Urbanistica, serve un Regolamento edilizio prestazionale unico
"Un regolamento edilizio prestazionale unico e la presenza dei professionisti di area tecnica nei processi decisionali di vincolo, inseriti in un processo di...
"Un regolamento edilizio prestazionale unico e la presenza dei
professionisti di area tecnica nei processi decisionali di vincolo,
inseriti in un processo di piena condivisione tra amministrazione e
comunità locali". Queste, in sintesi, le proposte del
Consiglio Nazionale degli Ingegneri avanzate per voce del
Presidente Armando Zambrano durante il convegno "Il Piano
territoriale paesaggistico", tenutosi lo scorso 17 gennaio.
"Una burocrazia invadente, caratterizzata da sovrapposizione delle competenze, conflittualità degli enti e difficoltosa applicazione delle norme - ha spiegato il presidente Zambrano - criticità proprie dell'urbanistica, spesso producono l'allontanamento degli investimenti, soprattutto stranieri, dal Paese. Riteniamo che i professionisti di area tecnica abbiano tutti requisiti, culturali ed etici, per essere sussidiari allo Stato, assumendosi le piene responsabilità alla conformazione alle leggi di questi provvedimenti".
Per la risoluzione di queste problematiche il presidente Zambrano ha parlato di uno strumento indispensabile: il regolamento edilizio prestazionale, "capace di utilizzare al meglio i nuovi e moderni strumenti di adeguamento antisismico, risparmio energetico e di rifacimento degli impianti senza entrare in conflitto con le complicazioni burocratiche".
Un altro strumento individuato dal CNI per lo sviluppo del territorio è costituito dalle pratiche di riuso dei centri storici: "Ci sono norme che paradossalmente impediscono il riutilizzo delle costruzioni a causa dei vincoli ai cambi di destinazione o per il loro costo eccessivo rispetto alle possibilità dei cittadini". Zambrano ha affermato che sostenibilità ambientale ed economica possono coesistere solo se si punta su una concezione del quadro paesaggistico imperniata sul principio di condivisione: "E' esclusivamente recependo le istanze della popolazione, coniugando la volontà delle amministrazioni con quelle delle comunità locali e delle categorie economiche e professionali che il territorio potrà realmente essere tutelato, e questo non sempre coincide con il vincolo. E' opportuno definire limiti rigorosi, ma anche lasciare margini a quelle azioni di risanamento o abbellimento in grado di far vivere e non sopravvivere un'area". D qui la richiesta di rendere obbligatoria la consultazione dei professionisti di area tecnica da parte delle stesse Soprintendenze, prima di emettere le proprie decisioni e definire i criteri di vincolo.
D'accordo sui concetti espressi dal presidente Zambrano è anche il presidente del CeNSU (Centro Nazionale Studi Urbanistici) Maurizio Tira. "E' necessario definire anche delle scale prioritarie e gerarchiche di tutela. Si è rivelato infatti infondato il concetto secondo cui per rendere efficace questa pratica vada tutelato tutto. E' bene che le amministrazioni scelgano ciò che va blindato al 100% e quindi posto a vincolo, e ciò su cui sia possibile prevedere margini di azione, diventando, almeno parzialmente, trasformabile. La crescita italiana si basa anche su questo equilibrio".
"Una burocrazia invadente, caratterizzata da sovrapposizione delle competenze, conflittualità degli enti e difficoltosa applicazione delle norme - ha spiegato il presidente Zambrano - criticità proprie dell'urbanistica, spesso producono l'allontanamento degli investimenti, soprattutto stranieri, dal Paese. Riteniamo che i professionisti di area tecnica abbiano tutti requisiti, culturali ed etici, per essere sussidiari allo Stato, assumendosi le piene responsabilità alla conformazione alle leggi di questi provvedimenti".
Per la risoluzione di queste problematiche il presidente Zambrano ha parlato di uno strumento indispensabile: il regolamento edilizio prestazionale, "capace di utilizzare al meglio i nuovi e moderni strumenti di adeguamento antisismico, risparmio energetico e di rifacimento degli impianti senza entrare in conflitto con le complicazioni burocratiche".
Un altro strumento individuato dal CNI per lo sviluppo del territorio è costituito dalle pratiche di riuso dei centri storici: "Ci sono norme che paradossalmente impediscono il riutilizzo delle costruzioni a causa dei vincoli ai cambi di destinazione o per il loro costo eccessivo rispetto alle possibilità dei cittadini". Zambrano ha affermato che sostenibilità ambientale ed economica possono coesistere solo se si punta su una concezione del quadro paesaggistico imperniata sul principio di condivisione: "E' esclusivamente recependo le istanze della popolazione, coniugando la volontà delle amministrazioni con quelle delle comunità locali e delle categorie economiche e professionali che il territorio potrà realmente essere tutelato, e questo non sempre coincide con il vincolo. E' opportuno definire limiti rigorosi, ma anche lasciare margini a quelle azioni di risanamento o abbellimento in grado di far vivere e non sopravvivere un'area". D qui la richiesta di rendere obbligatoria la consultazione dei professionisti di area tecnica da parte delle stesse Soprintendenze, prima di emettere le proprie decisioni e definire i criteri di vincolo.
D'accordo sui concetti espressi dal presidente Zambrano è anche il presidente del CeNSU (Centro Nazionale Studi Urbanistici) Maurizio Tira. "E' necessario definire anche delle scale prioritarie e gerarchiche di tutela. Si è rivelato infatti infondato il concetto secondo cui per rendere efficace questa pratica vada tutelato tutto. E' bene che le amministrazioni scelgano ciò che va blindato al 100% e quindi posto a vincolo, e ciò su cui sia possibile prevedere margini di azione, diventando, almeno parzialmente, trasformabile. La crescita italiana si basa anche su questo equilibrio".
A cura di Gabriele
Bivona
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