FONDI UE E BENI PUBBLICI SOTTO LENTE CENSIS
Maggiore attenzione al Social housing, valorizzazione degli immobili pubblici e fondi Ue per le aree urabane da non sprecare. Sono queste le tre direttrici d...
Maggiore attenzione al Social housing, valorizzazione degli
immobili pubblici e fondi Ue per le aree urabane da non sprecare.
Sono queste le tre direttrici di fondo su cui punta la propria
lente il Censis nel consueto rapporto annuale sulla situazione
sociale del Paese. Il 2007 ha segnato un ritorno di attenzione,
rilevano al Censis, per una politica della casa volta a creare
un'offerta adeguata di alloggi a canoni d'affitto accessibili.
Negli ultimi anni la produzione annua di alloggi sociali è infatti scesa in Italia sotto le 2.000 unità su 300 mila abitazioni costruite, mentre dal 1999 al 2006 i prezzi di mercato degli affitti di nuova offerta salivano del 112% nelle città con più di 250 mila abitanti e di oltre il 103% in quelle minori. E se è vero che la quota di abitazioni in affitto è scesa dagli anni Ottanta in molti paesi europei, la percentuale di “social housing” sul totale dei nuovi alloggi rimane comunque più bassa in Italia che altrove. Segnali di crescita sul piano demografico ed economico giungono intanto dal sistema della montagna. Dal 1999 al 2003 il valore aggiunto dei sistemi montani, in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità, è cresciuto più della media del Paese (10,5% contro il 6,5%), dimostrando come, quando il sistema complessivo rallenta, la montagna rallenta di meno. Oltre il 20% dei comuni montani ha un proprio distretto industriale, mentre la crescita demografica complessiva del paese, dovuta ai flussi migratori, interessa anche le aree di montagna.
Sebbene il fenomeno non riguardi la montagna del sud, che segna invece una diminuzione. Ma un'attenzione particolare, con un capitolo ad hoc, il Censis la riserva al settore immobiliare pubblico ed in particolare al patrimonio dello Stato. Recupero e valorizzazione - spiega il Censis - sono le nuove opportunità per rimettere in gioco il patrimonio sottoutilizzato senza mancare l'opportunità di creare una sorta di “rete” fra i beni esistenti. “La valorizzazione e non la dismissione del patrimonio - sottolinea il Censis - è in questa fase l'opzione di fondo che attende l'Agenzia del Demanio”. Secondo il Censis, infatti, si aprono nuove opportunità nell'ambito di una tendenza, “da tutti auspicata ma non sempre praticata” a dare risposta alle nuove domande di attrezzature e spazi urbani privilegiando la rifunzionalizzazione del patrimonio immobiliare esistente, in modo da contenere così il consumo di suolo. “Dopo la stagione del recupero delle aree industriali dismesse - prosegue ancora il Censis - rilevante soprattutto nelle città del Nord, si potrebbe finalmente avviare una nuova fase legata al recupero di decine di contenitori pubblici non più utilizzati: caserme in disuso, vecchi ospedali, carceri abbandonate”.
La valorizzazione del patrimonio - prosegue ancora il Censis - è direttamente legata al lavoro di censimento del patrimonio immobiliare dello Stato completato dall'Agenzia del Demanio e realizzato ''con l'obiettivo di sviluppare uno strumento moderno e flessibile capace anche di orientare all'individuazione di nuove soluzioni gestionali in un'ottica di redditività. Il Censis promuove, inoltre, il Puv (Piano Unitario di Valorizzazione), un ''importante'' strumento introdotto dalla Finanziaria che ha come oggetto un insieme di beni legati ad uno specifico territorio da realizzarsi d'intesa con gli enti locali interessati. “Il Puv - conclude il Censis - rappresenta senza dubbio un'opportunità importante da sperimentare, su aggregati di una certa consistenza, una gestione dinamica del patrimonio pubblico che, a partire da una sua conoscenza approfondita, possa svolgere una funzione importante sia come fattore di sviluppo che nella direzione di una maggiore razionalizzazione degli spazi e delle strutture destinati al funzionamento della Pubblica Amministrazione”. Il Censis, infine, mette in guardia dal rischio che l'Italia possa sprecare le risorse provenienti dai fondi Ue.
Benché per il ciclo 2007-2013 le risorse finanziarie dei fondi strutturali europei siano assorbite per il 51% dai paesi dell'Europa orientale recentemente entrati nell'Unione l'Italia può ancora godere, forse per l'ultima volta, di importi consistenti: 28,8 miliardi di euro (21,6 dei quali destinati al Mezzogiorno), che la pongono al terzo posto tra i Paesi beneficiari dopo la Polonia e la Spagna. Una occasione da non sprecare secondo il Censis, in particolare ai fini della coesione interna delle aree urbane (quartieri a rischio e sicurezza) e per un policentrismo equilibrato. Ma i nuovi Programmi Operativi Regionali, si chiedono gli autori del Rapporto annuale, hanno recepito questa possibilita? “La sensazione generale - osservano - è che i temi territoriali siano rimasti in un certo senso ai margini”. Gli ultimi dieci anni di progettazione da parte degli enti locali, evidenziano ancora gli studiosi del Censis, non hanno nel frattempo cambiato il territorio: i programmi sperimentali di iniziativa centrale per la programmazione territoriale - dai Prusst al programma Porti&Stazioni fino ai Piani Urbani della Mobilità - hanno assorbito 230 milioni di euro per 280 iniziative, ma ne hanno beneficiato più la progettazione e le analisi di fattibilità che non la realizzazione effettiva degli interventi. Segnali appunto, per il Censis, di un'occasione sprecata. Il rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, redatto dall'istituto di ricerca ha analizzato, anche la situazione delle famiglie italiane che hanno contratto mutui. Il Censis stima che siano circa 530 mila le famiglie italiane a rischio di insolvenza per i mutui. Nonostante l'aumento dei tassi pesi sui mutui contratti dalle famiglie italiane, l'Italia - ha rilevato Roma - è ancora il paese con la percentuale di indebitamento più bassa fra i paesi occidentali. Ma certamente, fra i 2,4 milioni di famiglie che hanno in piedi un mutuo e che hanno un reddito medio basso, l'innalzamento dei tassi sta creando problemi: circa 420 mila si trovano in difficoltà mentre 110 mila potrebbero avere gravi problemi di insolvenza. .
Fonte: www.demaniore.it
Negli ultimi anni la produzione annua di alloggi sociali è infatti scesa in Italia sotto le 2.000 unità su 300 mila abitazioni costruite, mentre dal 1999 al 2006 i prezzi di mercato degli affitti di nuova offerta salivano del 112% nelle città con più di 250 mila abitanti e di oltre il 103% in quelle minori. E se è vero che la quota di abitazioni in affitto è scesa dagli anni Ottanta in molti paesi europei, la percentuale di “social housing” sul totale dei nuovi alloggi rimane comunque più bassa in Italia che altrove. Segnali di crescita sul piano demografico ed economico giungono intanto dal sistema della montagna. Dal 1999 al 2003 il valore aggiunto dei sistemi montani, in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità, è cresciuto più della media del Paese (10,5% contro il 6,5%), dimostrando come, quando il sistema complessivo rallenta, la montagna rallenta di meno. Oltre il 20% dei comuni montani ha un proprio distretto industriale, mentre la crescita demografica complessiva del paese, dovuta ai flussi migratori, interessa anche le aree di montagna.
Sebbene il fenomeno non riguardi la montagna del sud, che segna invece una diminuzione. Ma un'attenzione particolare, con un capitolo ad hoc, il Censis la riserva al settore immobiliare pubblico ed in particolare al patrimonio dello Stato. Recupero e valorizzazione - spiega il Censis - sono le nuove opportunità per rimettere in gioco il patrimonio sottoutilizzato senza mancare l'opportunità di creare una sorta di “rete” fra i beni esistenti. “La valorizzazione e non la dismissione del patrimonio - sottolinea il Censis - è in questa fase l'opzione di fondo che attende l'Agenzia del Demanio”. Secondo il Censis, infatti, si aprono nuove opportunità nell'ambito di una tendenza, “da tutti auspicata ma non sempre praticata” a dare risposta alle nuove domande di attrezzature e spazi urbani privilegiando la rifunzionalizzazione del patrimonio immobiliare esistente, in modo da contenere così il consumo di suolo. “Dopo la stagione del recupero delle aree industriali dismesse - prosegue ancora il Censis - rilevante soprattutto nelle città del Nord, si potrebbe finalmente avviare una nuova fase legata al recupero di decine di contenitori pubblici non più utilizzati: caserme in disuso, vecchi ospedali, carceri abbandonate”.
La valorizzazione del patrimonio - prosegue ancora il Censis - è direttamente legata al lavoro di censimento del patrimonio immobiliare dello Stato completato dall'Agenzia del Demanio e realizzato ''con l'obiettivo di sviluppare uno strumento moderno e flessibile capace anche di orientare all'individuazione di nuove soluzioni gestionali in un'ottica di redditività. Il Censis promuove, inoltre, il Puv (Piano Unitario di Valorizzazione), un ''importante'' strumento introdotto dalla Finanziaria che ha come oggetto un insieme di beni legati ad uno specifico territorio da realizzarsi d'intesa con gli enti locali interessati. “Il Puv - conclude il Censis - rappresenta senza dubbio un'opportunità importante da sperimentare, su aggregati di una certa consistenza, una gestione dinamica del patrimonio pubblico che, a partire da una sua conoscenza approfondita, possa svolgere una funzione importante sia come fattore di sviluppo che nella direzione di una maggiore razionalizzazione degli spazi e delle strutture destinati al funzionamento della Pubblica Amministrazione”. Il Censis, infine, mette in guardia dal rischio che l'Italia possa sprecare le risorse provenienti dai fondi Ue.
Benché per il ciclo 2007-2013 le risorse finanziarie dei fondi strutturali europei siano assorbite per il 51% dai paesi dell'Europa orientale recentemente entrati nell'Unione l'Italia può ancora godere, forse per l'ultima volta, di importi consistenti: 28,8 miliardi di euro (21,6 dei quali destinati al Mezzogiorno), che la pongono al terzo posto tra i Paesi beneficiari dopo la Polonia e la Spagna. Una occasione da non sprecare secondo il Censis, in particolare ai fini della coesione interna delle aree urbane (quartieri a rischio e sicurezza) e per un policentrismo equilibrato. Ma i nuovi Programmi Operativi Regionali, si chiedono gli autori del Rapporto annuale, hanno recepito questa possibilita? “La sensazione generale - osservano - è che i temi territoriali siano rimasti in un certo senso ai margini”. Gli ultimi dieci anni di progettazione da parte degli enti locali, evidenziano ancora gli studiosi del Censis, non hanno nel frattempo cambiato il territorio: i programmi sperimentali di iniziativa centrale per la programmazione territoriale - dai Prusst al programma Porti&Stazioni fino ai Piani Urbani della Mobilità - hanno assorbito 230 milioni di euro per 280 iniziative, ma ne hanno beneficiato più la progettazione e le analisi di fattibilità che non la realizzazione effettiva degli interventi. Segnali appunto, per il Censis, di un'occasione sprecata. Il rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, redatto dall'istituto di ricerca ha analizzato, anche la situazione delle famiglie italiane che hanno contratto mutui. Il Censis stima che siano circa 530 mila le famiglie italiane a rischio di insolvenza per i mutui. Nonostante l'aumento dei tassi pesi sui mutui contratti dalle famiglie italiane, l'Italia - ha rilevato Roma - è ancora il paese con la percentuale di indebitamento più bassa fra i paesi occidentali. Ma certamente, fra i 2,4 milioni di famiglie che hanno in piedi un mutuo e che hanno un reddito medio basso, l'innalzamento dei tassi sta creando problemi: circa 420 mila si trovano in difficoltà mentre 110 mila potrebbero avere gravi problemi di insolvenza. .
Fonte: www.demaniore.it
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