28.000 Scuole in aree ad alto o elevatissimo rischio sismico
In Italia sono 28.000 le scuole in aree sismicamente attive, ad alto o elevatissimo rischio sismico, di cui 7.000 in aree ad elevato rischio idrogeologico. I...
In Italia sono 28.000 le scuole in aree sismicamente attive, ad alto o elevatissimo rischio sismico, di cui 7.000 in aree ad elevato rischio idrogeologico. Il 60% del patrimonio edilizio scolastico è stato costruito prima del 1974, anno di entrata in vigore delle prime norme antisismiche.
A denunciarlo è stato il Consiglio Nazionale dei Geologi che, in seguito all'ultimo terremoto che ha lacerato il centro Italia e in concomitanza con l'apertura dell'anno scolastico 2016-2017, ha inviato una lettera aperta al Ministro Stefania Giannini al fine di richiamare l'attenzione su tutti i rischi naturali a cui gli edifici scolastici (e non solo) sono esposti, evidenziando la necessità di partire da una approfondita conoscenza geologica costituisce la priorità per ogni azione di intervento sul costruito e sulla pianificazione del nuovo.
Riportiamo di seguito la lettera dei Geologi italiani.
Onorevole Ministro,
a valle del terremoto dello scorso 25 agosto che ha colpito
l’Italia centrale corre l’obbligo di fare alcune riflessioni,
purtroppo sempre legate dallo stesso tragico filo conduttore. La
devastazione e la perdita di vite umane stavolta ha risparmiato, ma
solo per una congiuntura temporale, alunni e docenti, ma non ha
risparmiato comuni cittadini e figli della nostra terra.
I dati sull’edilizia scolastica aggiornati dalla Presidenza del Consiglio parlano di numeri impressionanti: in Italia ci sono circa 28000 scuole ricadenti in aree sismicamente attive, ad alto o elevatissimo rischio sismico, alle quali se ne sommano altre 7000 ricadenti in aree ad elevato rischio idrogeologico.
Un problema tutto geologico, che meriterebbe maggiore attenzione e un approccio culturale completamente diverso.
Parliamo di un patrimonio edilizio che per il 60% è stato costruito prima del 1974, anno di entrata in vigore delle prime norme antisismiche, molti altri sono stati costruiti o messi in sicurezza prima del 2000, o comunque in epoca antecedente alla revisione delle mappe sismiche e la conseguente revisione normativa del 2009 (NTC 2008). Conseguenza ne è che la stragrande maggioranza degli edifici scolastici è stata progettata o adeguata seguendo criteri di protezione antisismica in parte o del tutto inadeguati alla reale sollecitazione sismica attesa.
Quella del 2009, con l’entrata in vigore delle NTC (DM 14/01/2008), è stata davvero una rivoluzione sotto il punto di vista sia qualitativo che quantitativo rispetto al modo di progettare in maniera antisismica, sulla base di certezze geologiche determinate da indagini in sito, sulle reali proprietà dei terreni di dissipare o amplificare l’onda sismica (risposta sismica locale) e su certezze generali non più desunte da valutazioni soggettive, come la reale interazione tra struttura e terreno.
La conoscenza geologica del sottosuolo, tuttavia, non sempre è stata posta alla base di ogni intervento puntuale di edificazione o di pianificazione urbana, con conseguente deficit cognitivo che in taluni casi ha determinato eventi drammatici improvvisi ed imprevisti, come il recente crollo a Napoli di un’ala della facoltà di veterinaria, a causa della presenza di una cavità.
Ancora una volta, quindi dobbiamo evidenziare che la valutazione di tutti i rischi geologici è la base di partenza imprescindibile per la buona progettazione.
E’ sicuramente degna di apprezzamento l’azione che il Governo ha posto in essere con le iniziative di #scuolasicura, mediante un impegno economico finalizzato proprio alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio scolastico.
Ma tutto ciò, Onorevole Ministro, non basta…
L’istituzione di un Osservatorio per l’Edilizia Scolastica, previsto dall’art. 6 della Legge n.23 del 1996, rilanciato con forza lo scorso 8 gennaio, non contempla, ad oggi, la rappresentanza del mondo geologico, soggetto professionale determinante nella pianificazione e nella gestione delle situazioni di rischio, sia di tipo sismico che idrogeologico (frane, alluvioni), nonché di tipo ambientale.
Lo stato di conservazione degli edifici, lo stato dei solai (DM 7 agosto 2015 n. 594) ed ogni altra azione volta a rafforzare la sicurezza degli edifici scolastici, manca di un substrato di conoscenza legato alla natura del sottosuolo e delle possibili amplificazioni locali dell’onda sismica, oltre che di tutti gli altri rischi geologici come presenza di frane sovraincombenti, di sabbie nel sottosuolo che espongono il sito al fenomeno della liquefazione, di cavità naturali, etc.
Al fine di dare un senso compiuto al prezzo che il Paese ha pagato negli eventi di San Giuliano di Puglia e della Casa dello Studente dell’Aquila, la svolta consiste nel creare sinergia tra le varie componenti del mondo tecnico e politico affinché queste cose non accadano più; anche nel recente terremoto ancora una volta le scuole sono rimaste danneggiate o addirittura sono parzialmente crollate come nel caso di Amatrice, in alcuni casi proprio per problemi di amplificazioni sismiche locali connesse alla natura puntuale del sottosuolo.
Il terremoto porta con sé una componente poco considerata, quella devastazione interiore delle popolazioni locali che mai potrà essere cancellata dall’animo di chi ha vissuto tragedie e la scuola rappresenta un punto di ripartenza sociale, ma non basta la prevenzione dal punto di vista esclusivamente urbanistico: per la prevenzione è essenziale iniziare dalla cultura geologica già nelle scuole.
Invece nel Paese che possiede enormi georisorse, ma che allo stesso tempo è pervaso da tutti i georischi (sismico, idrogeologico e vulcanico), paradossalmente nelle scuole italiane manca l’insegnamento delle Scienze Geologiche.
Sarebbe opportuno al contrario partire proprio dalle nuove generazioni e prevedere la Geologia come materia da insegnare ai nostri studenti nei licei, istituendo indirizzi di scienze applicate a carattere vulcanologico-petrografico o geologico-sismologico, anche al fine di creare conoscenza e consapevolezza, come sarebbe opportuno approvare la legge “salva geologia” che da troppo tempo langue in Parlamento, per porre rimedio alla Legge Gelmini che con una disastrosa politica di tagli lineari ha portato alla chiusura della stragrande maggioranza dei Dipartimenti di Geologia e Scienze della Terra, che da circa 30 oggi sopravvivono solo in 8.
In conclusione, Onorevole Ministro, contiamo nella Sua sensibilità, certi che vorrà mettere in campo quanto da noi auspicato, a partire dall’inserimento della componente geologica all’interno dell’Osservatorio per l’Edilizia Scolastica.
Nell’augurarLe buon lavoro, attendiamo un Suo riscontro e intanto La salutiamo ossequiosamente.
A cura di Redazione LavoriPubblici.it