Codice Appalti e Direttive Europee: segnali negativi dall'ANAC e dall'AGCM
Mentre al Senato il testo del disegno di legge delega sul recepimento delle direttive europee non è andato in aula (tutto è stato slittato al 12 gennaio 2016...
Mentre al Senato il testo del disegno di legge delega sul
recepimento delle direttive europee non è andato in aula (tutto è
stato slittato al 12 gennaio 2016 alla ripresa dei lavori dopo la
sospensione per le festività natalizie), giungono alcuni segnali
negativi da parte dell'Autorità Nazionale Anticorruzione
(ANAC) e dall'Autorità Garante della Concorrenza e del
Mercato (AGCM).
Ricordiamo che il testo del disegno di legge delega è stato
approvato (molto frettolosamente) dall'VIII Commissione del Senato
il 10 dicembre scorso senza tenere conto del lavoro svolti dalle
altre Commissioni parlamentari e, in alcuni casi, senza il parere
delle commissioni stesse, svilendone il ruolo.
In particolare l'XI Commissione (Lavoro e Politiche sociali)
del Senato, in un articolato parere indirizzato all'VIII
Commissione, aveva richiesto di verificare se il testo
approvato dalla Camera "tenga insieme il soddisfacimento delle
istanze di carattere sociale, come previsto dalle direttive
comunitarie, con la normativa di parità di trattamento e con quella
relativa alla concorrenza" e aveva puntato gli occhi sulle
lettere ddd), fff) e ggg) del provvedimento stesso.
Sul problema sollevato dalla Commissione lavoro del Senato sono
arrivati i pareri dell'ANAC e dell'Antitrust.
In particolare, l'ANAC, con la Nota 10 dicembre 2015, n. 167213
indirizzata al presidente della Commissione Lavoro del Senato, ha
precisato che "La clausola sociale, infatti, non può alterare o
forzare la valutazione dell'aggiudicatario in ordine al
dimensionamento dell'impresa e, in tal senso, non può imporre un
obbligo di integrale riassorbimento dei lavoratori del pregresso
appalto, senza adeguata considerazione delle mutate condizioni del
nuovo appalto, del contesto sociale e di mercato o del contesto
imprenditoriale in cui dette maestranze si inseriscono" e
bocciato di fatto la lettera ggg) del comma 1, in cui è stata
inserita la necessità di introduzione nei bandi di appalto pubblici
di "clausole sociali volte a promuovere la stabilità
occupazionale del personale impiegato".
L'Antitrust, con il parere 11/12/2015 firmato dal presidente
Giovanni Pitruzzella, ha precisato che "il criterio
generale da osservarsi è che eventuali limiti e restrizioni non
possono formare oggetto di alcun obbligo e debbono in ogni caso
risultare compatibili con l'organizzazione dell'impresa
subentrante" aggiungendo che "solo in questi termini
simili vincoli possono ritenersi compatibili con la libertà di
concorrenza e con la libertà di iniziativa economica ex articolo 41
della Costituzione".
L'Antistrust ha ritenuto, anche, che "l'utilizzo in via
prioritaria degli addetti già impiegati nel medesimo appalto deve
consentire in ogni caso la scelta dei profili professionali da
parte delle imprese potenziali aggiudicatarie" e che
"l'introduzione di "clausole sociali" volte a promuovere la
stabilità occupazionale del personale impiegato negli appalti
pubblici di servizi pone dei problemi concorrenziali, posto che,
pur nella genericità della formulazione, non viene prevista alcuna
verifica di compatibilità con le esigenze di natura produttiva e
tecnica dell'impresa entrante".
Avevo ragione, quindi, quando nella notizia pubblicata l'11
dicembre scorso (leggi articolo) affermavo che il
provvedimento era stato approvato unicamente per problemi di natura
temporale, dando al Governo, con un ordine del giorno, indicazioni
che lasciano il tempo che trovano. Per altro, l'approvazione da
parte dell'VIII Commissione è avvenuta in una seduta lampo iniziata
alle ore 14:00 e terminata alle 15:00, ignorando gli oltre 100
emendamenti e ordini del giorno ed i pareri delle altre
commissioni, approvando un testo contenente numerose criticità che
avrebbe dovuto consentire la calendarizzazione in aula del
provvedimento per il 17/12 ma così non è stato e tutto slitta al 12
gennaio 2016 quando saranno trascorsi, ormai, 21 mesi dall'entrata
in vigore delle direttive europee e mancano soltanto tre mesi per
evitare un procedimento di infrazione da parte dell'Unione
europea.
La matassa si continua ad aggrovigliare sempre di più e sembra che
sia in arrivo per gennaio un parere, probabilmente negativo della
Commissione Bilancio del Senato che ha attenzionato parecchie
lettere del provvedimento che potrebbero avere un impatto negativo
con i conti pubblici.
Si pensi al problema del 2% relativo all'incentivo per i tecnici
della pubblica amministrazione che, mentre serviva prima, in alcuni
casi, per coprire i costi delle progettazioni e della direzioni dei
lavori, verrebbe utilizzato successivamente, soltanto per le
attività tecniche svolte dai dipendenti pubblici relativamente alla
programmazione della spesa per investimenti, alla predisposizione e
controllo delle procedure di bando e di esecuzione dei contratti
pubblici, trasferendo il costo delle progettazioni e delle
direzioni dei lavori come nuovo onere per le casse dello Stato
(L'OICE ha stimato che dall'abrogazione dell'incentivo del 2% sulla
progettazione si avrà un incremento del mercato pari ad almeno "200
milioni di progettazione che potranno essere acquisiti, a seguito
di procedure ad evidenza pubblica, da professionisti, studi e
società di ingegneria").
La Commissione bilancio ha chiesto, su alcuni dettagliati punti,
una relazione alla Ragioneria generale dello Stato. Il fondato
timore è su una relazione negativa che recepita della Commissione
Bilancio del Senato potrebbe portare ad un parere negativo che
rimetterebbe tutto in discussione.
Vi terremo, come sempre, informati su tutte le evoluzioni.