Troppo cemento sulle coste italiane

Disponibile da ieri l'Annuario ISPRA dei dati ambientali Edizione 2014-2015 in cui, tra l'altro è possibile rilevare come nel periodo compreso tra 2000 e 200...

30/07/2015
Disponibile da ieri l'Annuario ISPRA dei dati ambientali Edizione 2014-2015 in cui, tra l'altro è possibile rilevare come nel periodo compreso tra 2000 e 2007, il 37% dei litorali ha subìto variazioni superiori a 5 metri e i tratti di costa in erosione (895 km) sono ancora superiori a quelli in progradazione (849 km). Troppo cemento sulle nostre coste, visto che ben 675 km del litorale italiano, pari a circa l'8,2% del totale, sono artificializzati, soprattutto con opere di difesa costiera aderenti alla riva che occupano 414 chilometri di costa (62% del totale della costa artificializzata), con opere portuali che occupano 252 km (37% del totale) e con le colmate per i restanti 9 km.

Nell'Annuario viene, anche precisato che i rischi per il territorio italiano vengono dalla natura, ma ancor più dall'azione dell'uomo. Nel 2014 si sono verificati 211 eventi di frana importanti, che hanno causato complessivamente 14 vittime e danni alla rete stradale e ferroviaria. Le Regioni più colpite sono state Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia e Sicilia. La stima della popolazione esposta a rischio alluvioni in Italia è pari a 8.600.000 abitanti nello scenario di pericolosità idraulica media (tempo di ritorno fra 100 e 200 anni), mentre i beni culturali esposti al medesimo rischio sono circa 28.500 e circa 7100 le strutture scolastiche.

Nell'Annuario, citando i dati dell'Eurobarometro 2014, viene precisato che l'inquinamento atmosferico è la prima preoccupazione non solo dei cittadini italiani ma anche di quelli europei: Nel 2014 i trasporti sono stati responsabili del 25,5% delle emissioni totali di gas serra italiane. Nel periodo 1990-2014, le emissioni del settore (esclusi i trasporti internazionali) sono aumentate dell'1,4%. Nel 2013, il valore limite giornaliero del PM10 è stato superato in circa la metà delle aree urbane analizzate (che sono 63), con i valori più elevati registrati nel bacino padano e in alcune città del Centro, del Sud Italia e delle Isole. Per il PM2,5, invece, si riscontra una situazione di maggior rispetto dello standard normativo, con 40 aree urbane delle 48 indagate in cui sono stati registrati livelli inferiori al valore obiettivo, mentre per l'ozono, l'Obiettivo a Lungo a Termine (OLT) per la protezione della salute umana è stato superato nella gran parte delle aree urbane (solo 5 su un totale di 56 aree urbane sono risultate conformi).

Tra 1990 e 2013 le emissioni totali di gas a effetto serra sono scese del 16,1%, soprattutto come conseguenza del calo dei consumi energetici e delle produzioni industriali, dell'incremento dell'efficienza energetica e della crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili. Queste ultime, in particolare, nel 2013 hanno raggiunto una quota del 16,7% rispetto al consumo finale lordo, valore prossimo all'obiettivo del 17% da raggiungere entro il 2020.

L'inquinamento acustico ed elettromagnetico continua ad essere una problematica ambientale importante per la popolazione italiana. Nel 2014, 2.678 sorgenti di rumore sono state oggetto di controllo delle ARPA/APPA: i controlli maggiori, sulle attività commerciali (57,5%), seguite dalle attività produttive (28,8%); tra le infrastrutture di trasporto, quelle stradali rimangono le più controllate, con un 6,5% sul totale. Il 46,3% delle sorgenti di rumore oggetto di controllo ha presentato almeno un superamento dei limiti imposti dalla legislazione: in generale, si rileva un incremento dei superamenti, pari al 43,9% nel 2013, al 42,6% nel 2012 e 42,2% nel 2011. Per l'inquinamento elettromagnetico, tra 2012 e 2013 i controlli sugli impianti RTV (Radiotelevisivi), effettuati su richiesta dei cittadini, sono diminuiti del 28%. I casi di superamento dei limiti di legge riguardo agli RTV (pari a 358) sono circa 7 volte superiori a quelli relativi agli impianti SRB (di telefonia, pari a 52). Infine, le percentuali delle azioni di risanamento concluse che coinvolgono le SRB sono sostanzialmente più elevate di quelle relative agli impianti RTV (70% per RTV e 92% per SRB), ma occorre tener presente che per gli impianti RTV l'azione di risanamento è tecnicamente più complessa.

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