Regione Siciliana: associazioni datoriali e Regione unite contro l’impugnativa della legge n. 13/2019
Mentre arriva un comunicato stampa dell’Assessore Regionale alle infrastrutture ed alla mobilità Marco Falcone che fa seguito ad un comunicato congiunto dell...
Mentre arriva un comunicato stampa dell’Assessore Regionale alle infrastrutture ed alla mobilità Marco Falcone che fa seguito ad un comunicato congiunto delle associazioni datoriali che intervengono in merito all'impugnativa del Governo nazionale relativamente all’articolo 4 legge della Regione Siciliana 19/07/2019, n. 13 sull’aggiudicazioni e sul cacolo dell’anomalia negli appalti al fine di dare tutela al diritto delle imprese di operare in un contesto di sana concorrenza, con regole certe ed oggettive, non possiamo non far notare come la Regione siciliana sia “recidiva” relativamente alla predisposizione di norme che introducono modifiche alle leggi nazionali sugli appalti che vengono, poi, regolarmente impugnate dal Governo in carica e, successivamente, dichiarate illeggitime dalla Corte costituzionale.
Ricordiamo che già nel 2016 la suprema Corte, con sentenza n. 263 del 14/12/2016 relativamente ad “Appalti di lavori, servizi o forniture non aventi carattere transfrontaliero - Criterio di aggiudicazione del prezzo più basso - Disciplina delle offerte anomale” aveva dichiarato illegittimi alcuni commi della legge Regione siciliana 12 luglio 2011, n. 12, introdotti dalla legge Regione siciliana 10 luglio 2015, n. 14 (leggi articolo) che avevano introdotto autonomi criteri di valutazione ed esclusione rispetto alla normativa nazionale (il previgente codice degli appalti di cui al dlgs n. 163/2006) con un meccanismo analogo alla norma impugnata dal Governo nella seduta del 19 settembre 2019.
Anche nel caso del 2016 il governo aveva impugnato il provvedimento (leggi articolo) del tutto analogo all’articolo 4 della legge regionale n. 13/2016 in quanto le disposizioni introdotte dalla legge regionale n. 14/2016 erano in contrasto con l'articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione che riserva esclusivamente alla competenza legislativa dello Stato la materia della tutela della concorrenza.
L’impugnativa di questi giorni sembra una fotocopia di quella del 2016 in quanto ha la stessa motivazione di invasione della competenza riservata allo Stato in materia di tutela della concorrenza, in violazione dell’art. 117, primo comma, e secondo comma, lett. e), della Costituzione. Crediamo, quindi, che il giudizio della Corte costituzionalità, anche in questo caso, possa essere scontato ma non esprimono lo stesso giudizio:
- né le sigle datoriali Ance Sicilia, Cna costruzioni, Anaepa Confartigianato, Claai, Casartigiani, Legacoop, Confcooperative e Creda, che, dopo l’impugantiva del Governo relativamente all’articolo 4 della legge regionale n. 13/2019 sono intervenute precisando che "Tutte le forze politiche dichiarano che servono ingenti investimenti in opere pubbliche. Ma il criterio di aggiudicazione imposto col Codice dei contratti nazionale, più che altro per ideologia, dal governo Renzi, unito alla malaburocrazia ha avuto l'unico risultato di bloccare il mercato delle opere pubbliche. Le poche opere aggiudicate sono state appannaggio di imprese spesso non siciliane e che per risparmiare non hanno rispettato le regole sulla qualità dei materiali e sui contratti di lavoro. La Sicilia è disseminata di incompiute e crolli ed è una delle poche regioni d'Italia in cui sono aumentati infortuni e morti sul lavoro. La Regione siciliana è l'unica che ha avuto il coraggio di opporsi all'ideologia al governo varando per ben due volte una norma che propone un sistema alternativo, beninteso al di sotto della soglia di importo di interesse comunitario, trasparente, non predeterminabile, contro i ribassi anomali e a tutela delle regole, della sana concorrenza e della sicurezza dei lavoratori. Ora anche il governo giallo-rosso, che dice di essere a favore dei cittadini e dell'economia, impugnando la norma regionale ribadisce quella scelta ideologica del Codice dei contratti nazionale che va contro i lavoratori, le imprese oneste e lo sviluppo della Sicilia. Il governo regionale fa bene a opporsi all'impugnativa soprattutto perché, a differenza di quanto avviene in politica, su questo tema mancano il dialogo, il confronto e la proposta di alternative. L'azione della Regione va sostenuta in ogni modo. Queste forze appassionate di criteri predeterminabili che spingono al rialzo dei ribassi si renderanno responsabili della definitiva distruzione del sistema delle imprese siciliane sane e di tutta l'occupazione del settore edile. Ma dovranno spiegarlo ai lavoratori che dicono di volere difendere”;
- né l’Assessore regionale alle infrastrutture e mobilità Marco Falcone, a sostegno delle imprese che, in risposta alla lettera unitaria delle stesse, è intervenuto che con un comunicato stampa in cui ha dichiarato «Accogliamo la richiesta delle parti datoriali di dare tutela al diritto delle imprese di operare in un contesto di sana concorrenza, con regole certe ed oggettive. Un'aspirazione che, del resto, abbiamo già fatto nostra fin dal nostro insediamento. Così come ci è stato proposto in un documento di sostegno al Governo Musumeci, sottoscritto dalle parti datoriali, abbiamo dunque convocato per il prossimo venerdì 4 ottobre, a Catania, un tavolo tecnico che assumerà carattere permanente. In quella sede, mettendo assieme il contributo delle varie sigle, concorderemo una linea d'azione comune riguardo la difesa della nostra riforma del sistema regionale degli appalti pubblici e l'opportunità di resistere dinanzi alla Corte costituzionale».
Nelle more del giudizio della Corte costituzionale le norme contenute nel più volte citato articolo 4 della legge regionale n. 13/2019, a seguito della Circolare del Dipartimento egionale tecnico, saranno applicate con decorrenza proprio oggi (leggi articolo).
Per ultimo non possiamo non far notare come la legge Regione siciliana n. 13/2019, pubblicata sul supplemento ordinario n. 1 alla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana n. 35 del 26/07/2019, sia stata approvata nell'aula dell'Assemblea regionale siciliana il 19 luglio 2019 quando il decreto legge 18 aprile 2019, n. 32 (cosiddetto sblocca cantieri) era stato già convertito nella legge 14 giugno 2019, n. 55 pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 17 giugno 2019.
Ciò val quanto dire che bastava vedere le modifiche introdotte dalla citata legge di conversione n. 55/2019 nel Codice dei contratti per comprendere l’inutilità di perseverare nella scrittura di una norma regionale che, di fatto, appunto per le modifiche introdotte dalla norma nazionale (decreto-legge "sblocca cantieri" convertito dalla legge n. 55/2019), diventava inutile. Di fatto con la versione dell’articolo 36 (contratti sotto soglia) e dell’articolo 97 (offerte anormalmente basse).vigenti già dal 18 giugno 2019, riteniamo che tutte le criticità individuate dalle sigle datoriali della Regione siciliana, erano state state superate ed, anche se il disegno di legge della Regione siciliana era stato approvato dalla Giunta regionale con deliberazione n. 22 del 13 gennaio 2019, l’Aula avrebbe potuto capire che interveniva su articoli del Codice dei contratti che, di fatto, non erano più vigenti nella originaria versione perché ampiamente modificati dalla legge n. 55/2019 di conversione del decreto-legge cosiddetto sblocca cantieri.
Basta leggere sia la Relazione del Governo regionale di presentazione del disegno di legge n. 491 ed, anche, la nota di lettura predisposta dal Servizio studi della Regione siciliana. Di fatto, dunque, la norma regionale interviene per modificare alcune norme statali che, alla data dell’approvazione della norma regionale stessa, non esistevano più!
A cura di arch. Paolo Oreto