LA CORDA SI FA SEMPRE PIU’ TESA
Sempre più duro il cammino per la riforma delle professioni. In un convegno dello scorso 17.04 tenutosi a Roma dalla cassa dei dottori commercialisti, Antoni...
Sempre più duro il cammino per la riforma delle professioni. In un
convegno dello scorso 17.04 tenutosi a Roma dalla cassa dei dottori
commercialisti, Antonio Tamborrino ha bocciato la proposta di
Pierluigi Mantini di estendere alla categoria economica-contabile
alcune riserve in materia di diritto societario, di esclusiva
“proprietà” dei notai.
E’ l’ennesima frattura tra la classe politica dirigente ed i referenti del mondo professionale.
Sono molto dure le parole di commento di Mantini durante l’intervento al convegno: “Devo ammettere che mi sarei aspettato un po’ più di entusiasmo su una proposta che ritengo utile per un dibattito e che mi è costata un duro attacco dai notai in commissione giustizia in fase di audizione”.
Ancora più duro e pesante, però, è la replica di Tamborrino: “Rispediamo la proposta di estensione di riserve al mittente. Commercialisti sono contro le riserve ed a favore di una liberalizzazione vera. Non vogliamo nessun regalo, anche perché il legislatore ci ha già affidato con la normativa sull’antiriciclaggio, adempimenti fin troppo pesanti in nome della nostra professionalità”.
E riguardo al disegno di legge di Mastella ed alla fusione in un unico albo, ha continuato: “Per fare una fusione fra due categorie omogenee ci abbiamo messo quattro anni e coinvolto due ministeri. I decreti delegati del Mastella coinvolgono ben otto ministeri. Non posso che essere scettico”.
Contemporaneamente continuano le audizioni, tenutesi lo scorso 19 aprile e nel corso delle quali sia i commercialisti che i consulenti del lavoro hanno sferzato un duro attacco a Clemente Mastella ed alla “sua” riforma delle professioni.
Gli ordini, quindi, escludono qualsiasi possibilità di vita per il testo proposto: troppi ed importanti, infatti, sono i punti controversi. Dall’eccesso di delega, al riconoscimento delle liberre associazioni, all’accorpamento degli ordini. In uno: no assoluto alla riforma così proposta.
Dopo aver manifestato la posizione dei commercialisti al convegno di Roma, Antonio Tamborrino ha ribadito nel corso delle audizioni che le proposte sono del tutto inaccettabili in quanto il rischio più ampio è quello della morte naturale degli ordini professionali ed alla nascita di piccole associazioni di natura privatistica, del tutto inaccettabili.
Anche i ragionieri, rappresentati dal vicepresidente Distefano, sono d’accordo sul fatto che l’ordine professionale non si tocca e che le associazioni professionali sono un rischio altissimo per la vita stessa della categoria.
A completamento della sfera economica, con la posizione di Calderone di fa chiaro il fatto che tutti sono d’accordo.
Ma le associazioni si schierano contro e ridanno vitalità piena al testo Mastella. Lupoi, presidente delle libere associazioni, ha dichiarato la “necessità di riconoscere il ruolo delle associazioni professionali per contribuire al rilancio del sistema economico del paese e per dare dignità e tutele a tutti quei professionisti che oggi si vedono negati i propri diritti.
Per Lucarelli, presidente di Confindustria Servizi innovativi tecnologici, il cambiamento proposto va nella direzione giusta: occorre ridurre in maniera sostanziale il numero degli ordini, riconoscere le nuove professioni ed introdurre società di capitali per le professioni tecnico-economiche.
Non meno facile è la posizione di Federarchitetti contro il CUP; attraverso un’apposita nota fanno sapere che:
“FEDERARCHITETTI rigetta l’iniziativa del CUP (Comitato Unitario delle Professioni) sul disegno di legge di iniziativa popolare sulla riforma delle professioni intellettuali.
Nel rilevare nell’iniziativa il “difetto di rappresentanza” del soggetto promotore, autoleggittimatosi nello scavalcare le iniziative parlamentari correnti, si evidenzia come la pur corposa base giurisprudenziale sia finalizzata a cristallizzare l’attuale assetto delle professioni, premunendosi di non decidere sui temi condizionanti lo sviluppo delle stesse in Italia.
Fatto salvo quanto già sufficientemente delineato dalla recente legislazione, il testo proposto inoltre elude o considera marginalmente le legittime competenze delle rappresentanze sindacali delle categorie sui principali temi quali tariffe, formazione, disciplina, rapporti istituzionali, fisco, etc.
La stessa elaborazione autoctona della proposta, nella supposizione della inopportunità di un confronto, conferma la insensibilità verso uno schieramento quadro dei soggetti professionali e la volontà a non intaccare le componenti lobbystiche che ne condizionano lo sviluppo.
Viene ignorato, nel merito, la distinta funzione tra lavoro autonomo, da cui scaturiscono le problematiche delle libere professioni, e lavoro subordinato, con le proprie esigenze di riassetto e qualificazione. Ciò comporta il perpetuarsi di sovrapposizioni di compiti anche di controllo, scarsa trasparenza, compromissione della qualità delle prestazioni, inefficienza nello svolgimento delle competenze istituzionali, con riflessi negativi per gli interessi generali del Paese. Viene di conseguenza ignorata la leggibilità dello status occupazionale negli Albi professionali ed un assetto dei Consigli degli Ordini corrispondente alle relative componenti che ne fanno parte.
La carenza di impostazione delle specificità degli operatori nelle prestazioni intellettuali nega di fatto l’integrazione dei momenti istituzionali ed autonomi minandone l’ottimizzazione dei risultati. Né trova proposizione uno dei motivi di maggior giustificazione del ruolo degli Ordini, nell’estensione di un’azione di controllo, oltre che sui professionisti, sia autonomi, sia dipendenti, anche sulla legittimità delle procedure pubbliche, in coerenza con il compito di tutela degli interessi della collettività.
Nell’evidenziare che tale proposta trova speculare riscontro in quelle elaborate da alcuni dicasteri, su cui sono evidenti segnali di accondiscendenza verso settori diversi e parziali del mondo professionale quali imprese, università, burocrazia, FEDERARCHITETTI rinnova l’invito, alle realtà politiche ed istituzionali, ad una preventiva consultazione con le rappresentanze sindacali delle libere professioni al fine di ottimizzare l’efficienza dei servizi in Italia e favorirne un processo di competitività internazionale.”.
Pierluigi Mantini, nel cercare di trovare una posizione di sbocco a questo duro confronto, sfida gli Ordini professionali alla ricerca di una soluzione che possa lasciare agli Ordini stessi la loro autonomia, senza il regime di esclusiva.
“O si individua un criterio giuridico per creare un perimetro di attività riservate che adesso non esiste, oppure non si può affermare una riserva generale, fingendo che tale non sia, semplicemente per non riconoscere profili professionali già sul mercato. Gli Ordini e il Centro-destra facciano proposte innovative, coerenti e senza ipocrisie, non ostruzionismo”.
Le audizioni riprenderanno il prossimo 3 maggio, con la convocazione degli Albi tecnici e di Assoprofessioni.
E’ l’ennesima frattura tra la classe politica dirigente ed i referenti del mondo professionale.
Sono molto dure le parole di commento di Mantini durante l’intervento al convegno: “Devo ammettere che mi sarei aspettato un po’ più di entusiasmo su una proposta che ritengo utile per un dibattito e che mi è costata un duro attacco dai notai in commissione giustizia in fase di audizione”.
Ancora più duro e pesante, però, è la replica di Tamborrino: “Rispediamo la proposta di estensione di riserve al mittente. Commercialisti sono contro le riserve ed a favore di una liberalizzazione vera. Non vogliamo nessun regalo, anche perché il legislatore ci ha già affidato con la normativa sull’antiriciclaggio, adempimenti fin troppo pesanti in nome della nostra professionalità”.
E riguardo al disegno di legge di Mastella ed alla fusione in un unico albo, ha continuato: “Per fare una fusione fra due categorie omogenee ci abbiamo messo quattro anni e coinvolto due ministeri. I decreti delegati del Mastella coinvolgono ben otto ministeri. Non posso che essere scettico”.
Contemporaneamente continuano le audizioni, tenutesi lo scorso 19 aprile e nel corso delle quali sia i commercialisti che i consulenti del lavoro hanno sferzato un duro attacco a Clemente Mastella ed alla “sua” riforma delle professioni.
Gli ordini, quindi, escludono qualsiasi possibilità di vita per il testo proposto: troppi ed importanti, infatti, sono i punti controversi. Dall’eccesso di delega, al riconoscimento delle liberre associazioni, all’accorpamento degli ordini. In uno: no assoluto alla riforma così proposta.
Dopo aver manifestato la posizione dei commercialisti al convegno di Roma, Antonio Tamborrino ha ribadito nel corso delle audizioni che le proposte sono del tutto inaccettabili in quanto il rischio più ampio è quello della morte naturale degli ordini professionali ed alla nascita di piccole associazioni di natura privatistica, del tutto inaccettabili.
Anche i ragionieri, rappresentati dal vicepresidente Distefano, sono d’accordo sul fatto che l’ordine professionale non si tocca e che le associazioni professionali sono un rischio altissimo per la vita stessa della categoria.
A completamento della sfera economica, con la posizione di Calderone di fa chiaro il fatto che tutti sono d’accordo.
Ma le associazioni si schierano contro e ridanno vitalità piena al testo Mastella. Lupoi, presidente delle libere associazioni, ha dichiarato la “necessità di riconoscere il ruolo delle associazioni professionali per contribuire al rilancio del sistema economico del paese e per dare dignità e tutele a tutti quei professionisti che oggi si vedono negati i propri diritti.
Per Lucarelli, presidente di Confindustria Servizi innovativi tecnologici, il cambiamento proposto va nella direzione giusta: occorre ridurre in maniera sostanziale il numero degli ordini, riconoscere le nuove professioni ed introdurre società di capitali per le professioni tecnico-economiche.
Non meno facile è la posizione di Federarchitetti contro il CUP; attraverso un’apposita nota fanno sapere che:
“FEDERARCHITETTI rigetta l’iniziativa del CUP (Comitato Unitario delle Professioni) sul disegno di legge di iniziativa popolare sulla riforma delle professioni intellettuali.
Nel rilevare nell’iniziativa il “difetto di rappresentanza” del soggetto promotore, autoleggittimatosi nello scavalcare le iniziative parlamentari correnti, si evidenzia come la pur corposa base giurisprudenziale sia finalizzata a cristallizzare l’attuale assetto delle professioni, premunendosi di non decidere sui temi condizionanti lo sviluppo delle stesse in Italia.
Fatto salvo quanto già sufficientemente delineato dalla recente legislazione, il testo proposto inoltre elude o considera marginalmente le legittime competenze delle rappresentanze sindacali delle categorie sui principali temi quali tariffe, formazione, disciplina, rapporti istituzionali, fisco, etc.
La stessa elaborazione autoctona della proposta, nella supposizione della inopportunità di un confronto, conferma la insensibilità verso uno schieramento quadro dei soggetti professionali e la volontà a non intaccare le componenti lobbystiche che ne condizionano lo sviluppo.
Viene ignorato, nel merito, la distinta funzione tra lavoro autonomo, da cui scaturiscono le problematiche delle libere professioni, e lavoro subordinato, con le proprie esigenze di riassetto e qualificazione. Ciò comporta il perpetuarsi di sovrapposizioni di compiti anche di controllo, scarsa trasparenza, compromissione della qualità delle prestazioni, inefficienza nello svolgimento delle competenze istituzionali, con riflessi negativi per gli interessi generali del Paese. Viene di conseguenza ignorata la leggibilità dello status occupazionale negli Albi professionali ed un assetto dei Consigli degli Ordini corrispondente alle relative componenti che ne fanno parte.
La carenza di impostazione delle specificità degli operatori nelle prestazioni intellettuali nega di fatto l’integrazione dei momenti istituzionali ed autonomi minandone l’ottimizzazione dei risultati. Né trova proposizione uno dei motivi di maggior giustificazione del ruolo degli Ordini, nell’estensione di un’azione di controllo, oltre che sui professionisti, sia autonomi, sia dipendenti, anche sulla legittimità delle procedure pubbliche, in coerenza con il compito di tutela degli interessi della collettività.
Nell’evidenziare che tale proposta trova speculare riscontro in quelle elaborate da alcuni dicasteri, su cui sono evidenti segnali di accondiscendenza verso settori diversi e parziali del mondo professionale quali imprese, università, burocrazia, FEDERARCHITETTI rinnova l’invito, alle realtà politiche ed istituzionali, ad una preventiva consultazione con le rappresentanze sindacali delle libere professioni al fine di ottimizzare l’efficienza dei servizi in Italia e favorirne un processo di competitività internazionale.”.
Pierluigi Mantini, nel cercare di trovare una posizione di sbocco a questo duro confronto, sfida gli Ordini professionali alla ricerca di una soluzione che possa lasciare agli Ordini stessi la loro autonomia, senza il regime di esclusiva.
“O si individua un criterio giuridico per creare un perimetro di attività riservate che adesso non esiste, oppure non si può affermare una riserva generale, fingendo che tale non sia, semplicemente per non riconoscere profili professionali già sul mercato. Gli Ordini e il Centro-destra facciano proposte innovative, coerenti e senza ipocrisie, non ostruzionismo”.
Le audizioni riprenderanno il prossimo 3 maggio, con la convocazione degli Albi tecnici e di Assoprofessioni.
A cura di Paola
Bivona
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