Professioni Tecniche: qual è il loro valore?

La crisi, l'enorme quantità di laureati in discipline tecniche e molte scelte scellerate di chi ha creduto nella liberalizzazione delle professioni, hanno co...

01/12/2014
La crisi, l'enorme quantità di laureati in discipline tecniche e molte scelte scellerate di chi ha creduto nella liberalizzazione delle professioni, hanno concorso a far sparire dall'enciclopedia di molti professionisti un concetto molto importante: il "valore della propria competenza".

Tale valore esula dal concetto di tariffa o di costo, che ne rappresentano solo una piccola parte, ma si riferisce al suo significato intrinseco e a quell'insieme di collegamenti che possiede, presenti e potenziali, che guardano oltre quello che normalmente denominiamo "prezzo di mercato". Purtroppo, però, gli ultimi 10 anni sono stati determinanti per generare in molti professionisti una vera e propria "ansia da prestazione tecnica", che si è aggravata con l'eliminazione dei minimi tariffari e che ha fatto dimenticare questa importante rappresentazione mentale.

La privazione del concetto di valore e l'ansia da prestazione hanno portato molti professionisti a pensare di poter competere all'interno del proprio mercato utilizzando esclusivamente la leva del prezzo. Nella redazione di un preventivo oggi non si prende più come riferimento un tariffario o comunque l'analisi del proprio costo industriale necessario per svolgere la prestazione, ma solo il prezzo di mercato. "I miei colleghi offrono 800, allora per competere io dovrò offrire di meno". Questa guerra senza esclusione di colpi, unitamente alla scarsa qualità che molti professionisti accompagnano a una prestazione sottopagata, ha generato due grossi problemi:
  1. il primo riguarda il professionista stesso che ormai vive la sua professione in modo assolutamente sottomesso e con l'ansia che la propria offerta possa andar bene a chi deve accettarla;
  2. il secondo riguarda i committenti (pubblici e privati) che sono ormai stati abituati a mercanteggiare sul prezzo di qualsiasi attività, neanche ci trovassimo al mercato ortofrutticolo.
Pochi giorni fa ho lanciato sui social l'hashtag #lecompetenzetecnichehannounvalore unitamente ad una piccola esortazione: "La sconfitta più grande delle professioni tecniche è stata quella di sottovalutare il proprio ruolo nella società. I professionisti dovrebbero contribuire allo sviluppo del mondo che li circonda e influenzare positivamente l'habitat in cui tutti vivono. La competenza tecnica ha un valore, non un costo o una tariffa e per farlo capire è arrivato il momento che i professionisti se ne convincano".

I commenti ricevuti sono stati molteplici. Molti hanno continuato a puntare il dito contro gli Ordini professionali, altri hanno inveito nei confronti dei colleghi o di altre professioni che avrebbero reso il mercato una giungla. Io la penso in modo leggermente diverso.

Personalmente ritengo che gli Ordini non abbiano alcuna colpa delle riforme che hanno mortificato le professioni, semplicemente perché non è loro il compito di tutelarle. L'unica colpa che mi sento di dare alle istituzioni ordinistiche si riferisce allo scarso controllo nei confronti di chi furbamente propone prestazioni ridicole a prezzi ridicoli rovinando irrimediabilmente la reputazione della categoria. In riferimento ai colleghi che rovinano il mercato, penso che chiunque di noi rifiuti di prestarsi al perverso gioco del ribasso debba solo essere fiero di sé stesso. Come ho già avuto modo di dire, i tempi sono duri per tutti e con la fierezza non ci facciamo mangiare i nostri figli, ma se TUTTI (e quindi cominciano noi i primi) cominciassimo a dare un valore a ciò che facciamo, magari col tempo la situazione potrebbe cambiare. Siamo arrivati a questo punto dopo un decennio di riforme e non è pensabile che le condizioni possano cambiare istantaneamente. E' necessario un processo di riforma culturale e morale della professione, prima ancora di pensare che qualsiasi tariffa, ente o Governo possa ridare dignità al nostro lavoro. Dobbiamo essere noi stessi gli artefici di questo processo, cominciando a credere di più nella nostra professione, non accettando compromessi o imposizioni, e denunciando qualsiasi attività illecita.



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