APPUNTAMENTO IN PARLAMENTO
Dopo l’approvazione al Consiglio dei Ministri dell’1 dicembre scorso e prima delle decisioni parlamentari, il testo del ddl Mastella è atteso, tra le polemic...
Dopo l’approvazione al Consiglio dei Ministri dell’1 dicembre
scorso e prima delle decisioni parlamentari, il testo del ddl
Mastella è atteso, tra le polemiche dei diversi attori, alla
commissione di giustizia del Parlamento, da cui ne uscirà,
probabilmente, una versione unificata che terrà conto delle
proposte di legge presentate dai parlamentari.
Nonostante le polemiche, il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha ribadito che il disegno di legge non rappresenta una ghigliottina per gli ordini professionali per assimilarli a forme di associazione, ma un punto di svolta che, prendendo spunto dai modelli europei, progetta una modernizzazione che cercherà di comprendere sia gli ordini che le associazioni.
Mastella ha, inoltre, sottolineato, giustificando così la mancata risposta alle richieste dei maggiori rappresentanti del mondo delle professioni, che il Governo non vuole eliminare gli ordini ma i loro membri non possono rimanere dell’idea che l’unica legge che disciplina la loro professione risale a trent’anni fa.
Nonostante le precisazioni del Ministro Mastella, è bene chiarire che la polemica principale non è stata scatenata contro i contenuti della riforma, bensì sui metodi di conduzione che hanno portato alle sue diverse revisioni.
I professionisti lamentano, infatti, di non essere stati presi in considerazione nella formulazione di una riforma necessaria quanto mai fondamentale per una regolamentazione ragionata del mondo delle professioni.
Inoltre, il testo del ddl approvato al Consiglio dei Ministri risulta avere poco in comune con la bozza che è stata presentata agli ordini professionali. Come dichiarato da Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, la bozza inviata ai professionisti, pur non essendo pienamente condivisibile, poteva essere un buon punto di partenza per la modifica in Parlamento, mentre, dopo gli ulteriori appesantimenti, gli unici significati riconosciuti riflettono solamente sulla negatività della libera professione e sullo smantellamento del sistema ordinistico.
Il dato di fatto è che la formulazione e successiva revisione del ddl è avvenuta senza un vero e proprio, nonché costruttivo, confronto con gli ordini professionali che sono stati chiamati tre volte al ministero di giustizia, non per la concertazione tanto attesa, ma solo per prendere atto delle decisioni prese. La dimostrazione è che degli emendamenti presentati da Raffele Sirica Presidente del CUP, Comitato che riunisce Ordini e Collegi, non ne è stato preso in considerazione neanche uno.
Pier Luigi Mantini, relatore alla Camera dell’Ulivo, ha annunciato che proporrà delle modifiche al ddl messo a punto da Mastella, al fine di precisare meglio le nuove professioni e chiarire le attività soggette a riserva e i modelli societari ammessi.
Nel complesso, Mantini ammette che pur essendo obiettivamente troppe le deleghe, il lavoro fatto da Mastella è equilibrato e degno di molta attenzione. Inoltre, secondo Mantini, il timore di uno smantellamento degli ordini è del tutto infondato e ingiustificato, in quanto prevedere un accorpamento degli ordini omogenei non significa eliminarli, ma rafforzarli; fa riferimento, ad esempio, a un’associazione tra geometri, periti industriali e periti agrari, per creare un forte ordine delle professioni tecniche.
Di altra opinione è Maria Grazia Siliquini, responsabile delle professioni di Alleanza nazionale, che promette battaglia a quella che viene definita come “proposta-mostro”. La Siliquini avverte che, se il ddl non verrà integrato col le proposte dell’opposizione, la battaglia in Parlamento sarà tale da renderne impraticabile l’approvazione.
Nessuna certezza è il leit motive di questo Governo e di riflesso anche della Riforma delle Professioni, che allo stato attuale è stata revisionata più e più volte, ma che come risultato finale ha una forte somiglianza ai principi cari al Ministro Bersani (quindi alla prima versione del ddl) che non ha mai passato il vaglio dei Presidenti dei Consigli Nazionali.
La vera preoccupazione è che l’eccesso di delega, i continui cambiamenti e la mancata concertazione con il mondo delle Professioni, nasconda dei principi volti ad eliminare il lavoro intellettuale della libera professione, che pur non subendo modificazioni e regolamentazioni da oltre 30 anni, è sempre stata il fiore all’occhiello dell’Italia in Europa e nel mondo.
Nonostante le polemiche, il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha ribadito che il disegno di legge non rappresenta una ghigliottina per gli ordini professionali per assimilarli a forme di associazione, ma un punto di svolta che, prendendo spunto dai modelli europei, progetta una modernizzazione che cercherà di comprendere sia gli ordini che le associazioni.
Mastella ha, inoltre, sottolineato, giustificando così la mancata risposta alle richieste dei maggiori rappresentanti del mondo delle professioni, che il Governo non vuole eliminare gli ordini ma i loro membri non possono rimanere dell’idea che l’unica legge che disciplina la loro professione risale a trent’anni fa.
Nonostante le precisazioni del Ministro Mastella, è bene chiarire che la polemica principale non è stata scatenata contro i contenuti della riforma, bensì sui metodi di conduzione che hanno portato alle sue diverse revisioni.
I professionisti lamentano, infatti, di non essere stati presi in considerazione nella formulazione di una riforma necessaria quanto mai fondamentale per una regolamentazione ragionata del mondo delle professioni.
Inoltre, il testo del ddl approvato al Consiglio dei Ministri risulta avere poco in comune con la bozza che è stata presentata agli ordini professionali. Come dichiarato da Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, la bozza inviata ai professionisti, pur non essendo pienamente condivisibile, poteva essere un buon punto di partenza per la modifica in Parlamento, mentre, dopo gli ulteriori appesantimenti, gli unici significati riconosciuti riflettono solamente sulla negatività della libera professione e sullo smantellamento del sistema ordinistico.
Il dato di fatto è che la formulazione e successiva revisione del ddl è avvenuta senza un vero e proprio, nonché costruttivo, confronto con gli ordini professionali che sono stati chiamati tre volte al ministero di giustizia, non per la concertazione tanto attesa, ma solo per prendere atto delle decisioni prese. La dimostrazione è che degli emendamenti presentati da Raffele Sirica Presidente del CUP, Comitato che riunisce Ordini e Collegi, non ne è stato preso in considerazione neanche uno.
Pier Luigi Mantini, relatore alla Camera dell’Ulivo, ha annunciato che proporrà delle modifiche al ddl messo a punto da Mastella, al fine di precisare meglio le nuove professioni e chiarire le attività soggette a riserva e i modelli societari ammessi.
Nel complesso, Mantini ammette che pur essendo obiettivamente troppe le deleghe, il lavoro fatto da Mastella è equilibrato e degno di molta attenzione. Inoltre, secondo Mantini, il timore di uno smantellamento degli ordini è del tutto infondato e ingiustificato, in quanto prevedere un accorpamento degli ordini omogenei non significa eliminarli, ma rafforzarli; fa riferimento, ad esempio, a un’associazione tra geometri, periti industriali e periti agrari, per creare un forte ordine delle professioni tecniche.
Di altra opinione è Maria Grazia Siliquini, responsabile delle professioni di Alleanza nazionale, che promette battaglia a quella che viene definita come “proposta-mostro”. La Siliquini avverte che, se il ddl non verrà integrato col le proposte dell’opposizione, la battaglia in Parlamento sarà tale da renderne impraticabile l’approvazione.
Nessuna certezza è il leit motive di questo Governo e di riflesso anche della Riforma delle Professioni, che allo stato attuale è stata revisionata più e più volte, ma che come risultato finale ha una forte somiglianza ai principi cari al Ministro Bersani (quindi alla prima versione del ddl) che non ha mai passato il vaglio dei Presidenti dei Consigli Nazionali.
La vera preoccupazione è che l’eccesso di delega, i continui cambiamenti e la mancata concertazione con il mondo delle Professioni, nasconda dei principi volti ad eliminare il lavoro intellettuale della libera professione, che pur non subendo modificazioni e regolamentazioni da oltre 30 anni, è sempre stata il fiore all’occhiello dell’Italia in Europa e nel mondo.
A cura di Gianluca
Oreto
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