Viadotto Himera, cosa è successo veramente?
Lo capirono subito i romani e lo codificò in maniera esemplare Vitruvio nel suo trattato De Architettura, se volevi governare il territorio ed in qualche man...
Lo capirono subito i romani e lo codificò in maniera esemplare
Vitruvio nel suo trattato De Architettura, se volevi
governare il territorio ed in qualche maniera persino il tempo,
dovevi costruire bene e razionalizzare le risorse a tua
disposizione in armonia con il luogo e te ne dovevi far carico
manutenendo ciò che costruivi. Il risultato di quella stagione
creativa senza precedenti ed epigoni attraversa sotto forma di
vestigia tre continenti, l'Europa, l'Asia, l'Africa.
Sotto forma di archeologie ecco gli acquedotti dalla precisione
millimetrica, i teatri dall'acustica calibrata, gli edifici di ogni
uso e funzione, le fognature, le strade, i ponti..
I ponti! Già, i ponti.
Ma cosa è successo allora veramente se il Viadotto Himera,
spina dorsale da oltre mezzo secolo della viabilità siciliana
collassa su se stesso davanti lo stupore assoluto dei tecnici
dell'ANAS che sembrano quasi i pastorelli di Lourdes?
Forse che architetti ed ingegneri non sappiano più progettare,
calcolare e costruire edifici ed infrastrutture che Vitruvio si
affaticò a celebrare come il risultato più alto che una civiltà
deve saper trasmettere?
Forse siamo solo sfortunati testimoni di situazioni impreviste?
Io credo nulla di tutto ciò ma al contrario credo che le
responsabilità siano chiare ed evidenti, portano il nome del mal
costume politico non solo isolano ed hanno i volti dei tecnici ANAS
a tutti i livelli incapaci di monitorare e controllare il
territorio di loro assoluta competenza colpevoli di non pianificare
e progettare soluzioni adeguate e tempestive.
Il risultato di queste inadempienze non è il disagio e la semplice
vergogna ma un danno infrastrutturale incalcolabile ed ambientale
tale da dover capir in primo luogo come e dove smaltire le
tonnellate di cemento armato di cui sono composte piloni e
campate.
Allora diciamola una volta e per tutte la verità!
Diciamolo che non esiste una carta attendibile ed aggiornata del
rischio infrastrutture in Sicilia.
Diciamolo che strutture realizzate ed immaginate durante la guerra
fredda, strutture in cemento armato precompresso, prive della
dovuta manutenzione come sono le restanti presenti in Sicilia,
vanno cadendo a pezzi, non sono affatto più sicure o migliori dei
viadotti già collassati, possiedono in virtù di quella incuria che
non si trasforma dunque e potrebbe in lavoro immediato, situazioni
di degrado strutturale tale da rendermi assolutamente sicuro di
poter dire che questo dell'Himera non sarà l'ultimo caso
eclatante.
E allora cosa fare?
Io so che ci vollero 8 anni per realizzare la spina dorsale
italiana, quell'AUTOSOLE che vide all'opera i migliori talenti che
università ministero ed imprese avessero in organico, arrivarono da
Milano a Napoli in tempi che oggi sembrano impensabili, costruirono
viadotti e ponti sicuri, funzionali esteticamente persino
apprezzabili, proprio come prescrisse Vitruvio.
Noi, o meglio dire "LORO", quelli dell'Anas per esser chiari, non
sono stati capaci di preservarne il semplice uso.
Se mi chiedeste infine di risalire al colpevole, la risposta la
sentite già vostra.
È una ed una sola.
La peggiore classe politica dell'Italia repubblicana, quella capace
di piazzare i mediocri come Ciucci e Co nei posti di comando in cui
se ci fosse invece cura di coltivare i migliori talenti in termini
di preziose risorse umane, si potrebbe ancora una volta generare
quella bellezza sicura e misurata che rischiamo di ritrovare solo
in giro per siti archeologici.