PROTAGONISTI DELLA CRESCITA DEL PIL TRA IL 2001 ED IL 2006
Tra il 2001 ed il 2006 gli investimenti in costruzioni hanno generato in Italia un contributo diretto alla crescita del Pil di 1,7 punti percentuali, a front...
Tra il 2001 ed il 2006 gli investimenti in costruzioni hanno
generato in Italia un contributo diretto alla crescita del Pil di
1,7 punti percentuali, a fronte del 7,6% di incremento complessivo.
A questo vanno poi aggiunti gli effetti indotti di domanda. Il dato
appare nel focus immobiliare del Dpef 2008-2011, dove emerge
inoltre che nella sola edilizia è stato registrato un incremento di
circa 350mila unità lavorative.
L'importanza di questa ripresa, già evidente in sé, si coglie a pieno se si considera che l'attività del settore influenza l'occupazione in altri settori dell'industria (come quello della lavorazione dei minerali non metalifferi e del legno) o dei servizi (banche, agenzie immobiliari, studi di progettazione). Se, d'altra parte, nel corso del boom immobiliare le famiglie italiane hanno mutuato comportamenti di tipo “anglosassone”, accentuando la propensione a finanziare l'acquisto della casa accendendo un mutuo, lo stesso non si può dire, secondo il focus del Dpef, riguardo all'utilizzo dei mutui basati sugli incrementi del valore degli immobili per il finanziamento diretto dei consumi.
L'effetto del boom immobiliare su questi ultimi è stato quindi circoscritto al solo impatto diretto legato alla crescita del settore.
L'ascesa dei mutui avvenuta durante gli ultimi anni lascia in ogni caso alle famiglie italiane l'eredità scomoda di uno stock di debito più elevato. Si tratta, certo, di numeri non eccezionali, pari a poco meno del 45% del reddito disponibile, contro il 135% degli Stati Uniti, ma che vanno comunque letti considerando che l'Italia è un Paese a basso reddito privato ed ad alto reddito pubblico.
Più che di una bassa sensibilità delle famiglie italiane ai tassi d'interesse in corso, si può quindi parlare di un differente meccanismo di trasmissione. Alla luce di questi dati, secondo il focus del Dpef è quindi difficile stabilire se nel caso dell'Italia si sia verificata, come in altri Paesi, una vera e propria bolla immobiliare. In ogni caso, se la crescita dei tassi d'interesse in corso giustifica le apprensioni circa la tenuta del settore, bisogna, per altro verso, considerare che in Italia è molto più attenuato che in altri Paesi il legame fra i prezzi delle case ed i consumi, e che lo stock di debito delle famiglie è decisamente più basso. Aspetti, questi ultimi, capaci, secondo il focus immobiliare del Dpef, di ridimensionare i timori di insolvenze tali da condizionare, in futuro, i comportamenti delle banche.
Fonte: www.demaniore.com
L'importanza di questa ripresa, già evidente in sé, si coglie a pieno se si considera che l'attività del settore influenza l'occupazione in altri settori dell'industria (come quello della lavorazione dei minerali non metalifferi e del legno) o dei servizi (banche, agenzie immobiliari, studi di progettazione). Se, d'altra parte, nel corso del boom immobiliare le famiglie italiane hanno mutuato comportamenti di tipo “anglosassone”, accentuando la propensione a finanziare l'acquisto della casa accendendo un mutuo, lo stesso non si può dire, secondo il focus del Dpef, riguardo all'utilizzo dei mutui basati sugli incrementi del valore degli immobili per il finanziamento diretto dei consumi.
L'effetto del boom immobiliare su questi ultimi è stato quindi circoscritto al solo impatto diretto legato alla crescita del settore.
L'ascesa dei mutui avvenuta durante gli ultimi anni lascia in ogni caso alle famiglie italiane l'eredità scomoda di uno stock di debito più elevato. Si tratta, certo, di numeri non eccezionali, pari a poco meno del 45% del reddito disponibile, contro il 135% degli Stati Uniti, ma che vanno comunque letti considerando che l'Italia è un Paese a basso reddito privato ed ad alto reddito pubblico.
Più che di una bassa sensibilità delle famiglie italiane ai tassi d'interesse in corso, si può quindi parlare di un differente meccanismo di trasmissione. Alla luce di questi dati, secondo il focus del Dpef è quindi difficile stabilire se nel caso dell'Italia si sia verificata, come in altri Paesi, una vera e propria bolla immobiliare. In ogni caso, se la crescita dei tassi d'interesse in corso giustifica le apprensioni circa la tenuta del settore, bisogna, per altro verso, considerare che in Italia è molto più attenuato che in altri Paesi il legame fra i prezzi delle case ed i consumi, e che lo stock di debito delle famiglie è decisamente più basso. Aspetti, questi ultimi, capaci, secondo il focus immobiliare del Dpef, di ridimensionare i timori di insolvenze tali da condizionare, in futuro, i comportamenti delle banche.
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