Riforma beni e attività culturali in vigore dall'11 dicembre 2014
La riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, cui è stato dato corso con il Decreto del Presidente del Consiglio dei M...
La riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività
culturali e del turismo, cui è stato dato corso con il Decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri 29 agosto 2014, n. 171 - (GU
n.274 del 25-11-2014 ), è in vigore dall'11 dicembre 2014.
Nel complesso la riforma, nel prevedere il taglio di 37 dirigenti nasce con il lodevole programma di integrare cultura e turismo, semplificare l'amministrazione periferica, valorizzare le arti e l'architettura contemporanee con particolare riferimento alle periferie rubane e per dare maggiore autonomia ai musei statali italiani.
Tra gli obiettivi principali (si legge nel comunicato del MIBACT a firma di Renzo De Simone): "La riforma riconosce il museo, finora semplice ufficio della Soprintendenza, come istituto dotato di un proprio bilancio e di un proprio statuto. … Viene creata, inoltre, una direzione generale per i musei con il compito di creare un sistema museale nazionale. 18 musei e 2 siti archeologici di rilevante interesse nazionale verranno poi affidati a dirigenti che potranno essere scelti tra interni o esterni all'amministrazione con un bando che, oltre a essere pubblicato con le consuete procedure, verrà divulgato sulle maggiori testate internazionali".
Sull'argomento ovviamente si sono già spesi fiumi di parole (e di italiche polemiche).
Di tutta la riforma questo è però l'argomento più sfidante.
I nuovi dirigenti dei musei e dei poli museali dovranno non solo creare un rapporto forte con le istituzioni locali, per rendere più appetibile l'offerta museale, ma dovranno confrontarsi con annose questioni organizzative che coinvolgono il modo di presentare le collezioni, quando renderle fruibili, come rendere l'operazione cultura complessivamente redditizia bilanciando i costi attraverso gli stanziamenti nazionali, i finanziamenti locali e comunitari e i rimborsi derivanti dalla vendita dei biglietti.
Non si dimentichi che la gestione dei costi legati al personale è uno dei temi annosi in cui si dibatte il Ministero; la forte componente sindacale che sostiene il personale di custodia condiziona pesantemente (attraverso la contrattazione decentrata) ognuna di queste scelte e solo dopo un adeguato periodo di sperimentazione dei nuovi organismi sarà possibile valutare l'effettivo impatto della riforma.
In tema di lavori pubblici, le nuove Soprintendenze (come già avveniva prima) avranno poteri di spesa limitati (limite di spesa 300.000,00 euro per i lavori e 100.000,00 euro per beni e servizi) e dovranno riferirsi al Segretariato Regionale per le funzioni di Stazione Appaltante.
Analogamente potranno fare i Poli museali regionali, i Musei, le Soprintendenze archivistiche, gli Archivi di Stato e le Biblioteche (limite di spesa 100.000,00 euro per lavori, beni e servizi).
A essere dotati di autonomia speciale invece " … saranno la Soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l'area archeologica di Roma, la Soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia, la Galleria Borghese, la Galleria degli Uffizi, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, le Gallerie dell'Accademia di Venezia, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, la Reggia di Caserta, la Galleria dell'Accademia di Firenze, la Galleria Estense di Modena, la Galleria Nazionale d'arte antica di Roma, il Polo Reale di Torino, il Museo Nazionale del Bargello, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Paestum, il Palazzo Ducale di Mantova e il Palazzo Reale di Genova…. (fonte MIBACT)".
In ogni caso, per quanto ci si aspetta, per avere la mappa definitiva delle nuove assegnazioni dirigenziali (che sono strategiche sul piano del funzionamento e che si spera siano ispirate a criteri di merito e competenza effettiva) si dovranno attendere altri quindici giorni.
Infatti, benché la riduzione del numero di dirigenti sia in sintonia con le politiche generali di spending review la riorganizzazione si offre a moltissimi contenziosi interni e per le notizie che trapelano dagli uffici ministeriali romani, contro le prime assegnazioni si registrano forti reazioni da parte degli sfavoriti ed i primi ricorsi al TAR.
Nel complesso la riforma, nel prevedere il taglio di 37 dirigenti nasce con il lodevole programma di integrare cultura e turismo, semplificare l'amministrazione periferica, valorizzare le arti e l'architettura contemporanee con particolare riferimento alle periferie rubane e per dare maggiore autonomia ai musei statali italiani.
Tra gli obiettivi principali (si legge nel comunicato del MIBACT a firma di Renzo De Simone): "La riforma riconosce il museo, finora semplice ufficio della Soprintendenza, come istituto dotato di un proprio bilancio e di un proprio statuto. … Viene creata, inoltre, una direzione generale per i musei con il compito di creare un sistema museale nazionale. 18 musei e 2 siti archeologici di rilevante interesse nazionale verranno poi affidati a dirigenti che potranno essere scelti tra interni o esterni all'amministrazione con un bando che, oltre a essere pubblicato con le consuete procedure, verrà divulgato sulle maggiori testate internazionali".
Sull'argomento ovviamente si sono già spesi fiumi di parole (e di italiche polemiche).
Di tutta la riforma questo è però l'argomento più sfidante.
I nuovi dirigenti dei musei e dei poli museali dovranno non solo creare un rapporto forte con le istituzioni locali, per rendere più appetibile l'offerta museale, ma dovranno confrontarsi con annose questioni organizzative che coinvolgono il modo di presentare le collezioni, quando renderle fruibili, come rendere l'operazione cultura complessivamente redditizia bilanciando i costi attraverso gli stanziamenti nazionali, i finanziamenti locali e comunitari e i rimborsi derivanti dalla vendita dei biglietti.
Non si dimentichi che la gestione dei costi legati al personale è uno dei temi annosi in cui si dibatte il Ministero; la forte componente sindacale che sostiene il personale di custodia condiziona pesantemente (attraverso la contrattazione decentrata) ognuna di queste scelte e solo dopo un adeguato periodo di sperimentazione dei nuovi organismi sarà possibile valutare l'effettivo impatto della riforma.
In tema di lavori pubblici, le nuove Soprintendenze (come già avveniva prima) avranno poteri di spesa limitati (limite di spesa 300.000,00 euro per i lavori e 100.000,00 euro per beni e servizi) e dovranno riferirsi al Segretariato Regionale per le funzioni di Stazione Appaltante.
Analogamente potranno fare i Poli museali regionali, i Musei, le Soprintendenze archivistiche, gli Archivi di Stato e le Biblioteche (limite di spesa 100.000,00 euro per lavori, beni e servizi).
A essere dotati di autonomia speciale invece " … saranno la Soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l'area archeologica di Roma, la Soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia, la Galleria Borghese, la Galleria degli Uffizi, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, le Gallerie dell'Accademia di Venezia, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, la Reggia di Caserta, la Galleria dell'Accademia di Firenze, la Galleria Estense di Modena, la Galleria Nazionale d'arte antica di Roma, il Polo Reale di Torino, il Museo Nazionale del Bargello, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Paestum, il Palazzo Ducale di Mantova e il Palazzo Reale di Genova…. (fonte MIBACT)".
In ogni caso, per quanto ci si aspetta, per avere la mappa definitiva delle nuove assegnazioni dirigenziali (che sono strategiche sul piano del funzionamento e che si spera siano ispirate a criteri di merito e competenza effettiva) si dovranno attendere altri quindici giorni.
Infatti, benché la riduzione del numero di dirigenti sia in sintonia con le politiche generali di spending review la riorganizzazione si offre a moltissimi contenziosi interni e per le notizie che trapelano dagli uffici ministeriali romani, contro le prime assegnazioni si registrano forti reazioni da parte degli sfavoriti ed i primi ricorsi al TAR.
A cura di Mauro
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