Sicurezza sismica delle scuole, l’allarme di ISI
L’Associazione Ingegneria Sismica Italiana: solo il 7% degli edifici nazionali progettati secondo la normativa antisismica
La recente presentazione del XX Rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” di Cittadinanzattiva ha messo in evidenza dati allarmanti in relazione alla situazione di adeguamento o progettazione a norma sismica. Ed è su questi numeriche l’Associazione ISI – Ingegneria Sismica Italiana, ha voluto richiamare l’attenzione, ricordando che la prevenzione deve essere, concretamente, il principio che ispiri e regoli qualunque intervento.
Sicurezza sismica edifici scolastici: i dati
Nel rapporto si legge che solo il 7% degli edifici nazionali sono progettati secondo la normativa antisismica, con un quadro disomogeneo sul territorio nazionale, composto da Regioni più virtuose rispetto ad altre che hanno un notevole divario da recuperare.
Riprendendo i dati Open Data MIUR – Anagrafe Nazionale Edilizia Scolastica elaborati da Soluxioni S.r.l, lo studio evidenzia che sono 11 le regioni che hanno Comuni in zona 1, ossia ad elevato rischio sismico, ma tutte, ad eccezione della Sardegna, hanno Comuni e scuole in zona 2 (rischio medio-elevato). Sono ben 4,3 milioni i bambini e i ragazzi che risiedono in queste due zone, ma sono soltanto il 2% gli edifici migliorati e adeguati sismicamente, mentre quelli progettati secondo la normativa antisismica sono 2.740, il 7% del totale.
Le percentuali hanno delle oscillazioni molto forti: i risultati migliori si registrano nel Friuli Venezia Giulia (28%), in Umbria (23%), Marche (17%), Molise e Toscana (12%), Veneto (10%), mentre percentuali bassissime sono quelle della Campania (1%), del Lazio (2%), della Liguria e della Lombardia (3%).
L'allarme di ISI
Sull’argomento, ISI fa notare che l’edilizia scolastica, e quella pubblica in generale, seguono le stesse dinamiche e lo stesso andamento storico degli sviluppi sociali e legislativi a scala territoriale. La prima normativa antisismica nazionale è la legge n. 64/1974, adottata dalle Regioni ben 10 anni dopo, quando già buona parte degli edifici scolastici era sta già stata costruita.
E se risale al 2003 l’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3274, recante l’obbligo di verificare la sicurezza entro 5 anni di tutti gli edifici rilevanti e strategici, scuole incluse, il numero di verifiche effettuate fino a oggi è dipeso dalla sensibilità dell’ente sul tema, dalla conoscenza della materia e delle responsabilità connesse e, naturalmente, dalle disponibilità economiche. Oltretutto le continue proroghe sull’obbligo hanno favorito un rinvio dell’adempimento da parte di molte amministrazioni.
Una situazione, ribadisce ISI, decisamente critica “considerando che le scuole, per legge, dovrebbero essere più sicure rispetto alle abitazioni degli studenti stessi, rappresentando un luogo di aggregazione, rifugio ed eventualmente essere utilizzate anche per finalità di Protezione Civile”.
Tante le soluzioni possibili per il futuro: complici anche una serie di eventi drammatici, la sensibilità di enti gestori e società è molto aumentata; inoltre il nodo delle risorse disponibili, per quanto ancora presente, potrebbe nel breve periodo essere superata utilizzando fondi del PNRR. Risorse che potrebbero essere sfruttate in maniera differente: “Sono state destinate grandi cifre per l’istruzione, puntando all’innovazione tecnologica, alla didattica 2.0, ai laboratori. Non dimentichiamoci che il preziosissimo contenuto, ancorché innovativo, è inserito in un contenitore che invece, nella maggior parte dei casi, è obsoleto”.
Ed è sulla sua trasformazione che invece bisogna agire, e in fretta.
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