Professioni tecniche: tutto quello che devi sapere per lavorare in Qatar
La notizia della recente acquisizione in Qatar da parte della Impregilo - Salini della commessa per la costruzione dello stadio Al Khor, una città a circa 50...
La notizia della recente acquisizione in Qatar da parte della Impregilo - Salini della commessa per la costruzione dello stadio Al Khor, una città a circa 50 km dalla capitale Doha, ha riaperto l'attenzione dei professionisti italiani che si occupano di progettazione, direzione e collaudo di interventi edilizi, verso l'estero.
Per la verità, tanto interesse è determinato soprattutto dallo
scandire dei dati negativi del mercato italiano. Infatti, non
accenna a finire la crisi continua che affligge il mercato delle
costruzioni in Italia, e stiamo parlando del settimo anno continuo
di calo del valore degli immobili dal 2007 al 2014 (leggi
articolo) e stiamo parlando di una perdita costante del
settore del numero degli occupati pari a circa 500.000 unità
(leggi articolo)
con un passaggio da 1.964.000 a 1.454.000.
Collegato a questo stato di crisi (ovviamente) è il settore
professionale.
I redditi dei professionisti sono calati mediamente del 26% dal 2007 (leggi articolo) e, per parlare solo della categoria cui appartengo, il reddito di un ingegnere libero professionista, secondo il Centro studi del Consiglio nazionale degli Ingegneri, è passato da un valore medio annuo di 43.000 euro del 2008 ad un valore di poco superiore a 33.000 euro del 2014. Devo tuttavia riferire che nel Sud sono numerosissimi i casi di colleghi che dichiarano flessioni maggiori.
Riferiti i numeri di questo sterminio, e continuando nel filone indicato da Gianluca Oreto (leggi articolo 1 - articolo 2), senza impegolarci in sterili dietrologie tutte nostrane, seguo il ragionamento di indicare una strada ottimistica.
Innanzitutto bisogna ricordare che rispetto al passato si registra la maggiore apertura mentale delle giovani leve a trasferirsi all'estero. Le ragioni di questo interesse sono molteplici:
- sarà l'Erasmus che proietta sistematicamente i nostri giovani in realtà europee tangibili (più di 3 milioni di studenti italiani hanno partecipato al programma Erasmus dalla sua nascita);
- sarà che i nostri giovani temono meno l'impatto con le altre culture (circa il 50% dei nostri giovani al di sotto dei 40 anni si dichiarano disponibili a trasferirsi, di questi 8 su 10 sono residenti al sud - leggi articolo).
Altri dati, ancora più impressionanti, sono quelli forniti dall'AIRE (Associazione Italiani Residenti all'Estero) che citano una stima media di una presenza annua di 21 milioni di italiani all'estero (maggiori informazioni).
Insomma, l'italiano medio ha voglia di estero.
Però, concretamente, come si va all'estero ? e come si sceglie un
paese nel quale trasferirsi ? e soprattutto, se non si è più
giovani, si riescono ad avere chance adeguate?
Questo articolo è orientato verso i tecnici che non hanno più
una giovane età e che si trovano a dover cercare lavoro perché
costretti dalle necessità. Di seguito qualche consiglio utile.
La lingua
Innanzitutto, per quanto sia logico e scontato, occorre
indirizzarsi verso un paese di cui si conoscono i rudimenti della
lingua estera più parlata. Per esempio nei paesi del Maghreb
è opportuno conoscere il francese. In Sudamerica è
gradito lo spagnolo o il portoghese.
Nel resto del mondo in generale occorre l'inglese. Viene
accettato come lingua base di comunicazione nelle sue forme più
semplici.
Nel Regno Unito e negli States invece
l'inglese deve essere conosciuto bene (per bene intendo
almeno un B2 parlato e scritto). Senza questo requisito è
difficile che si riesca a fare breccia.
Poi - se si cerca un lavoro e non si va fuori con i soldi del
babbo (che è una cosa degnissima per l'amor del cielo, però non è
la condizione di tutti) - occorre individuare un gruppo di paesi in
cui fare le proprie ricerche, perché allargando la platea delle
ricerche è maggiore la possibilità di successo.
Di seguito facciamo l'esempio dei Paesi del Golfo, che sono in
grande espansione.
Cominciamo oggi dal Qatar
Innanzitutto, come ha già scritto Gianluca
Oreto (leggi
articolo) il Qatar sembra la terra promessa delle
costruzioni, non solo per la preparazione del Paese
all'avvenimento dei Mondiali di Calcio 2022, ma anche per
tutto il resto del movimento imprenditoriale.
Ci si riferisce alla realizzazione di stadi, ma anche di
infrastrutture (strade ed autostrade, metropolitane) investimenti
in stabilimenti (chimici ed oil/gas - petrolio) etc.
Il paese misura una crescita costante del proprio PIL intorno al 6%, dopo aver addirittura toccato il 12% nel 2011. Il reddito medio pro capite si aggira sui 102.000 US $ e su una popolazione stimata (dati ICE) di 2.200.000 ab. (stima Dicembre 2014), si ha una Popolazione Qatarina di 300.000 (13,6%) ed una Popolazione straniera: di 1.900.000 (86,4%) (provenienti da India, Nepal, Filippine, Egitto, Bangladesh, Sri Lanka, Pakistan, etc).
Secondo la rivista Qatar Construction News sono attesi 299.711 milioni di dollari di investimenti di cui ben 139.000 circa nel settore delle costruzioni e 108.000 in quello dei trasporti.
La grande concentrazione di investimenti crea una oggettiva
tensione positiva del mercato del lavoro.
Lasciando perdere le maestranza che provengono dall'India, dal
Pakistan, dallo Sri Lanka (qui si parla di stipendi da 200
euro/mese), gli stipendi dei tecnici nel settore delle costruzioni
sono di sicura soddisfazione.
Si deve ovviamente tenere conto che stiamo parlando di stipendi
da espatriato.
Cioè di stipendi su cui non paghi le tasse in Italia, ma nel paese
in cui risiedi in base agli accordi bilaterali tra l'Italia ed il
Paese estero.
Ovviamente dipende da una serie di fattori. Io ho semplificato,
pensando che il reddito prevalente sia all'estero, se però hai
lasciato la famiglia a casa e questa famiglia amministra i beni
stesi al sole, allora la questione cambia e vale la regola del
reddito prevalente (maggiori info), meglio
parlarne con il vostro commercialista).
Normalmente, ad un espatriato, viene riconosciuta oltre allo stipendio, la cosiddetta "allowance" che dipende dalla mansione e dalle condizioni di lavoro (in città oppure in un campo etc.). Sarebbe un contributo di spese per il mantenimento locale, che abitualmente esclude il noleggio dell'auto che è a carico dell'azienda.
Per intenderci, con il cambio dell'euro sul dollaro ad 1,4, lo
stipendio lordo di un quadro italiano da 80-100.000 euro all'anno
era pari a quello di un dirigente di scuola anglosassone (140.000
US $), eravamo decisamente fuori mercato!!!
Oggi con il dollaro che si avvia alla parità siamo molto più
competitivi.
Per dare una dimensione, se siete un quadro e andate a fare un lavoro di responsabilità, se mettiamo che uno stipendio potrebbe essere pari a 7.000 euro mese (oggi pari quasi a 28.000 rial) e le allowance a circa 3.000 rial, se vi danno macchina e telefonino, secondo l'esperienza di tutti, potete accettare e state bene.
Un'altra variabile da tenere d'occhio è l'assicurazione
medica.
Non succede nulla, va bene. Ma se per caso doveste andare in
ospedale, la vostra carta di credito potrebbe non essere
sufficiente. Allora è bene munirsi di assicurazione sanitaria.
La grandi aziende normalmente hanno le assicurazioni sanitarie
aziendali.
Se però non riuscite a fare diversamente, vi potete riferire a
qualche broker italiano che vi metterà in contatto con compagnie
internazionali (per esempio con Europe Essistance o
SOS). Sono assicurazioni che danno una buona copertura in
caso di sinistro, e costano circa 100 euro/mese.
Come si entra nel paese?
Ogni stato ha la sua regola. In Qatar non vogliono essere presi
in giro. Se andate con un visto turistico (e lo potete fare
all'aeroporto) vogliono che abbiate comprato anche il biglietto di
ritorno.
Il visto turistico dura un mese. Quasi tutti quelli che arrivano e
cercano lavoro devono subire la tiritera del rinnovo e magari alla
scadenza vanno in Oman e rientrano. E' un fatto tollerato ma è
comunque indispensabile.
Il permesso definitivo sul passaporto si conquista con
uno sponsor locale che ti assume per un periodo maggiore di 12
mesi.
Lo sponsor ha diversi diritti sul lavoratore (di quelli che mio
padre, che ha fatto veramente le lotte dei lavoratori, non
accetterebbe mai):
- se ti vuoi licenziare devi chiedere il permesso;
- se vuoi cambiare azienda devi chiedere il permesso;
- se vai in vacanza devi essere autorizzato (all'aeroporto controllano, è inutile fare i furbi).
Uno dei vantaggi a lavorare in Qatar è che l'ambasciatore
italiano (Guido De Sanctis) oltre ad essere molto presente e
disponibile, collabora attivamente con tutti. Anche lo staff sembra
che rispecchi le caratteristiche del capo. Insomma un punto
d'appoggio concreto.
Dette le cose base, resta tutto il resto.
Come si cerca il lavoro?
Ci sono moltissimi annunci on line, ma non sempre il cv di un
europeo alla prima esperienza estera fa breccia. Qualche tempo fa
parlai con Lorenzo Niccolai, il Regional Manager di
Renardet-Oman. Un ingegnere italiano molto brillante, che
parla correntemente quattro lingue ed ha un'esperienza estera
fortissima.
Lui mi suggerì di farmi l'elenco delle ditte italiane che lavorano
sul posto e di chiedere un appuntamento al responsabile oppure al
capo del personale, domandando di poter lasciare il curriculum e/o
fare un colloquio. Mi disse che, spesso, dal curriculum non si
capisce che persona uno ha di fronte ma poi, con il contatto
personale, se uno è piaciuto viene richiamato. A me sembrò subito
una buona idea.
Io non l'ho mai sperimentata, però ho provato ad immedesimarmi
nel cercatore di lavoro e non è così male.
Se uno si fa un po' di conti, cercare lavoro a Doha, da ingegnere,
è un investimento che vale più o meno 1.000 euro. Tenuto conto che
1000 euro oggi valgono circa 3963.60 rial...
Allora, il biglietto aereo a/r preso bene si paga 500 euro. In zona industriale a Doha un posto letto può costare pochissimo (anche 100 rial), ma insomma si trova come fare. Il problema sono gli spostamenti, quasi tutti necessitano della macchina che va noleggiata sul posto e poi, poiché non so quanto mangiate, portatevi 500 euro in più per le emergenze...
L'interlocutore tipico dell'ingegnere è la società di costruzioni, oppure quella di ingegneria. La nostra laurea quinquennale è equiparata al Master Degree (quinquennale) e quindi è un titolo molto forte, ma si lavora anche con il diploma tecnico.
Per esempio questo è il caso di Claudio Moschini, mitico Site Engineer a Doha dove lavora presso lo Shelter Group nell'intervento denominato "The Pearl".
In ufficio ha sotto di se 4 colleghi e sul campo 20 persone e
gli italiani a Doha lo conoscono un po' tutti. Ma, la carriera di
Claudio non nasce all'estero.
Ha fatto per tanti anni vita di studio professionale in Italia,
diventando il capo gruppo del settore civile/strutture e maturando
una notevole esperienza anche nel settore impiantistico.
La sua competenza era messa a disposizione dello studio per cui
lavorava (CASETTA & DEL PIANO Ingg. Ass.ti - ex S.I.S.
Engineering S.r.l.) ma quando si è reso conto che - a causa
della crisi - ormai la sopravvivenza dello studio associato non era
più determinata dalle sue competenze, ha deciso di guardarsi
attorno, lasciando l'Italia dopo 22 anni di carriera complessiva e
14 anni nella sua ultima occupazione. Prima è stato da GOZZO
Impianti S.p.A ad Algeri in qualità di MEP /Structural Site &
CAD Coordination, Team Leader, poi per la Carpenteria CARENA S.r.l.
come Project Engineer for Evolution Tower - "Crown Project"
(Moscow) ed ora, da luglio 2014, a Doha.
La carriera estero di Claudio, come si vede, non è iniziata da
molto ed è bene segnalare che è cominciata a 40 anni, proprio
quando molti colleghi, depressi dalla inclemenza del mercato
italiano, si considerano troppo anziani per guardarsi attorno e
gettano la spugna.
Come Claudio, si potrebbero fare tanti esempi di colleghi che
lavorano attualmente a Doha.
Parlando con i colleghi, uno che mi ha colpito particolarmente è
l'esempio di Canio Pietragallo,
ingegnere lucano doc, laureato all'Università degli Studi della
Basilicata nel '95, numerose specializzazioni in materia HSE
conseguite in Italia e all'estero, lunga esperienza in diversi
Paesi nel mondo e attualmente unico italiano Manager per Qatargas
Operating Company Ltd, società di Stato del Qatar, primo produttore
mondiale di gas di petrolio liquefatto, e che, anche lui,
probabilmente, non avrebbe mai pensato di giungere in Qatar come
Claudio.
Canio, fin da studente aveva visto lungo nel suo futuro
professionale, ed aveva puntato tutto sul mercato in espansione
delle ricerche petrolifere e gas in Basilicata, ed effettivamente
con la sua laurea in ingegneria per l'Ambiente e il Territorio e
una specializzazione in Ingegneria dei giacimenti petroliferi è
stato sempre ai vertici della professione in Italia, ha pubblicato
numerosi articoli su riviste di settore ed è stato speaker in
numerosi Convegni internazionali, facendo esperienze di livello e
lavorando in posizioni manageriali per grandi aziende del settore,
come la Foster Wheeler e la Techint.
Ai vertici della sua carriera professionale, il gruppo industriale
per cui lavorava in Italia da ultimo, ha accusato gli effetti della
crisi, perdite in bilancio e crisi occupazionale.
Così Canio, come Claudio, dopo 20 anni di onorata carriera
italiana, si è rimesso in gioco (e solo con le sue competenze, si
badi bene) per una sfida professionale nuova che lo ha portato in
Qatar a ricoprire un ruolo adeguato alle sue capacità.
Direte voi, è facile così, l'ing. Pietragallo era già un
dirigente!
Però va detto che le difficoltà del reinserimento sono uguali per
tutti ed a tutti i livelli.
Un conto è cambiare azienda con il vento favorevole di un lavoro ed
uno stipendio sicuro, un altro conto, nella attuale crisi europea,
è cercare lavoro dicendo: sono disoccupato.
Sotto il profilo psicologico vi è una differenza totale.
Se volete, è una questione di prospettive e soprattutto di
mentalità. Chi non ha un lavoro ha meno certezze e le riflette
sull'interlocutore che può riceverne una impressione negativa.
La sicurezza in se stessi viene minata e chi, come persone che hanno avuto uno status lavorativo importante, si trova in questa nuova situazione, può subirne reali contraccolpi che gli impediscono di percepire nel mondo giusto le necessità di chi vi è di fronte. Ovviamente nessuno si può fare maestro ma, nel raccomandare sempre una buona dose di fiducia quando si cerca lavoro, chiudo qui questo contributo, rimandando ad altre riflessioni future sull'argomento.
Documenti Allegati
Scheda Qatar