Covid-19: su quali asset si baserà la ripresa economica del Paese?
Quali misure saranno prese per ricostruire un tessuto economico lacerato dall'emergenza Coronavirus Covid-19?
I dati pubblicati negli ultimi giorni dal Dipartimento di Protezione Civile lasciano sperare che il peggio sia ormai alle spalle e che ci avviciniamo a quella che potrebbe rappresentare la fase 2 per la gestione dell'emergenza Coronavirus Covid-19.
Con i dati di ieri il numero totale degli "attualmente positivi" arriva a 85.388 (+2.339 rispetto al giorno precedente), dei guariti a 19.758 (+1.480) e dei deceduti a 14.681 (+766). Numeri ancora alti ma che avvicinano sempre più la situazione ad un'auspicata fase di discesa.
E se la fase 1 è stata quella dell'emergenza sanitaria con sole misure restrittive e di contenimento dell'epidemia, non appena la situazione si sarà "normalizzata" e gli ospedali torneranno sotto un livello di guardia accettabile, dovrà cominciare la fase 2 di riapertura delle attività produttive e commerciali, delle misure di gestione del rischio contagio ma soprattutto di ripresa economica di un Paese arrivato a questo mese di chiusura con tanti morti e parecchi punti interrogativi sul futuro.
Pur essendo state apprezzate le misure per sostenere in corsa la sospensione delle attività, ciò che tutti si aspettano nell'immediato futuro è:
- una riduzione della pressione fiscale;
- finanziamenti a tasso zero;
- sburocratizzazione delle procedure.
Il rapporto "Doing Business 2020"
Tre assets "di poco conto" se si pensa che nell'ultima classifica stilata da Doing Business l'Italia si trova al 58° posto nel mondo per "facilità nel fare impresa" dopo Paesi come il Kenya e il Kosovo. Il rapporto Doing Better evidenzia anche l'importanza degli appalti pubblici che nel mondo rappresentano mediamente tra il 10% e il 25% del PIL di ogni Paese con Governi che complessivamente ogni anno spendono 10 trilioni di dollari.
La riforma del Codice dei contratti
Appalti pubblici che in Italia hanno ancora una normativa instabile, benché siano trascorsi ormai 4 anni dalla riforma del Codice dei contratti di cui al D.Lgs. n. 50/2016. Una riforma nata male e continuata peggio:
- che ha visto le pubbliche amministrazioni applicare da un giorno all'altro regole nuove senza alcun periodo transitorio;
- con modifiche e aggiustamenti nei primi 3 mesi di vita;
- con un numero interminabile di provvedimenti attuativi, molti dei quali mai pubblicati e altri modificati più volte;
- con una controriforma della riforma con la recente pubblicazione del Decreto Sblocca Cantieri.
Sblocca Cantieri che, ricordiamo, oltre a sospendere fino al 31 dicembre 2020 alcune delle disposizioni che hanno costituito la colonna portante della riforma del 2016, ha anche previsto un nuovo Regolamento unico dei contratti pubblici che avrebbe dovuto essere definito a inizio gennaio 2020, sostituendo molti dei provvedimenti attuativi precedentemente disseminati tra linee guida ANAC (vincolanti e non vincolanti) e decreti ministeriali (approvati, in corso di approvazione e in bozza). Regolamento che, al momento, si è arenato tra l'emergenza Covid-19 e la necessità di una riforma complessiva della normativa.
La fase 2 dovrà, quindi, necessariamente affrontare la materia Codice dei contratti avendo davanti diverse strade percorribili che dovranno scegliere se riformare nuovamente la materia oppure optare per delle misure d'urgenza che, come per lo Sblocca Cantieri, sospendano circoscritte parti del Codice emandandolo con delle misure a tempo.
Ciò su cui tutti ormai sono convinti è l'inidoneità dell'attuale quadro normativo che non potrà rispondere ai requisiti richiesti di semplificazione e sburocratizzazione necessari per la ripresa economica del Paese. Gli scenari davanti sono ampi e attendono solo una scelta del Governo che arrivi nel breve ad una soluzione condivisa il più possibile.
A cura di Ing. Gianluca Oreto