Comune di Palermo, un Concorso per il sistema di risalita della fermata in Piazza Politeama!
Tutto questo è già accaduto. La stazione ferroviaria di Santa Maria Novella a Firenze, nella città capolavoro della rinascenza, dove Filippo Brunelleschi e M...
Tutto questo è già accaduto. La stazione ferroviaria di Santa Maria Novella a Firenze, nella città capolavoro della rinascenza, dove Filippo Brunelleschi e Michelangelo Buonarroti hanno stratificato capolavori architettonici assoluti, è stata realizzata in due anni sul progetto del "gruppo toscano" capitanato da Giovanni Michelucci e vincitore del concorso di progettazione indetto nel 1932 dal Partito Nazionale Fascista.
Solo due anni per definire uno dei capolavori assoluti dell'architettura razionalista italiana in piena dittatura estetica littoria.
Un miracolo e un miracolo nel miracolo: se la vicenda del concorso virtuoso, a cui parteciparono anche Pier Luigi Nervi e Giuseppe Samonà, si estingue con la realizzazione del terminal in tempi da record (miracolosi), il miracolo assai più grande resta quello di aver consentito che la realizzazione dell'edificio, importante e strategico tanto per la città quanto per il sistema infrastrutturale nazionale, venisse fuori da una sana competizione concorsuale, nonostante il progetto dell'ottimo Angiolo Mazzoni, progettista di infrastrutture ferroviarie per il Ministero, fosse pronto per la definizione esecutiva, grazie alla comunità locale, gli intellettuali e persino una buona fetta del mondo accademico che, svegliandosi dal torpore e divenendo massa critica, chiese a gran voce e ottenne che il concorso divenisse lo strumento esecutivo e dunque realtà.
Fu un successo assoluto! aldilà dell'architettura, al di là della storia dell'arte e del contributo al povero razionalismo italiano di allora, Terragni, Figini, Pollini, Rogers, Pagano, tenuti in disparte dagli strali accademici della pesantezza lessicale imposta da Marcello Piacentini che comunque del concorso presiedette la giuria e della vittoria di Michelucci fu anche in parte artefice.
Mazzoni, partecipante al concorso, si classificò secondo.
Il responso giunse con la primavera e nell'estate appresso fu inaugurato il cantiere, affidato ai progettisti vincitori del concorso.
Incredibile per allora, impossibile forse oggi? Si, impossibile!
Se da Firenze ci spostiamo a Palermo, segnaliamo l'esistenza di un'area stratificata dalla bellezza costruita da maestri otto-novecenteschi, il Kursal Biondo ed il secondo Chioscho Ribaudo di Ernesto Basile, gli edifici residenziali di Giuseppe Vittorio Ugo e Giuseppe Caronia Roberti, il capolavoro neopompeiano di Giuseppe Damiani Almeyda, il Teatro Politeama.
Accanto gli edifici, passerà la costruenda metropolitana a chiusura dell'anello ferroviario ma a dividere i due frammenti della Piazza Castelnuovo, guardando in faccia il maestoso teatro, è previsto uno dei più anti-estetici sistemi di risalita che l'uomo abbia mai immaginato (così come si evince dai relativi elaborati di progetto visibili su internet).
Noi giudichiamo tale ipotesi progettuale assolutamente inadatta al contesto estetico-culturale delle stratificazioni architettoniche del sistema urbano cui dovrà comunque insistere un più adeguato sistema di risalita.
Ecco, potremmo continuare a dilungarci ma crediamo sia più produttivo concentrare le energie su un canale molto più virtuoso. Chiediamo ufficialmente un Concorso di idee per studiare, progettare ed appaltare il sistema di risalita della fermata sulla Piazza.
È il momento. Prima che la banalità del brutto giunga a mortificare l'assoluto della bellezza prodotta dal nostro glorioso passato. Serve il concorso e serve ora!
Non ci sono scuse, lo ha fatto il tanto obliato fascismo in tempi tragici e complessi. Se chi detiene oggi la governance della città non è capace di far meglio di allora ma soprattutto di far meglio di quanto previsto oggi con estrema leggerezza, trarremo le nostre inevitabili conclusioni.
C'è oggi il tempo necessario per il concorso e per la realizzazione, c'è il desiderio della comunità tutta, ci sono i mezzi e ci sono soprattutto le energie intellettuali pronte per produrre bellezza.
Ciò che manca, come sempre, è altro!
A cura di Arch. Giulia Argiroffi
Arch. Danilo Maniscalco
Ing. Gianluca Oreto