Polizze catastrofali obbligatorie: CNA evidenzia criticità e chiede correttivi
Per funzionare, l'obbligo assicurativo deve poggiare su basi normative solide, strumenti tecnici adeguati e attenzione alle reali condizioni del tessuto produttivo
Sei pagine dense di osservazioni tecniche e proposte operative compongono il documento che CNA, Confartigianato e Casartigiani hanno presentato nel corso dell’audizione presso l’VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, durante l’esame del disegno di legge di conversione del D.L. n. 39/2025 (AC 2333).
Polizze catastrofali: le imprese artigiane in audizione
Il provvedimento proroga l’entrata in vigore dell’obbligo – introdotto dalla Legge di Bilancio 2024 – che impone alle imprese di stipulare polizze assicurative per la copertura dei danni da eventi catastrofali.
Un obbligo destinato ad avere un impatto strutturale sulla gestione del rischio da parte del mondo produttivo, ma che secondo le associazioni, richiede un urgente intervento correttivo per poter funzionare.
L’obiettivo del legislatore è chiaro: rafforzare la resilienza del sistema economico italiano, responsabilizzando le imprese nella protezione dei propri beni contro eventi naturali sempre più frequenti e violenti. Tuttavia, si tratta di un cambio di paradigma profondo, che sposta l’onere della copertura dai fondi pubblici alla contrattualistica privata, imponendo a milioni di imprese un adempimento nuovo, complesso e potenzialmente costoso.
Una trasformazione ambiziosa, dunque, ma che – come sottolineato dalle Confederazioni – è stata avviata senza una piena strutturazione del sistema e senza un confronto adeguato con gli attori economici interessati.
Un sistema assicurativo ancora incompleto
Le criticità evidenziate dalle associazioni partono da un presupposto tanto semplice quanto essenziale: il sistema assicurativo obbligatorio non è ancora pronto.
Alla data inizialmente fissata per l’entrata in vigore (31 dicembre 2024), mancavano:
- le polizze conformi predisposte dalle compagnie;
- strumenti di comparazione e trasparenza per le imprese;
- chiarimenti normativi fondamentali, a partire dalla definizione dei beni assicurabili.
Il decreto attuativo previsto dalla legge è arrivato soltanto a fine febbraio 2025, costringendo il Governo a un rinvio tecnico al 31 marzo. Tempistiche che hanno dimostrato l’impossibilità, per le imprese, di adempiere all’obbligo con la dovuta preparazione e trasparenza.
Un obbligo, molte domande aperte
La CNA evidenzia come l’introduzione dell’obbligo sia avvenuta in un contesto di profonda incertezza normativa e operativa. Le imprese si sono trovate improvvisamente di fronte a quesiti cruciali, ancora oggi irrisolti:
- Quali beni devono essere assicurati?
- Che succede se l’immobile presenta difformità edilizie?
- Come si calcola il risarcimento e in che tempi?
- Cosa rischia chi non adempie?
- È davvero possibile stipulare una polizza adeguata in così poco tempo?
Tutte domande legittime, che richiedono risposte chiare prima che l’obbligo diventi pienamente operativo. In assenza di queste certezze, la percezione diffusa è che si tratti di un nuovo costo obbligatorio a carico delle imprese, una sorta di “tassa occulta” difficile da sostenere, soprattutto per le più piccole.
La questione della mutualità e dei costi
Tra i principali rilievi, le Confederazioni pongono l’accento sulla scarsa mutualità del sistema. L’approccio assicurativo, se non supportato da una logica solidaristica, rischia di scaricare i costi maggiori proprio sulle imprese più esposte ai fenomeni naturali, e spesso con meno risorse a disposizione.
A ciò si aggiunge la fiscalità dei premi assicurativi, con un’imposizione che oggi arriva al 22,25%, rendendo ancora più gravoso l’adempimento.
La CNA invita quindi il legislatore a riequilibrare il sistema con misure compensative, a partire dal reinvestimento delle risorse pubbliche oggi destinate alla gestione delle emergenze territoriali.
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