VALORIZZAZIONE DEI MERCATI "DESERTI"
Alla guida della SAGIA (Saudi Arabia General Investiment Authority) è stato posto, nel marzo 2004 e per la durata di quattro anni, direttamente da re Fadh, ...
Alla guida della SAGIA (Saudi Arabia General
Investiment Authority) è stato posto, nel marzo 2004 e per la
durata di quattro anni, direttamente da re Fadh, Amr Al
Dabbagh che, dopo studi di perfezionamento economico
svolti in Usa e Gran Bretagna, fino a quella data aveva guidato
l’omonimo gruppo di famiglia, fondato dal padre Addullah agli inizi
degli anni ’60 e attivo in cinque diversi settori
(telecomunicazioni, media e tecnologie, energia, sviluppo
immobiliare e servizi finanziari) portandolo ai vertici delle
aziende saudite.
Il compito principale del ministro Al Dabbagh è quello di portare Ryadh tra i 10 paesi più competitivi al mondo entro il 2010; in quest’ottica ha, quindi, già approvato progetti per 52 miliardi di dollari di valore tra i quali le cosiddette “città economiche” (quattro sono state già approvate e altre due sono in fase di progetto) che dovranno essere uno dei luoghi più attraenti e concorrenziali al mondo dove vivere e fare affari. Secondo Al Dabbagh lo sviluppo maggiore deve essere indirizzato verso il settore privato: la Sagia gestisce, infatti, uno “sportello unico”, costituito appositamente, con il fine di offrire tutto ciò che necessita agli investitori compreso i terreni residenziali e commerciali, i visti e i permessi di lavoro. Il costo di queste città, sostenuto interamente dai privati, sarà di 30 miliardi di dollari ciascuna, solo per le infrastrutture: il risultato combinato, invece, che queste città daranno, sarà un contributo di 150 miliardi di dollari all’economia saudita, la creazione di 1,3 milioni di posti di lavoro, un aumento del reddito pro-capite, che passerà da 13 mila a 33500 dollari, per non parlare del fatto che si stima l’aumento della competitività energetica, con investimenti pari a 100 miliardi nei trasporti e nel campo dell’istruzione, delle biologia, della sanità e delle telecomunicazioni per altri 100 miliardi.
La Sagia, stima inoltre che, per lo sviluppo della competitività energetica la strada da seguire, possedendo un quarto circa delle risorse energetiche mondiali, sia la valorizzazione di ogni opportunità della filiera energetica e quindi, della petrolchimica, dei materiali plastici, dell’acqua, dell’energia elettrica prodotta con il gas e delle lavorazioni minerarie a cui aggiungere la speranza di poter sfruttare la posizione geografica diventando il centro nodale tra Est e Ovest.
Altro settore da non sottovalutare, e che fino ad oggi e non è stato sfruttato, è il campo della siderurgia: l’Arabia Saudita ha, infatti, ad oggi, i costi più bassi al mondo per la produzione dell’acciaio e si punta allo sviluppo di questo settore e di quello della produzione dell’alluminio tant’è che Alcan, una delle maggiori aziende del settore siderurgico, ha stipulato un accordo da 7 miliardi di dollari per la realizzazione di un complesso produttivo a ciclo completo ‘dal minerale al metallo’ sfruttando le miniere di bauxite presenti nel paese. Per quanto riguarda, infine, i rapporti economici italo-sauditi, il governatore Al Dabbagh, dopo la sua esperienza maturata nelle aziende italiane e con i principali dirigenti economici italiani, si dice ottimista soprattutto perché, attraversando oggi l’Arabia Saudita un periodo economico tra i più floridi della sua storia, confida nel fatto che non si lasceranno sfuggire l’opportunità di metter a frutto il potenziale saudita su un piano strategico di lungo periodo.
Il compito principale del ministro Al Dabbagh è quello di portare Ryadh tra i 10 paesi più competitivi al mondo entro il 2010; in quest’ottica ha, quindi, già approvato progetti per 52 miliardi di dollari di valore tra i quali le cosiddette “città economiche” (quattro sono state già approvate e altre due sono in fase di progetto) che dovranno essere uno dei luoghi più attraenti e concorrenziali al mondo dove vivere e fare affari. Secondo Al Dabbagh lo sviluppo maggiore deve essere indirizzato verso il settore privato: la Sagia gestisce, infatti, uno “sportello unico”, costituito appositamente, con il fine di offrire tutto ciò che necessita agli investitori compreso i terreni residenziali e commerciali, i visti e i permessi di lavoro. Il costo di queste città, sostenuto interamente dai privati, sarà di 30 miliardi di dollari ciascuna, solo per le infrastrutture: il risultato combinato, invece, che queste città daranno, sarà un contributo di 150 miliardi di dollari all’economia saudita, la creazione di 1,3 milioni di posti di lavoro, un aumento del reddito pro-capite, che passerà da 13 mila a 33500 dollari, per non parlare del fatto che si stima l’aumento della competitività energetica, con investimenti pari a 100 miliardi nei trasporti e nel campo dell’istruzione, delle biologia, della sanità e delle telecomunicazioni per altri 100 miliardi.
La Sagia, stima inoltre che, per lo sviluppo della competitività energetica la strada da seguire, possedendo un quarto circa delle risorse energetiche mondiali, sia la valorizzazione di ogni opportunità della filiera energetica e quindi, della petrolchimica, dei materiali plastici, dell’acqua, dell’energia elettrica prodotta con il gas e delle lavorazioni minerarie a cui aggiungere la speranza di poter sfruttare la posizione geografica diventando il centro nodale tra Est e Ovest.
Altro settore da non sottovalutare, e che fino ad oggi e non è stato sfruttato, è il campo della siderurgia: l’Arabia Saudita ha, infatti, ad oggi, i costi più bassi al mondo per la produzione dell’acciaio e si punta allo sviluppo di questo settore e di quello della produzione dell’alluminio tant’è che Alcan, una delle maggiori aziende del settore siderurgico, ha stipulato un accordo da 7 miliardi di dollari per la realizzazione di un complesso produttivo a ciclo completo ‘dal minerale al metallo’ sfruttando le miniere di bauxite presenti nel paese. Per quanto riguarda, infine, i rapporti economici italo-sauditi, il governatore Al Dabbagh, dopo la sua esperienza maturata nelle aziende italiane e con i principali dirigenti economici italiani, si dice ottimista soprattutto perché, attraversando oggi l’Arabia Saudita un periodo economico tra i più floridi della sua storia, confida nel fatto che non si lasceranno sfuggire l’opportunità di metter a frutto il potenziale saudita su un piano strategico di lungo periodo.
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