Codice dei contratti, ANAC: Delega al Governo troppo generica
Secondo l'Autorità Nazionale Anticorruzione la delega al Governo per la riscrittura del Codice dei contratti risulta troppo generica nelle sue parti
Chi ha seguito il processo (convulso) di approvazione del Decreto Legislativo n. 50/2016 (Codice dei contratti), ricorderà certamente anche la Legge 28 gennaio 2016, n. 11 partorita con non poche difficoltà dal Parlamento per delegare il Governo al riordino della normativa sugli appalti pubblici per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento e del Consiglio europeo.
Codice dei contratti: la delega al Governo
Una legge delega che non è stata minimamente tenuta in considerazione del Governo del 2016 che, procedendo per la sua strada, concepì in tempi record il D.Lgs n. 50 per pubblicarlo in Gazzetta Ufficiale ad aprile dello stesso anno.
Arrivati al 2021 siamo punto e a capo. Dopo che il Governo Draghi ha certificato il fallimento della riforma del 2016 e alla luce delle ingenti risorse del PNRR che dovranno essere investite (bene), si è posta la necessita di una nuova riforma. È stata così assegnata in sede referente alla 8ª Commissione del Senato (lavori pubblici) l'esame del disegno di legge di riforma del Codice dei contratti.
Un disegno di legge che nella sua prima versione contiene già 19 principi e criteri direttivi che dovranno ispirare il Governo nella formulazione dei decreti legislativi di riforma del Codice dei contratti.
Riforma Codice dei contratti: la posizione di ANAC
Principi e criteri direttivi che, evidentemente, non rispondono alle aspettative dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) che ha evidenziato 4 punti prioritari che dovrebbero guidare il Governo nella nuova riforma:
- semplificazione attraverso la digitalizzazione;
- rafforzamento della Pubblica Amministrazione;
- qualificazione delle stazioni appaltanti;
- potenziamento del partenariato pubblico-privato.
In audizione, il 21 ottobre all’Ottava Commissione del Senato, i Presidente ANAC, Gabriele Busia, ha dichiarato come “la delega sia troppo generica in molte sue parti, e questo non fa capire in che direzione il governo si muove nel portare avanti la riforma. Cioè se vengono adottati aspetti migliorativi, o peggiorativi della legge attuale. Per esempio, in fatto di clausole sociali o di massimo ribasso”.
"In materia di appalti, bisogna introdurre semplificazione soprattutto attraverso la digitalizzazione delle procedure - ha dichiarato Busia - Questo consente una più forte e facile vigilanza sui contratti pubblici e prevenzione della corruzione, come già sta facendo Anac con la banca dati nazionale dei contratti pubblici, che controlla preventivamente pure il rispetto dei diritti dei lavoratori ed eventuali elusioni in materia di subappalto”.
"Condividiamo i principi di delega, ma hanno un difetto: l'estrema genericità - ha affermato Busia - Faccio un esempio: quando si dice che le stazioni appaltanti useranno il criterio del costo, questo è già previsto nel nostro ordinamento. Quindi: si vuole aumentare o diminuire il ricorso a tale criterio? Noi consideriamo fondamentale il riordino normativo, e abbiamo assistito in questi ultimi anni a un susseguirsi continuo di interventi normativi che hanno creato disorientamento e oneri. Crediamo che l'idea stessa di Testo unico e Codice debba concentrarsi lì, proprio per garantirne conoscibilità, coerenza interna e armonia”.
"Esprimiamo piena condivisione su quanto indicato in materia di appalti verdi e digitali, però occorre un rafforzamento, prevedendo l'obbligo di attenersi ai criteri ambientali minimi - ha continuato il Presidente dell’Autorità Anticorruzione - Sulla deflazione del contenzioso l'Anac ha uno strumento molto apprezzato: il pre-contenzioso: è importante valorizzarlo. Il criterio del prezzo deve essere residuale, e quindi occorre indicare nel criterio di delega ciò che sicuramente è escluso”.
"Va inoltre potenziato il partenariato pubblico-privato, che funziona dove c'è il vero trasferimento del rischio nei confronti del soggetto privato - ha aggiunto Busia - Per la progettazione delle opere pubbliche è giusto e doveroso prevedere forme di semplificazione e accelerazione, però non dobbiamo dimenticare che una buona progettazione serve a ridurre le varianti in corso d'opera. Laddove le amministrazioni non abbiano capacità progettuali, bisognerebbe servirsi di centrali di progettazione o creare, attraverso gare, delle strutture di progettazione”.