IL CODICE VA ESTESO

Si è tenuto a Terni il congresso dal titolo “Beni culturali e patrimonio industriale” organizzato per celebrare il decennale AIPAI. Il congresso aveva come ...

10/09/2007
Si è tenuto a Terni il congresso dal titolo “Beni culturali e patrimonio industriale” organizzato per celebrare il decennale AIPAI.
Il congresso aveva come scopo quello di fare il punto della situazione sul codice dei beni culturali alla luce delle varie realtà dislocate sul territorio nazionale.
Secondo Renato Covino, neopresidente dell’associazione, “l’ampliamento e la ridefinizione degli elenchi dei beni culturali e dei beni paesaggistici potrebbe portare presto al riconoscimento da parte della legislazione statale del patrimonio industriale”.

Si confida molto nell’azione congiunta delle due commissioni istituite dal ministero dei beni culturali.
“L’azione del ministero” continua Covino, “asseconderebbe quella diffusa sensibilità a livello di massa, che ha consentito di emancipare il bene culturale dalla riduttiva eguaglianza con il bello, e di allargare la definizione, includendo una serie più ampia di beni, tra cui anche quelli originati dall’industria” che soffrono di una situazione di “legittimazione incompiuta” e sono sempre sottomessi all’eterno conflitto tra valore e speculazione.
A tal proposito, Giovanni Luigi Fontana, direttore del dipartimento di storia economica all’università di Padova, ha dichiarato che “ci troviamo su una sorta di crinale, sospesi tra il compiacimento per il moltiplicarsi di iniziative e di realizzazioni e la crescente inquietudine per le contemporanee, continue distruzioni di documenti ed edifici, testimonianze essenziali per i nostri studi e per la trasmissione della memoria storica di imprese, settori produttivi e territori”.

Il paesaggio industriale non è compreso all’interno del Codice e non solo: numerosi beni industriali sono solo elencati e niente di più.
Occorrerebbe, quindi, fare un passo avanti per la tutela di tali beni in senso strettamente operativo: da ciò ne deriverebbero anche diversi programmi di finanziamento a livello europeo che potrebbero certamente fare tesoro di altre esperienze positive nel nord Europa.
E seguendo questa teoria, inoltre, si avrebbe la possibilità di spingere l’acceleratore sulla crescita economica.

A cura di Paola Bivona
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