Settore costruzioni: dati allarmanti, servono correttivi
La conferma dai dati ISTAT e dalla survey di Argenta SOA. Secondo il Presidente Giovanni Pelazzi ci vuole un intervento risolutivo del Governo e del Parlamento
Ad aprile 2023 l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni registra una marcata flessione mensile (-3,8%) che si riflette in un risultato congiunturale negativo anche nel complesso del trimestre febbraio – aprile 2023 (-0,8% rispetto al trimestre precedente).
Produzione nelle costruzioni: settore in crisi
Sono preoccupanti i dati ISTAT relativi al settore Produzione nelle Costruzioni, e che Argenta SOA, una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, conferma con quelli risultanti dalla survey condotta trimestralmente dal proprio Centro Studi, su un campione di circa duemila e duecento imprese, di tutte le dimensioni e di tutti i settori della filiera: costruzioni, infissi, carpenteria, impiantistica e servizi ambientali.
Come sottolinea il presidente, Giovanni Pelazzi, tanti sono i problemi: liquidità e costo elevato del credito rappresentano un forte freno in grado di limitare l'operatività delle aziende per il 35% delle imprese, il 30% lamenta la carenza di personale qualificato, il 20% il passato aumento del costo dell'energia che ha ridotto margini e il circolante, il 10% l’aumento dei costi delle materie prime e solo il 5% la scarsità di materiali.
“I dati di produzione nelle costruzioni evidenziano in aprile una profonda caduta che porta i livelli di attività indietro di oltre un anno” . Si confermano così i segnali anticipatori emersi nei mesi scorsi e dovuti in parte al cambiamento delle condizioni di contesto causato dalle incertezze normative e regolamentari sugli incentivi e, soprattutto, all’aumento dei tassi di interesse che ha portato ad un balzo del costo dei mutui per l’acquisto di abitazioni e per i prestiti al consumo.
Gli effetti del Superbonus
“Avevamo già acceso un anno fai riflettori sui rischi per le imprese e la filiera delle costruzioni dovuti all’aumento del costo del credito. Servono interventi a supporto dei bilanci delle aziende e delle famiglie i cui costi dei mutui sono quasi quintuplicati nell’ultimo anno. Assistiamo ad un calo progressivo di interventi di nuove costruzioni, soprattutto abitazioni per il cosiddetto “ceto medio”.
Dall’analisi emerge come solo per il 21% delle imprese intervistate la situazione per il settore nel 2023 migliorerà, per il 36% peggiorerà e per il 43% resterà stabile. A condizionare l’opinione delle imprese, anche le scelte e i cambiamenti normativi dei governi sul Superbonus 110%: solo per il 31% il blocco è positivo; è negativo per il 66%, mentre solo il 3% non esprime una valutazione. Particolarmente emblematico il fatto che solo il 17% delle imprese intervistate valuta con interesse lavori da realizzare a privati che beneficiano dei bonus edilizi, rispetto ad un 83%che ne dà un giudizio negativo. Inoltre, per il 58% delle aziende i ritardi dei pagamenti e i crediti incagliati stanno rallentando i piani di crescita rispetto ad un 42% che crede il contrario.
Sicuramente, il susseguirsi di incertezze e di speranze che ha animato il dibattito nei primi mesi dell'anno intorno alla questione del Superbonus e della cessione dei crediti ha evidentemente spaventato le famiglie e frenato la domanda, anche a causa del forte aumento del costo del credito per l'acquisto di abitazioni e per finanziare i lavori edili.
Si potrebbe trattare di una pausa temporanea, visto che le valutazioni sugli ordini e sui piani di produzione sono in miglioramento per il trimestre primaverile. "Tuttavia, bisogna anche tenere conto che sul "nuovo" le difficoltà sono destinate a rimanere almeno per il resto dell'anno, ovvero fino a quando il costo del credito per le famiglie e le imprese non scenderà. Tenuto conto delle prospettive di crescita dei tassi BCE anche nei prossimi mesi, difficilmente il mercato potrà ripartire in maniera vivace prima di uno o forse anche due anni".
Il PNRR
Si tratta di temi su cui Pelazzi chiede interventi del Governo e del Parlamento. “Queste condizioni,- spiega Pelazzi- come abbiamo ampiamente preannunciato nei mesi scorsi, non potevano non portare ad un freno nella dinamica dell’attività, che speriamo sia temporaneo. La spinta potrebbe arrivare solo dalla realizzazione dei lavori del PNRR sulla cui piena realizzazione, stando ad alcune dichiarazioni, aleggia molta incertezza”.
IL PNRR potrà avere un effetto molto forte sul settore delle costruzioni. Stando alle valutazioni originarie, secondo stime Ance-Confindustria, l’impatto è di circa 108 miliardi di euro (sui 222 totali), di cui 42,9 miliardi per i progetti in essere e 65,1 per nuovi progetti. Numeri, che secondo Pelazzi, ora andranno aggiornati tenendo conto delle possibili rimodulazioni.
L'attuazione del Piano presenta per le imprese molte criticità all’orizzonte e i rischi che si perda un’occasione straordinaria sono elevati: il 61% di esse dichiara infatti che non ci sono le condizioni per poter realizzare i lavori infrastrutturali e di costruzioni previsti mentre solo il 39% si dichiara ottimista.
Quelle che esprimono un giudizio negativo sono le imprese che hanno partecipato a gare pubbliche negli ultimi mesi. “Ci troviamo di fronte ad una grande occasione per l’Italia che rischiamo di non sfruttare adeguatamente e che sta mostrando alcune criticità sistematiche che rallentano la realizzazione di opere pubbliche e impattano anche sulla crescita economica del Paese” - continua Pelazzi.
Speranze arrivano però dal nuovo Codice degli Appalti, che per il 63% delle imprese potrebbe rendere più veloce la realizzazione delle opere rispetto ad un 37% che pensa il contrario.
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