Istat: Report sull’ambiente urbano
In ritardo il percorso dei capoluoghi verso la sostenibilità, divari territoriali ancora da colmare
L’Istat propone una panoramica degli indicatori dell’ambiente urbano, utile come benchmark per la futura valutazione dei programmi di ripresa post crisi (Green deal europeo e Piano nazionale di ripresa e resilienza, PNRR) e focalizzata su alcuni temi dell’8th Environment Action Programme dell’Unione europea. I dati sono riferiti ai 109 comuni capoluogo di provincia o città metropolitane.
Temi analizzati
I temi analizzati sono i seguenti:
- trasporto pubblico locale (sviluppo delle infrastrutture su ferro, veicoli a basse emissioni, tendenze della domanda e dell’offerta),
- mobilità sostenibile (car e bike sharing, piste ciclabili),
- transizione ecologica (investimento nelle fonti rinnovabili, riqualificazione energetica degli edifici, verde urbano, contenimento del consumo di suolo),
- economia circolare (acquisti verdi; corretto conferimento e riciclo dei rifiuti urbani),
- transizione digitale (informatizzazione dei servizi alla cittadinanza e alle imprese),
- trasparenza e partecipazione (rendicontazione sociale e ambientale, pratiche di progettazione partecipata).
A essi si aggiungono alcuni indicatori sulle condizioni dell’ambiente urbano, riferiti all’inquinamento atmosferico e acustico e all’efficienza dei servizi idrici.
Divario territoriali in tutti gli indicatori
Nel 2019, quasi tutti i principali indicatori dei capoluoghi mostrano un ampio divario territoriale polarizzato lungo l’asse Nord-Sud, con le città del Mezzogiorno in posizione di svantaggio (con la sola eccezione della produzione fotovoltaica). I capoluoghi metropolitani dispongono di un’offerta più ampia e diversificata di servizi di mobilità e sono più avanti nella digitalizzazione dei servizi, ma hanno minore disponibilità pro capite di aree verdi accessibili e sono in ritardo nella gestione dei rifiuti.
Trasporto pubblico locale
Il Trasporto pubblico locale (Tpl) presenta due principali criticità: la carenza di infrastrutture per il trasporto rapido di massa e l’obsolescenza del parco circolante.
Tornano a crescere nei comuni capoluogo domanda e offerta di trasporto pubblico locale (+3,2% e +1,7% sul 2018), ma restano forti squilibri territoriali. Il 34,8% degli autobus ha più di 10 anni.
Continuano ad aumentare i km di piste ciclabili (+15,5% dal 2015), ma la rete delle ciclovie resta insufficiente in molte città, soprattutto nel Mezzogiorno.
Più rifiuti urbani e meno raccolta differenziata nelle grandi città
Nella gestione del ciclo dei rifiuti nessun capoluogo metropolitano raggiunge il target del 65% di raccolta differenziata previsto dalla normativa europea.
I Comuni hanno un ruolo di primo piano nelle strategie di riduzione e corretto conferimento dei rifiuti urbani, che devono essere trasformati da costo a risorsa economica attraverso il riciclo, secondo l’approccio dell’economia circolare promosso dall’Unione europea con il Green Deal e condiviso dal PNRR, che punta anche a una riduzione dei divari territoriali esistenti.
Nel 2019, i comuni capoluogo hanno prodotto 10 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (-0,1% sul 2018), circa un terzo del totale Italia (30,1 milioni di tonnellate, -0,3% sul 2018). La quantità di rifiuti prodotti è di 559,8 kg per abitante (circa il 10% in più della media Italia). Il valore più alto si rileva nelle città del Centro (610,9 kg per abitante, contro 549,3 del Nord e 526,4 del Mezzogiorno).
Diminuisce l’acqua erogata ma aumentano le perdite idriche
Nel 2018, le perdite idriche totali ammontano al 37,3% del volume immesso nelle reti dei comuni capoluogo. Le perdite sono molto consistenti in tutte le ripartizioni, soprattutto nel Mezzogiorno, dove raggiungono il 48,7%, contro il 41,0% del Centro e il 27,9% del Nord. Tra i capoluoghi metropolitani le perdite più alte risultano a Catania (57,8%), le più basse a Milano (14,3%).
Le reti dei comuni capoluogo distribuiscono oltre il 30% della risorsa idropotabile, con consumi di acqua potabile erogata pari a 237 litri al giorno per abitante. Anche l’erogazione presenta differenze importanti tra le ripartizioni: dai 209 litri del Mezzogiorno ai 267 del Nord. Tra i capoluoghi metropolitani si osservano valori mediamente più alti, in particolare a Milano (365), Venezia (318) e Torino (286) al Nord; a Cagliari (246), Napoli (243), Catania (240) e Reggio di Calabria (235) nel Mezzogiorno.
Dal 2012 al 2018 il volume di acqua erogata nei capoluoghi si è ridotto del 13,1% (da 268 a 237 litri al giorno per abitante). Le perdite idriche totali in distribuzione, invece, sono aumentate fino al 2016 (dal 35,3 al 39,0%) e diminuite nel 2018 (37,3%).
Nel 2019 misure di razionamento sono state adottate in nove capoluoghi del Mezzogiorno tra cui Palermo e Reggio di Calabria.
Interventi di forestazione urbana
Trova crescente diffusione nelle città la forestazione urbana, nuovi boschi a sviluppo naturale che migliorano le condizioni climatiche e mitigano l’effetto “isola di calore” riducendo l’inquinamento in aria ambiente. Interventi di forestazione urbana sono presenti in 43 capoluoghi (28 nel 2011) e interessano 11 milioni di m2 di superficie, in aumento del 30% negli ultimi nove anni. La forestazione urbana è particolarmente diffusa nei comuni del Nord mentre è ancora poco presente nel Mezzogiorno.