Ponte sullo Stretto, ANCE: pensare anche alle altre infrastrutture del Sud
L'audizione presso le Commissioni Ambiente e Trasporti: il ponte è un'infrastruttura fondamentale, ma la sua utilità va potenziata al massimo con strade e ferrovie
Si è svolta presso le Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, l’audizione ANCE sul disegno di legge di conversione del D.L. n. 35/2023 recante “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria”, durante la quale è intervenuto il Vicepresidente ANCE e Presidente Comitato Grandi Infrastrutture, dott. Michele Pizzarotti.
Decreto Ponte: il parere di ANCE sulle infrastrutture
Pizzarotti ha evidenziato preliminarmente la soddisfazione per l’impulso che il PNRR, dopo oltre 15 anni di forti tagli agli investimenti infrastrutturali, ha fornito al settore, con 108 miliardi destinati a opere di tutte le dimensioni (ferrovie, scuole, manutenzione del territorio, ecc) che miglioreranno la qualità della vita dei cittadini e la competitività dell’Italia.
Quasi la metà delle risorse è destinata all’infrastrutturazione del Mezzogiorno: su 45 miliardi di euro, circa 12 saranno a favore di interventi sulla rete ferroviaria: l’attuale gap è dimostrato dai 49 Km di ferrovie al Sud per 1.000 Kmq di superficie, a fronte dei 63 del Nord e ai 56 del Centro. Impietosi anche i dati sulle grandi reti autostradali: per ogni 1.000 Kmq di superficie si hanno 18 Km di rete autostradale, a fronte dei 30 del Nord e dei 20 del Centro. E ancora, i servizi pubblici, come quelli idrici: nel Mezzogiorno viene sprecata più della metà dell’acqua immessa negli acquedotti, considerato il 52,3% di perdite idriche, a fronte di una media nazionale del 43,7%.
Un ritardo generale infrastrutturale che secondo ANCE divide il Sud dal resto del Paese e dell’Europa, e che va recuperato, in un’ottica di integrazione e di sviluppo.
ANCE: il Ponte sullo Stretto è tassello fondamentale per lo sviluppo del Paese
In questo contesto, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili accoglie positivamente la volontà di realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina come tassello indispensabile della politica di rilancio infrastrutturale del Paese.
Ma l’utilità del Ponte sullo Stretto di Messina sarà massima solo se la struttura verrà effettivamente accompagnata da interventi di efficientamento delle reti transportistiche di tutto il Mezzogiorno, ancora appunto molto lontane dagli standard minimi presenti in altre regioni italiane, e dagli interventi diffusi sul territorio, che possano rendere veramente competitive quell’area del Paese.
In riferimento al Ponte, ANCE ha sottolineato il consistente impegno finanziario per la costruzione, che dovrà trovare adeguata copertura nella prossima Legge di bilancio. Come riportato nel recente Allegato Infrastrutture al DEF 2023, l’investimento complessivo sarà di circa 13,5 mld di euro, ai quali vanno aggiunti 1,1 miliardi di opere ferroviarie complementari, oltre a quelle stradali di minor impatto economico, che verranno meglio definite e dettagliate nell’ambito dei prossimi contratti di programma con ANAS.
Senza dimenticare la sfida ingegneristica estremamente complessa che la realizzazione rappresenta in sé: e che, evidenzia Pizzarotti, l’industria italiana delle costruzioni, che realizza opere dagli elevati standard tecnici ed ambientali in svariati Paesi del Mondo, può essere in grado di raccogliere, garantendo la massima sostenibilità dell’opera.
Il caro materiali e le garanzie dalle banche
ANCE ha quindi sottolineato due problematiche che necessitano una risposta urgente da parte del Governo, proprio nell'ottica della realizzazione del Piano infrastrutturale:
- il pagamento del caro materiali da parte del Ministero delle Infrastrutture. A fronte di ingenti risorse stanziate, le misure sono rimaste in gran parte sulla carta. ANCE ricorda come da mesi, i pagamenti del MIT per il caro materiali registratosi nel secondo semestre 2021 rimangono immotivatamente bloccati (sono fermi al 13%) e più di un miliardo di euro deve ancora essere pagato dal Ministero alle imprese per il caro materiali dell’anno 2022. Una situazione insostenibile che mette a rischio chiusura più di 6.000 cantieri in tutta Italia. Occorre un intervento deciso del Governo per sbloccare i pagamenti;
- le garanzie necessarie per partecipare alle gare d’appalto e ricevere l’anticipazione contrattuale. ANCE spiega che si registra una forte contrazione da parte degli istituti bancari e assicurativi nel rilasciare alle imprese le garanzie necessarie per la partecipazione e, soprattutto, per l’esecuzione degli appalti pubblici, nonché per l’erogazione dell’anticipazione contrattuale. Questo sta mettendo a rischio la realizzazione del PNRR. Sarebbe quindi opportuno, secondo ANCE, prevedere la facoltà per SACE di avvalersi di riassicuratori e controgaranti del mercato privato per ottimizzare la gestione del rischio e assicurare una più ampia capacità a fornire garanzie.
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