Codice dei contratti e Glossario edilizia libera: l'Italia è davvero semplice?
Negli ultimi 2 anni nel nostro Paese sono state pubblicate due norme pensate per rendere più semplici e veloci quelle procedure burocratiche tanto condannate...
Negli ultimi 2 anni nel nostro Paese sono state pubblicate due norme pensate per rendere più semplici e veloci quelle procedure burocratiche tanto condannate dagli operatori del settore. Sto parlando del Decreto Legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (c.d. Codice dei contratti), venuto fuori dopo 10 anni del vecchio D.Lgs. n. 163/2006, e del tanto atteso Decreto Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 2 marzo 2018 con il quale è stato approvato il glossario contenente l’elenco non esaustivo delle principali opere edilizie realizzabili in regime di attività edilizia libera (c.d. Glossario edilizia libera), ai sensi dell’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 222.
Due norme che avrebbero dovuto semplificare la vita di chi opera nel campo dei lavori pubblici e reso più celeri quelli privati.
Se dopo 2 anni di riforma del Codice dei contratti possiamo già tracciare un mini bilancio della sbandierata semplificazione delle procedure, a distanza di 1 mese dall'entrata in vigore del Glossario per l'edilizia libera conosciamo le 58 tipologie di lavori esentati dal titolo abilitativo (Cil, Cila, Scia e permesso di costruire) ma sappiamo anche che una recente sentenza del Consiglio di Stato ha messo in dubbio alcuni assunti affermando che una tettoia è un manufatto la cui disciplina non è definita in modo univoco né nella normativa né in giurisprudenza e ammettendo l’esistenza di circostanze indefinite anche alla luce dell’ultima semplificazione normativa.
Alla prova dei fatti l'unica cosa certa è che nell'ultimo decennio il settore delle costruzioni ha un saldo negativo del 36,5%, del 64,2% se consideriamo solo il settore delle nuove costruzioni, con una perdita complessiva di 600.000 posti di lavoro e che il comparto non solo è fermo ma continua inesorabilmente ad arretrare verso standard che difficilmente potranno cambiare.
Costruttori, professionisti e associazioni di categoria hanno provato più e più volte a proporre la loro ricetta per un cambio di rotta, con risultati che finora non hanno prodotto significativi cambiamenti lasciando il Paese impantanato in una burocrazia asfissiante, risorse bloccate, giustizia incerta e una sensazione diffusa di impotenza.
Considerato che il Codice è stato presentato dall'allora Premier Matteo Renzi come norma per semplificare il settore (lo si presentò paragonando il numero di articoli del D.Lgs. n. 50/2016 con quello del D.Lgs. n. 163/2006 e del D.P.R. n. 207/2010, dimenticando di citare gli oltre 60 provvedimenti attuativi necessari per completare la riforma) e che il Glossario delle opere edilizie realizzabili in regime di attività libera fa parte dell'Agenda per la semplificazione 2015-2017, la domanda nasce spontanea: l'Italia è davvero semplice?
A voi la risposta.
A cura di Ing. Gianluca Oreto