IL GOVERNO DECIDE SULLA DIRETTIVA QUALIFICHE
Lo schema di decreto legislativo recante “Attuazione della direttiva 2005/36/CE, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali” dovrebbe essere d...
Lo schema di decreto legislativo recante “Attuazione della
direttiva 2005/36/CE, relativa al riconoscimento delle qualifiche
professionali” dovrebbe essere discusso ed approvato
definitivamente al prossimo consiglio dei ministri di domani
martedì 23 ottobre ma, ancora, non è nota la posizione del
Ministero delle politiche comunitarie che dovrebbe proporre
il testo definitivo dopo i due pareri molto discordanti tra di
loro, delle competenti commissioni di Camera e Senato.
Il Parere positivo delle Commissioni congiunte giustizia e attività produttive della camera viene vincolato all'inserimento delle associazioni non regolamentate alle piattaforme internazionali per uniformare i profili professionali e le Commissioni stesse prevedono tutto un processo per il riconoscimento con la conseguente possibilità di rilasciare attestati di competenza agli iscritti da parte dell'associazione. Parere positivo condiviso da Assoprofessioni costituita da 30 associazioni non regolamentate) che, alcuni giorni orsono, ha scritto al presidente del Consiglio Romano Prodi e al ministro per le politiche comunitarie Emma Bonino per appoggiare i suggerimenti della camera.
Alla Commissione giustizia del Senato hanno, invece, trovato terreno fertile le osservazioni del Comitato unitario delle Professioni (CUP) che, in un comunicato stampa successivo all’assemblea del 12 ottobre scorso e, quindi, antecedente al parere del Senato, aveva denunciato il rischio di incostituzionalità del decreto legislativo nella forma predisposta dal Governo precisando che “la previsione di un registro pubblico” per le associazioni “non trova copertura nell'oggetto della delega”.
La Commissione giustizia del Senato nel parere del 17 ottobre scorso “auspica una revisione della previsione, nel senso di limitare la partecipazione ai tavoli delle conferenze di servizi per la definizione di piattaforme comuni ai soli profili professionali già riconosciuti in Italia”. Altrimenti, si legge nel parere, si “potrebbe configurare un eccesso di delega”.
Oltre al CUP, anche il Forum delle professioni intellettuali del Nord Italia, che si è riunito per fare il punto sulla raccolta firme per il progetto di legge di iniziativa popolare, è pronto, denunciando gli eccessi di delega contenuti nello schema di decreto legislativo, a intraprendere azioni giudiziarie.
Ma sembra che i Ministeri delle politiche comunitarie e quello della giustizia abbiano trovato un accordo per la definitiva stesura dello schema di decreto legislativo (modificato con le indicazioni delle Commissioni di Camera e Senato) da portare al Consiglio dei Ministri di domani.
L’accordo consiste nel fare in modo che le associazioni di professionisti senza albo avranno un riconoscimento light che avrà più valore di “legittimazione” che non di regolamentazione vera e propria dell’attività con la conseguenza di permettere a quelle dotate di “bollino blu” di partecipare alle piattaforme internazionali per uniformare i curricula formativi dei professionisti di nazioni diverse.
Ma il nodo ancora da sciogliere riguarda la possibilità di rilasciare gli attestati di competenza agli iscritti da parte delle associazioni riconosciute che, come si comprende, anticipa un pezzo di riforma delle professioni. “Il Ministero delle politiche comunitarie – spiega Alfonso Celotto, capo ufficio legislativo del ministro Emma Bonino – è d’accordo nel rilascio degli attestati di competenza ai professionisti. Non la pensa allo stesso modo il ministero della giustizia. Così abbiamo deciso di portare la questione a palazzo Chigi. Del resto non bisogna dimenticare che la posizione che noi appoggiamo è una condizione posta nel parere positivo dato dalle commissioni giustizia e attività produttive della camera. Quindi noi ci stiamo limitando a sposare una richiesta che arriva dal parlamento”.
Come abbiamo detto, la commissione giustizia del Senato, invece, “auspica una revisione della previsione, nel senso di limitare la partecipazione ai tavoli delle conferenze di servizi per la definizione di piattaforme comuni ai soli profili professionali già riconosciuti. Altrimenti si potrebbe configurare un eccesso di delega”.
Attendiamo, con ansia il testo definitivo dal prossimo Consiglio dei Ministri che dovrà porre la parola fine? alla querelle in corso tra associazioni e CUP.
Il punto interrogativo è legato al fatto che il Cup ha deliberato di ricorrere alla magistratura qualora il decreto legislativo fosse approvato cojn “l’eccesso di delega” individuato dal CUP stesso.
Il Parere positivo delle Commissioni congiunte giustizia e attività produttive della camera viene vincolato all'inserimento delle associazioni non regolamentate alle piattaforme internazionali per uniformare i profili professionali e le Commissioni stesse prevedono tutto un processo per il riconoscimento con la conseguente possibilità di rilasciare attestati di competenza agli iscritti da parte dell'associazione. Parere positivo condiviso da Assoprofessioni costituita da 30 associazioni non regolamentate) che, alcuni giorni orsono, ha scritto al presidente del Consiglio Romano Prodi e al ministro per le politiche comunitarie Emma Bonino per appoggiare i suggerimenti della camera.
Alla Commissione giustizia del Senato hanno, invece, trovato terreno fertile le osservazioni del Comitato unitario delle Professioni (CUP) che, in un comunicato stampa successivo all’assemblea del 12 ottobre scorso e, quindi, antecedente al parere del Senato, aveva denunciato il rischio di incostituzionalità del decreto legislativo nella forma predisposta dal Governo precisando che “la previsione di un registro pubblico” per le associazioni “non trova copertura nell'oggetto della delega”.
La Commissione giustizia del Senato nel parere del 17 ottobre scorso “auspica una revisione della previsione, nel senso di limitare la partecipazione ai tavoli delle conferenze di servizi per la definizione di piattaforme comuni ai soli profili professionali già riconosciuti in Italia”. Altrimenti, si legge nel parere, si “potrebbe configurare un eccesso di delega”.
Oltre al CUP, anche il Forum delle professioni intellettuali del Nord Italia, che si è riunito per fare il punto sulla raccolta firme per il progetto di legge di iniziativa popolare, è pronto, denunciando gli eccessi di delega contenuti nello schema di decreto legislativo, a intraprendere azioni giudiziarie.
Ma sembra che i Ministeri delle politiche comunitarie e quello della giustizia abbiano trovato un accordo per la definitiva stesura dello schema di decreto legislativo (modificato con le indicazioni delle Commissioni di Camera e Senato) da portare al Consiglio dei Ministri di domani.
L’accordo consiste nel fare in modo che le associazioni di professionisti senza albo avranno un riconoscimento light che avrà più valore di “legittimazione” che non di regolamentazione vera e propria dell’attività con la conseguenza di permettere a quelle dotate di “bollino blu” di partecipare alle piattaforme internazionali per uniformare i curricula formativi dei professionisti di nazioni diverse.
Ma il nodo ancora da sciogliere riguarda la possibilità di rilasciare gli attestati di competenza agli iscritti da parte delle associazioni riconosciute che, come si comprende, anticipa un pezzo di riforma delle professioni. “Il Ministero delle politiche comunitarie – spiega Alfonso Celotto, capo ufficio legislativo del ministro Emma Bonino – è d’accordo nel rilascio degli attestati di competenza ai professionisti. Non la pensa allo stesso modo il ministero della giustizia. Così abbiamo deciso di portare la questione a palazzo Chigi. Del resto non bisogna dimenticare che la posizione che noi appoggiamo è una condizione posta nel parere positivo dato dalle commissioni giustizia e attività produttive della camera. Quindi noi ci stiamo limitando a sposare una richiesta che arriva dal parlamento”.
Come abbiamo detto, la commissione giustizia del Senato, invece, “auspica una revisione della previsione, nel senso di limitare la partecipazione ai tavoli delle conferenze di servizi per la definizione di piattaforme comuni ai soli profili professionali già riconosciuti. Altrimenti si potrebbe configurare un eccesso di delega”.
Attendiamo, con ansia il testo definitivo dal prossimo Consiglio dei Ministri che dovrà porre la parola fine? alla querelle in corso tra associazioni e CUP.
Il punto interrogativo è legato al fatto che il Cup ha deliberato di ricorrere alla magistratura qualora il decreto legislativo fosse approvato cojn “l’eccesso di delega” individuato dal CUP stesso.
A cura di Paolo
Oreto
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