Lavori Pubblici: le proposte della Rete delle Professioni Tecniche
Nonostante la recente pubblicazione delle tre nuove direttive europee relative agli appalti pubblici, settori esclusi e la nuovissima direttiva concessioni, ...
Nonostante la recente pubblicazione delle tre nuove direttive
europee relative agli appalti pubblici, settori esclusi e la
nuovissima direttiva concessioni, e l'obbligo di recepimento per
gli Stati membri entro il 17 aprile 2016, in Italia c'è chi parla
ancora di nuove modifiche al Codice dei contratti (D.Lgs. n.
163/2006) e al suo Regolamento di attuazione (D.P.R. n.
207/2010).
Nonostante sia lapalissiano che l'attuale impianto normativo sui lavori pubblici contenga numerose e spesso volute (ma non vorrei pensare troppo male) falle (le continue modifiche susseguitesi negli anni ne sono la prova lampante), è pur vero che, probabilmente, sia il caso di cominciare a pensare ad un nuovo testo unico che, recependo le direttive comunitaria e sulla scorta dell'esperienza degli ultimi 20 anni (dalla legge n. 109 del 1994), eviti all'Italia (si spera) non solo di incorrere in nuove infrazioni, ma soprattutto di avere nelle mani qualcosa che funzioni.
Tralasciando questo mio ragionamento, si è svolto ieri a Roma un evento, tanto atteso da Architetti e Ingegneri dal quale hanno potuto ottenere 4 utilissimi crediti formativi per la loro attività professionale, dal titolo Aprire il Mercato dei Lavori Pubblici: le proposte della Rete delle Professioni Tecniche a cui ha partecipato la Rete Nazionale delle Professioni dell'Area Tecnica e Scientifica che raggruppa 9 professioni ordinistiche: Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori; Chimici; Dottori Agronomi e Dottori Forestali; Geologi; Geometri, Ingegneri; Periti Agrari; Periti industriali; Tecnologi alimentari, in rappresentanza di oltre 600.000 professionisti), e da cui sono scaturite alcune proposte di modifica del Decreto Legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e del Decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207.
Il documento di sintesi della giornata ha evidenziato la compromissione dell'attuale quadro normativo sui lavori pubblici, causata dalle innumerevoli modifiche che si sono sovrapposte nel corso degli anni, e che non garantirebbe più quei principi di qualità, accessibilità, trasparenza ed economicità che dovrebbero essere i cardini sui quali fondare uno dei settori più importanti della nostra economia.
Auspicando una generale revisione della normativa, in relazione al recepimento delle Direttive Europee, la Rete delle Professioni Tecniche ha redatto un documento (allegato), che individua una serie di correttivi per superare le storture più evidenti del Codice dei Contratti e del Regolamento di attuazione e per avviare il processo di allineamento della normativa nazionale alla nuova direttiva appalti.
In sintesi, il documento condiviso dalla rete individua i seguenti obiettivi:
Il commento del CNAPPC
"Il mercato dei lavori pubblici è chiuso da anacronistiche regole discriminatorie che impediscono alla pressoché totalità dei giovani architetti - oltre che alla grande maggioranza degli studi professionali di piccole e medie dimensioni - di accedervi. Chiediamo un intervento urgente dell'Antitrust volto a superare queste distorsioni che, oltre tutto, aggravano la già pesantissima crisi che, da anni, si è abbattuta sul settore".
Queste le parole di Rino La Mendola, Vice Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti e responsabile del Dipartimento dei Lavori Pubblici.
"L'accesso al mercato dei Lavori pubblici - sottolinea La Mendola - è attualmente sbarrato per gli effetti determinati dall'art. 263 del Regolamento di attuazione del Codice dei Contratti sul quale gli architetti italiani hanno già chiesto l'intervento dell'Autorità del Garante della Concorrenza per una radicale modifica. Questo articolo prevede che le stazioni appaltanti, redigendo il bando per gli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria, fissino tra i requisiti tecnico-economici necessari per partecipare alla gara, non solo il fatturato che il concorrente deve dimostrare di avere maturato negli ultimi 5 anni (da due a quattro volte l'importo del servizio oggetto della gara), ma anche il personale tecnico (dipendenti o consulenti stabili) di cui il concorrente deve dimostrare di avere fruito negli ultimi tre anni (da due a tre volte il numero stimato nel bando)".
"Si tratta, come è evidente, di una discriminazione gravissima perché la crisi economica, che negli ultimi anni ha colpito con particolare durezza il settore dei lavori pubblici, impedisce, di fatto, alla stragrande maggioranza dei professionisti di conseguire o di conservare il possesso di tali requisiti, restringendo il mercato, con queste regole anacronisticamente discriminatorie, ad un numero molto limitato di soggetti".
"I dati parlano da soli: secondo i dati raccolti a seguito del monitoraggio dell'Agenzia delle Entrate per l'applicazione degli studi di settore, nel 2011 - ultimo dato disponibile - solo l'1,4,% dei professionisti dell'area tecnica hanno fruito di collaboratori (addetti) per un numero superiore a 5. Questo significa che in una gara, per la quale la stazione appaltante fissi un numero di "addetti" superiore a 5 (requisito chiesto in più del 90% delle gare bandite sul territorio nazionale), si registra di fatto una chiusura del mercato dei lavori pubblici pari al 98,6%".
"Sono queste - conclude La Mendola - le motivazioni che hanno spinto i Consigli Nazionali delle Professioni Tecniche a chiedere un intervento dell'Autorità Garante della Concorrenza affinché rimuova questo elemento di grave limitazione del libero mercato".
Entrando nel dettaglio, sono state proposte le modifiche ai seguenti articoli. Modifiche al D.Lgs. n. 163/2006
Modifiche al D.P.R. n. 207/2010
In allegato il documento con tutte le modifiche richieste.
Nonostante sia lapalissiano che l'attuale impianto normativo sui lavori pubblici contenga numerose e spesso volute (ma non vorrei pensare troppo male) falle (le continue modifiche susseguitesi negli anni ne sono la prova lampante), è pur vero che, probabilmente, sia il caso di cominciare a pensare ad un nuovo testo unico che, recependo le direttive comunitaria e sulla scorta dell'esperienza degli ultimi 20 anni (dalla legge n. 109 del 1994), eviti all'Italia (si spera) non solo di incorrere in nuove infrazioni, ma soprattutto di avere nelle mani qualcosa che funzioni.
Tralasciando questo mio ragionamento, si è svolto ieri a Roma un evento, tanto atteso da Architetti e Ingegneri dal quale hanno potuto ottenere 4 utilissimi crediti formativi per la loro attività professionale, dal titolo Aprire il Mercato dei Lavori Pubblici: le proposte della Rete delle Professioni Tecniche a cui ha partecipato la Rete Nazionale delle Professioni dell'Area Tecnica e Scientifica che raggruppa 9 professioni ordinistiche: Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori; Chimici; Dottori Agronomi e Dottori Forestali; Geologi; Geometri, Ingegneri; Periti Agrari; Periti industriali; Tecnologi alimentari, in rappresentanza di oltre 600.000 professionisti), e da cui sono scaturite alcune proposte di modifica del Decreto Legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e del Decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207.
Il documento di sintesi della giornata ha evidenziato la compromissione dell'attuale quadro normativo sui lavori pubblici, causata dalle innumerevoli modifiche che si sono sovrapposte nel corso degli anni, e che non garantirebbe più quei principi di qualità, accessibilità, trasparenza ed economicità che dovrebbero essere i cardini sui quali fondare uno dei settori più importanti della nostra economia.
Auspicando una generale revisione della normativa, in relazione al recepimento delle Direttive Europee, la Rete delle Professioni Tecniche ha redatto un documento (allegato), che individua una serie di correttivi per superare le storture più evidenti del Codice dei Contratti e del Regolamento di attuazione e per avviare il processo di allineamento della normativa nazionale alla nuova direttiva appalti.
In sintesi, il documento condiviso dalla rete individua i seguenti obiettivi:
- aprire il mercato dei lavori pubblici, rimuovendo le regole attuali che impediscono l'accesso alle gare ai giovani ed ai meno giovani che non siano comunque in possesso di strutture professionali di notevoli dimensioni, con un numero notevole di dipendenti e con rilevanti fatturati;
- promuovere un più facile affidamento dei servizi di architettura e ingegneria ai liberi professionisti, rilanciando il fondo di rotazione per l'attingimento delle risorse;
- garantire maggiore qualità delle prestazioni professionali, riducendo i ribassi eccessivi negli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria con la procedura del prezzo più basso, introducendo lo scarto automatico dell'offerta anomala ed ampliando, contestualmente, il numero degli operatori economici invitati ( almeno 10), al fine di rispettare gli orientamenti comunitari;
- regolamentare in modo più chiaro ed efficace ruoli e diritti del professionista negli appalti integrati;
- rilanciare il concorso di progettazione;
- garantire maggiore trasparenza nelle gare per l'affidamento di servizi di architettura e ingegneria con procedure di selezione quali l'offerta economicamente più vantaggiosa o lo stesso concorso di progettazione, puntando su giurie miste (stazione appaltante/professionisti), individuate a seguito di pubblico sorteggio.
Il commento del CNAPPC
"Il mercato dei lavori pubblici è chiuso da anacronistiche regole discriminatorie che impediscono alla pressoché totalità dei giovani architetti - oltre che alla grande maggioranza degli studi professionali di piccole e medie dimensioni - di accedervi. Chiediamo un intervento urgente dell'Antitrust volto a superare queste distorsioni che, oltre tutto, aggravano la già pesantissima crisi che, da anni, si è abbattuta sul settore".
Queste le parole di Rino La Mendola, Vice Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti e responsabile del Dipartimento dei Lavori Pubblici.
"L'accesso al mercato dei Lavori pubblici - sottolinea La Mendola - è attualmente sbarrato per gli effetti determinati dall'art. 263 del Regolamento di attuazione del Codice dei Contratti sul quale gli architetti italiani hanno già chiesto l'intervento dell'Autorità del Garante della Concorrenza per una radicale modifica. Questo articolo prevede che le stazioni appaltanti, redigendo il bando per gli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria, fissino tra i requisiti tecnico-economici necessari per partecipare alla gara, non solo il fatturato che il concorrente deve dimostrare di avere maturato negli ultimi 5 anni (da due a quattro volte l'importo del servizio oggetto della gara), ma anche il personale tecnico (dipendenti o consulenti stabili) di cui il concorrente deve dimostrare di avere fruito negli ultimi tre anni (da due a tre volte il numero stimato nel bando)".
"Si tratta, come è evidente, di una discriminazione gravissima perché la crisi economica, che negli ultimi anni ha colpito con particolare durezza il settore dei lavori pubblici, impedisce, di fatto, alla stragrande maggioranza dei professionisti di conseguire o di conservare il possesso di tali requisiti, restringendo il mercato, con queste regole anacronisticamente discriminatorie, ad un numero molto limitato di soggetti".
"I dati parlano da soli: secondo i dati raccolti a seguito del monitoraggio dell'Agenzia delle Entrate per l'applicazione degli studi di settore, nel 2011 - ultimo dato disponibile - solo l'1,4,% dei professionisti dell'area tecnica hanno fruito di collaboratori (addetti) per un numero superiore a 5. Questo significa che in una gara, per la quale la stazione appaltante fissi un numero di "addetti" superiore a 5 (requisito chiesto in più del 90% delle gare bandite sul territorio nazionale), si registra di fatto una chiusura del mercato dei lavori pubblici pari al 98,6%".
"Sono queste - conclude La Mendola - le motivazioni che hanno spinto i Consigli Nazionali delle Professioni Tecniche a chiedere un intervento dell'Autorità Garante della Concorrenza affinché rimuova questo elemento di grave limitazione del libero mercato".
Entrando nel dettaglio, sono state proposte le modifiche ai seguenti articoli. Modifiche al D.Lgs. n. 163/2006
- Art. 53 Tipologia e oggetto dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture
- Art. 84 Commissione giudicatrice nel caso di aggiudicazione con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa
- Art. 90 Progettazione interna ed esterna alle amministrazioni aggiudicatrici in materia di lavori pubblici
- Art. 91 Procedure di affidamento
- Art. 99 Ambito di applicazione e oggetto
- Art. 108 Concorso di idee
- Art. 110 Concorsi sotto soglia
Modifiche al D.P.R. n. 207/2010
- Art. 47 Verifica attraverso strutture tecniche della stazione appaltante
- Art. 48 Verifica attraverso strutture tecniche esterne alla stazione appaltante
- Art. 120 Offerta economicamente più vantaggiosa Commissione giudicatrice
- Art. 263 Requisiti di partecipazione
- Art. 267 Affidamento dei servizi di importo inferiore a 100.000 euro
In allegato il documento con tutte le modifiche richieste.
A cura di Ilenia
Cicirello
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Documenti Allegati
Documento RPT Direttiva CE appalti Direttiva CE settori esclusi Direttiva CE concessioni