Procedure sottosoglia: necessarie regole chiare e precise
Il commento del presidente del CNI: la Circolare del MIT non deve sostituirsi alla normativa, no all'isteria legislativa che ha caratterizzato il Superbonus
Non accennano a placarsi le discussioni sulla Circolare del Mit del 20 novembre 2023, relativa alla possibilità di operare con procedure aperte anche nel caso di affidamenti sotto soglia. Possibilità o obbligo, come definito da alcuni, con un’entrata a gamba tesa sul nuovo Codice degli Appalti che non è piaciuta a molti o, ancora megli, che ha destato perplessità sul campo di applicazione.
Facciamo un passo indietro per comprendere i termini della questione.
Procedura sottosoglia UE: la circolare del MIT
Il 20 novembre il MIT ha pubblicato la Circolare n. 298 “Procedure per l'affidamento ex art. 50 del D. Lgs. n. 36/2023 - Chiarimenti interpretativi in merito alla possibilità di ricorrere alle procedure ordinarie”.
Secondo il provvedimento:
- le procedure semplificate costituiscono applicazione del principio del risultato di cui all'art. 1 del Codice che impone, tra l'altro, alle stazioni appaltanti e agli enti concedenti di perseguire il risultato dell'affidamento del contratto con la massima tempestività;
- al contempo, viene fatta salva la possibilità di ricorrere alle procedure ordinarie;
- pertanto, (…) si ribadisce che le disposizioni contenute nell'articolo 50 del Codice vanno interpretate ed applicate nel solco dei principi e delle regole della normativa di settore dell'Unione europea, che in particolare richiama gli Stati membri a prevedere la possibilità per le amministrazioni aggiudicatrici di applicare procedure aperte o ristrette, come disposto dalla Direttiva 2014/24/UE.
L'interpretazione della Circolare
C’è chi ha visto nella Circolare solo un modo per avallare la legittimità dell’eventuale ricorso alle procedure ordinarie, chi un modo per modificare impropriamente il Codice; quel che è certo è che solo pochi giorni dopo, il 24 novembre, la UE ha approvato definitivamente il testo del PNRR rivisto, nel quale, nell’ambito della Riforma 1.10 del quadro legislativo sugli appalti pubblici, è stata inserita la nuova misura M1C1-73quater che prevede l’impegno entro la fine del 2023, da parte del Governo italiano, ad approvare, una circolare per chiarire che le stazioni appaltanti possono utilizzare procedure aperte e ristrette per gli appalti sotto soglia UE.
Legittimo quindi pensare che la Circolare sia stata frutto di questa indicazione e non della volontà di fornire chiarimenti sull’interpretazione del Codice.
Intervento anomalo che va oltre il contenuto del Codice dei Contratti
Sebbene in questo modo si sia voluto lavorare in direzione della trasparenza per contratti anche con importi elevati che diversamente potrebbero essere affidati senza alcun avviso pubblico, ANAC ha ritenuto la circolare comunque anomala, non rappresentando “un intervento chiarificatore su un dubbio ma una vera e propria innovazione che sarebbe dovuta arrivare mediante una modifica alla normativa di rango primario (il Codice dei contratti stesso)”.
Dello stesso avviso il Consiglio Nazionale degli Ingegneri per cui si tratta di “Interpretazione del Codice che va oltre il contenuto del testo”, sulla quale ha espresso perplessità: “La circolare – afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI – nasce da buoni propositi ma rischia di generare confusione e rallentamento delle procedure. Il Codice predica semplificazione e accelerazione dei processi e definisce gli affidamenti in maniera chiara e inequivocabile. La circolare ministeriale, invece, interviene con un’interpretazione forzata della norma che rischia di porre i RUP in una condizione di incertezza”.
Perrini conferma che il CNI accetta e applica qualsiasi regola dettata dal legislatore, purché sia chiara e stabile: “Va evitato il ripetersi dell'isteria legislativa sul Superbonus. Il Codice può senz’altro essere migliorato, anche attraverso la Cabina di Regia attraverso un Correttivo concertato con le rappresentanze di categoria, che sono enti pubblici con professionalità e competenze che applicano la materia quotidianamente e si mettono a disposizione del legislatore”.
“Su questo tema – conclude Perrini -, così come sui requisiti professionali limitati all'ultimo triennio e sulla perfetta armonizzazione dell'Equo compenso nel Codice, è necessario intervenire al più presto”.
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