PNRR: tutti i dubbi sulla riprogrammazione degli interventi

L'analisi di Federcepicostruzioni sulla revisione del Piano di Ripresa e Resilienza: alcune opere definanziate rischiano di rimanere incompiute

di Redazione tecnica - 29/05/2024

Il PNRR ha due diverse facce, come raccontano gli ultimi dati pubblicati dal Governo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): se da un lato si registrano significativi passi in avanti sul fronte della trasparenza e della condivisione delle informazioni, dall’altro preoccupa fortemente la riprogrammazione degli interventi.

Revisione del PNRR: rischio di opere incompiute

A dichiararlo è Federcepicostruzioni, che ricorda come le Misure del Pnrr de-finanziate del tutto, o in parte, sono ben 36, per un ammontare complessivo di 22,2 miliardi di euro. In generale, si tratta di investimenti che finanziavano progetti non in linea con i criteri del piano, in particolare ambientali, oppure opere che rischiavano di non essere completate entro il 2026.

Guardando al nuovo piano, in totale, ci sono 145 misure aggiunte o modificate, di cui 78 hanno subito variazioni nei finanziamenti. Sono stati eliminati 10 investimenti per un valore di circa 11,3 miliardi di euro, e 26 investimenti hanno visto una riduzione di 10,9 miliardi. Questi fondi, insieme a quelli aggiuntivi del RepowerEu, finanzieranno nuovi interventi o potenzieranno quelli esistenti. In particolare, 11,2 miliardi saranno destinati alla nuova missione 7 per interventi energetici, 7,1 miliardi per potenziare misure esistenti e 6,8 miliardi per nuovi interventi fuori dalla missione 7.

Gli interventi in essere, cioè quelli preesistenti e poi inseriti nel piano, saranno comunque portati a conclusione attingendo a fondi del bilancio statale; negli altri casi invece, anche se non per tutti, verranno utilizzate le risorse individuate con il c.d. “decreto Pnrr quater 2024 (D.L. n. 19/2024, convertito in legge n. 56/2024).

L'analisi di Federcepicostruzioni sulla revisione del Piano

Per il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi, è un quadro preoccupante: la riprogrammazione degli interventi e la diversa attribuzione delle risorse, in un paese fortemente congestionato dalla burocrazia, la cosa potrebbe tradursi in un sostanziale blocco definitivo delle opere. Una situazione per altro paradossale: molti degli interventi erano confluiti nel Pnrr proprio per difficoltà di natura finanziaria e la perdita dei fondi potrebbe riproporre queste problematiche, trasformando i progetti in nuove incompiute.

Gli interventi più rilevanti eliminati includono:

  • resilienza e valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (6 miliardi).
  • gestione del rischio di alluvione e idrogeologico (ridotti da 1,3 a 1,2 miliardi per la ricostruzione nelle zone colpite dalle alluvioni del maggio 2023);
  • collegamenti ad alta velocità con il nord Europa (930 milioni);
  • linea ferroviaria Roma-Pescara (620 milioni, rifinanziata con fondi per lo sviluppo e la coesione).

I progetti di fotovoltaico e industria eolica sono stati accorpati, mentre la tecnologia per autobus elettrici è parzialmente confluita nella missione 7.

Le misure parzialmente de-finanziate includono:

  • piani urbani integrati (ridotti di 1,6 miliardi);
  • promozione dell’idrogeno in settori hard to abate (ridotti di 1 miliardo).

Il governo ha recuperato circa 22,2 miliardi di euro dalle misure de-finanziate, con la maggior parte dei fondi destinati alla missione 7 e agli incentivi per le imprese. Tra le nuove misure finanziate, 2,5 miliardi sosterranno la transizione ecologica e 2 miliardi andranno al fondo rotativo per i contratti di filiera agroalimentari. Infine, 17 investimenti esistenti sono stati incrementati, con oltre 1 miliardo destinato alle politiche attive del lavoro e altrettanto alla riduzione delle perdite nelle reti idriche.

“Sostituire interventi infrastrutturali e opere pubbliche con altre misure – aggiunge ancora il presidente Lombardi – rischia di vanificare gli sforzi di rilancio del Paese, che appunto necessita, soprattutto nel Mezzogiorno, di un marcato recupero del gap infrastrutturale rispetto ad altre aree del paese e di un programma di riqualificazione delle aree urbane soprattutto periferiche. Con questo nuovo asset di interventi, si cancellano importanti priorità del Pnrr, peraltro alla base della erogazione delle risorse comunitarie”.

Conclude Lombardi: “Per garantire una spesa in linea con i tempi UE, è necessario ed indispensabile procedere al costante monitoraggio di tutti i dati relativa alla spesa e ai tempi di realizzazione delle opere, aggiornando il portale Italia Domani che non fornisce ancora tutte le informazioni necessarie”.

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