RUP come Presidente di commissione negli appalti sopra soglia: ANAC sgombra il campo dai dubbi
Dall’Anticorruzione un'importante chiave interpretativa sul ruolo del RUP nelle commissioni giudicatrici alla luce del nuovo Codice dei contratti
In un panorama normativo in continua evoluzione, l'Autorità Nazionale Anticorruzione ha fornito un'importante chiave interpretativa sul ruolo del RUP nelle commissioni giudicatrici, con la recente delibera n. 89 dell'11 marzo 2025.
Dalla rigidità alla flessibilità: l'evoluzione normativa
Il nuovo Codice dei Contratti Pubblici (d.lgs. n. 36/2023) ha segnato un deciso cambio di rotta rispetto alla precedente impostazione, abbracciando una filosofia di maggiore flessibilità e autonomia decisionale per le stazioni appaltanti. Questo approccio si riflette chiaramente nella disciplina delle commissioni giudicatrici, dove il legislatore ha voluto superare l'eccessiva rigidità che caratterizzava il precedente sistema.
Come efficacemente sintetizzato nel brocardo "summum ius, summa iniuria" (l'eccesso di regole può portare alla massima ingiustizia), un eccesso di preclusioni e incompatibilità rischiava di rendere difficoltosa la gestione delle procedure di gara, soprattutto per le amministrazioni di minori dimensioni, senza necessariamente garantire maggiore imparzialità e trasparenza.
Pensiamo al caso emblematico di un piccolo comune con risorse umane limitate: con il vecchio sistema, la necessità di individuare commissari totalmente estranei alla procedura poteva diventare un ostacolo insormontabile, costringendo l'amministrazione a rivolgersi all'esterno con costi e tempi maggiori, senza che questo garantisse necessariamente una valutazione più obiettiva delle offerte.
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