Sblocca Italia ed emendamento lavori privati: Dura presa di posizione di Oice e Ancpl LegaCoop
Dopo la bocciatura da parte della VIII Commissione della Camera dei Deputati dell’emendamento 17.196 presentato dal Governo al Decreto Sblocca Italia che pun...
Dopo la bocciatura da parte della VIII Commissione della Camera dei
Deputati dell’emendamento 17.196 presentato dal Governo al
Decreto Sblocca Italia che puntava ad aprire alle società di
ingegneria anche il mercato dei lavori privati, non si è fatta
attendere la replica dell’Oice che in un comunicato stampa
congiunto con la Ancpl LegaCoop interviene sull’argomento
precisando quanto segue: “Per l’OICE, l’Associazione delle
società di ingegneria aderente a Confindustria e per
l’ANCPL-Legacoop, l’inammissibilità dell’emendamento al
decreto-legge Sblocca Italia, che il Governo aveva proposto per
meglio chiarire e per ribadire l’efficacia dei contratti privati
delle società di ingegneria a decorrere dal 1997, non tocca in
alcun modo un dato incontrovertibile: da 16 anni i contratti
privati delle società di ingegneria e delle cooperative sono
legittimi. L’operatività delle società di ingegneria nel privato è
infatti garantita dalla abrogazione del divieto a svolgere attività
professionale in forma di società di cui all’articolo 2 della legge
1815/39 avvenuta nel 1997, nonché da 16 anni di sentenze della
Cassazione e della giurisprudenza di merito ed è confermata nei
fatti dai dati delle nostre rilevazioni annuali che registrano una
quota pari al 40% del fatturato italiano prodotto per committenti
privati, in tutti i settori, dai servizi, all’edilizia,
all’impiantistica”.
In riferimento, poi, alle voci di consenso da parte dei Consigli nazionali delle professioni tecniche ed in particolare della Rete delle professioni tecniche, nel comunicato viene precisato che: “La vergognosa e inaccettabile campagna di controinformazione dei presidenti degli Consigli nazionali degli ingegneri e degli architetti e di tutta la Rete delle professioni tecniche, che hanno utilizzato questa vicenda per porre un problema che non esiste, cioè quello del riassetto di regole che funzionano da venti anni chiedendo di riaprire tavoli chiusi all'epoca, la dice lunga sulla loro visione anticoncorrenziale e corporativa: la realtà è che non si danno pace per un flop come quello della legge 183, di cui per le professioni tecniche nessuno, se non loro, sentiva il bisogno. Si comprende che ancora brucia sulla pelle dei vertici di Cnappc, CNI e Rtp il fatto che sia stato il Governo a farsi carico di una semplice necessità di chiarezza, meno si comprende la finalità di gettare fango su società che danno lavoro a migliaia di giovani professionisti, usando le stesse argomentazioni fasciste che portarono nel 1939 al varo della legge razziale abrogata nel 1997 e millantando rischi di varia natura di cui sarà valutata nelle sedi competenti la portata”.
Il comunicato conclude che “L’emendamento del Governo avrebbe avuto semplicemente lo scopo di evitare contenziosi come quello della sentenza di dicembre del Tribunale di Torino.
Evidentemente non si è ben compreso - per dare retta alla malafede delle corporazioni professionali - che il rischio potrebbe essere quello di alimentare cause e contenziosi che danneggeranno oltre che le società e i professionisti che in esse lavorano, anche le Casse previdenziali.
Nell’auspicio che il Governo non si faccia intimidire da queste manovre, ci auguriamo che il Parlamento abbia ben compreso che l’irresponsabilità delle corporazioni ordinistiche è tale che, pur di coprire le proprie miopie, sono disposte a mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, di cui molti di giovani colleghi, costringendoli a cercare un'occupazione all'estero, guarda caso proprio con le strutture di ingegneria organizzate al pari delle nostre Società”.
Fonte: Comunicato congiunto OICE-ANCPL LEGACOOP
In riferimento, poi, alle voci di consenso da parte dei Consigli nazionali delle professioni tecniche ed in particolare della Rete delle professioni tecniche, nel comunicato viene precisato che: “La vergognosa e inaccettabile campagna di controinformazione dei presidenti degli Consigli nazionali degli ingegneri e degli architetti e di tutta la Rete delle professioni tecniche, che hanno utilizzato questa vicenda per porre un problema che non esiste, cioè quello del riassetto di regole che funzionano da venti anni chiedendo di riaprire tavoli chiusi all'epoca, la dice lunga sulla loro visione anticoncorrenziale e corporativa: la realtà è che non si danno pace per un flop come quello della legge 183, di cui per le professioni tecniche nessuno, se non loro, sentiva il bisogno. Si comprende che ancora brucia sulla pelle dei vertici di Cnappc, CNI e Rtp il fatto che sia stato il Governo a farsi carico di una semplice necessità di chiarezza, meno si comprende la finalità di gettare fango su società che danno lavoro a migliaia di giovani professionisti, usando le stesse argomentazioni fasciste che portarono nel 1939 al varo della legge razziale abrogata nel 1997 e millantando rischi di varia natura di cui sarà valutata nelle sedi competenti la portata”.
Il comunicato conclude che “L’emendamento del Governo avrebbe avuto semplicemente lo scopo di evitare contenziosi come quello della sentenza di dicembre del Tribunale di Torino.
Evidentemente non si è ben compreso - per dare retta alla malafede delle corporazioni professionali - che il rischio potrebbe essere quello di alimentare cause e contenziosi che danneggeranno oltre che le società e i professionisti che in esse lavorano, anche le Casse previdenziali.
Nell’auspicio che il Governo non si faccia intimidire da queste manovre, ci auguriamo che il Parlamento abbia ben compreso che l’irresponsabilità delle corporazioni ordinistiche è tale che, pur di coprire le proprie miopie, sono disposte a mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, di cui molti di giovani colleghi, costringendoli a cercare un'occupazione all'estero, guarda caso proprio con le strutture di ingegneria organizzate al pari delle nostre Società”.
Fonte: Comunicato congiunto OICE-ANCPL LEGACOOP
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