Piano Strutturale di Bilancio e incentivi fiscali: le valutazioni della Corte dei Conti
Il giudizio dei magistrati contabili sul PSB 2025-2029: ripensare a un sistema di agevolazioni e bonus edilizi sostenibile per Stato e cittadini
È particolarmente corposo il documento di valutazione che la Corte dei Conti ha presentato nel corso dell’audizione presso le Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, in relazione al Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029.
PSB 2025-2029: le indicazioni della Corte dei Conti
Secondo i magistrati contabili, quanto previsto per il prossimo settennio appare coerente con quanto richiesto dal nuovo patto di stabilità europeo, con un percorso di graduale riduzione del debito e un più rapido rientro del disavanzo rispetto al quadro presentato nel DEF dello scorso aprile.
Particolarmente impegnativa si prefigura l'allocazione delle risorse, considerato che su molti fronti si evidenziano necessità crescenti derivanti da problemi strutturali, da andamenti dei costi, dal crescere di aree di sofferenza sociale, dall’emergere di nuove sfide economiche e produttive a cui si aggiungono esigenze poste da nuove criticità legate al contesto nazionale ed internazionale.
Spese fiscali: come ottimizzarle?
Tra gli elementi di analisi, spicca sicuramente la necessità di procedere al riordino delle spese fiscali, un aspetto richiamato con forza nel Piano, anche in relazione al completamento della riforma fiscale.
Nonostante le reiterate raccomandazioni della Commissione europea e le dichiarazioni programmatiche di tutti i governi negli ultimi 15 anni, sono oltre 700 quelle che si contano nel nostro sistema economico, corrispondente a oltre 150 miliardi di euro, pari al 7,13%.
Tuttavia il PSB, non fornisce indicazioni generali sulle modalità del riordino e del taglio dei regimi agevolativi, con passaggi anche contraddittori nei quali si parla anche di allargamento e di conferma di eventuali bonus, Gli ambiti interessati in questo senso sono la natalità, l’occupazione femminile e le categorie svantaggiate, la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative, gli incentivi alla permanenza nel mercato del lavoro. Quel che manca, a parere della Corte, è quindi una visione complessiva.
Bonus edilizi: necessaria un'allocazione razionale delle risorse
Fondamentale poi il controllo delle risorse impiegate nei trattamenti agevolati, per tutelare gli equilibri di bilancio: la recente esperienza del Superbonus (ma anche altri episodi di trattamenti agevolati per le imprese) ha infatti mostrato la necessità di introdurre una autorizzazione preventiva, e dunque un monitoraggio ex ante, con una definizione di tetti di spesa.
Sostanzialmente quel che serve è un punto di mediazione tra esigenze di tutela della finanza pubblica, certezza del diritto all’agevolazione ed efficiente allocazione delle risorse (evitando che prevalga solo il criterio della rapidità della prenotazione): una sfida impegnativa ma vitale, data l’importanza che gli investimenti innovativi hanno per la competitività delle imprese e per la crescita.
Sulla distribuzione delle spese fiscali, la Corte evidenza come i provvedimenti agevolativi siano estremamente concentrati: le prime 20 spese (il 3,2% del totale) hanno un costo in termini di minor gettito pari a oltre il 75% del totale (80 miliardi sui complessivi 104 per l’anno 2024). La categoria che assorbe il maggior impegno di risorse è proprio quella delle agevolazioni legate agli immobili: le sole detrazioni per il recupero del patrimonio edilizio (che maturano con una aliquota del 50% della spesa) determinano un minor gettito stimato nel Rapporto sulle Spese Fiscali per il 2024 pari a oltre 11 miliardi.
Sul punto, la Corte fa notare come i beneficiari sono concentrati nelle classi più elevate e che si tratta di un’agevolazione con carattere fortemente regressivo: anche se l’aliquota passerà dal 1° gennaio 2025 dal 50% al 36%, potrebbero essere opportuni degli interventi per differenziare il trattamento di favore a seconda della tipologia di immobile o del reddito del beneficiario.
Diversa invece la questione sugli incentivi per l’efficientamento energetico degli edifici: considerato che la Direttiva Green (EPBD, Energy performance of buildings Directive) ha fissato delle soglie minime di aumento dell’efficienza energetica per il 2030 e il 2035, per la Corte è indubbio andrà sviluppato un piano che accompagni gli investimenti delle famiglie che non hanno beneficiato del Superbonus.
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