Nuovo libretto di impianto: altro passo verso la sostenibilità o ulteriore onere burocratico?

È in vigore dall'1 giugno 2014 il D.M. 10 febbraio 2014 che stabilisce l'obbligo di libretto per tutti gli impianti di climatizzazione, riscaldamento e per l...

05/06/2014
È in vigore dall'1 giugno 2014 il D.M. 10 febbraio 2014 che stabilisce l'obbligo di libretto per tutti gli impianti di climatizzazione, riscaldamento e per le caldaie, compresi tutti i modelli installati precedentemente all'entrata in vigore del decreto. Un ulteriore passo verso l'armonizzazione con la normativa europea, percepito però da proprietari, inquilini e amministratori di condominio come l'ennesimo onere imposto dalla UE, considerando che la sanzione prevista per l'eventuale inottemperanza va da 500 a 3.000 euro. Una cifra che sale vertiginosamente per gli operatori incaricati che non provvedono alla compilazione del rapporto di controllo tecnico: in questo caso la multa è compresa tra i 1.000 ai 6.000 euro.

Nel decreto sono indicati sia il Modello di libretto di impianto per la climatizzazione che i Modelli di rapporto di efficienza energetica per gli interventi di controllo e manutenzione su impianti termici di climatizzazione invernale di potenza utile nominale maggiore di 10 kW e di climatizzazione estiva di potenza utile nominale maggiore di 12 kW, con o senza produzione di acqua calda. Tale rapporto non è previsto come obbligatorio per gli impianti termici alimentati esclusivamente con fonti rinnovabili. Il nuovo libretto inoltre sostituisce e annulla la distinzione tra "libretto di impianto" e "libretto di centrale" di cui all'art. 11, comma 9 D.P.R. 412/1993.

Il libretto è uno strumento fondamentale da allegare all'attestato di prestazione energetica, che verrà aggiornato ad ogni intervento di installazione/manutenzione: viene quindi da pensare che se già le certificazioni energetiche erano viste come un inutile esborso economico e un dovere burocratico a cui rassegnarsi - soprattutto nel caso di compravendita o di locazione - adesso questo doppio passaggio, in barba alla semplificazione amministrativa, è destinato a riaccendere le polemiche sull'obbligo di rilascio dell'APE stesso.

Del resto, una colpa si deve riconoscere all'Europa, e a cascata anche al nostro Paese: quella di non promuovere, accanto all'imposizione di un obbligo, una concreta cultura della sostenibilità. Gli ecobonus? Semplici sgravi fiscali visti come un vantaggio economico una tantum, fine a se stesso. L'APE e i libretti di impianto? Documentazioni inutili. È così che nasce quel sentimento di ostilità verso tutto ciò che viene da Bruxelles. Posto ormai come dato di fatto che le nuove costruzioni debbano necessariamente rispettare criteri a basso impatto, nessun attore del mercato immobiliare riesce a considerare tutti questi elementi come strumenti che, se utilizzati in maniera corretta, permettono di ottenere un buon risparmio nei consumi, di vedere aumentare il valore del proprio immobile e soprattutto, di creare un impatto minore sull'ambiente. È davvero un peccato, perché, purtroppo o per fortuna, siamo sempre più dentro alla dinamiche dell'Europa. Sarebbe il caso di fare di necessità virtù e cominciare a guardare in modo diverso a queste disposizioni, e auspicare che nel mercato attuale, immobili rimangano solo gli edifici.

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