concorrenti che non avrebbero poi avuto risultati tangibili”, conclude Perrini.
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