Frodi e blocco cantieri: tutta colpa del superbonus 110%?
La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del Decreto Aiuti ha confermato la scelta di rimandare la soluzione al problema dei crediti bloccati
Il comparto delle costruzioni è stato in attesa e fiducioso fino all'ultimo momento. La conversione in legge del Decreto Legge n. 50/2022 (Decreto Aiuti) avrebbe dovuto portare un po' di ossigeno a imprese e professionisti sempre più in crisi a causa del blocco della cessione dei crediti edilizi. Alla fine, però, nulla di particolarmente rilevante è stato inserito in Gazzetta Ufficiale.
La cessione dei bonus edilizi
Con la pubblicazione in Gazzetta della Legge di conversione del Decreto Aiuti, gli spettri della crisi hanno continuato a materializzarsi tra chi nell'ultimo biennio ha avuto fiducia nel superbonus 110%, una misura fiscale che sostanzialmente prevedeva 4 attori protagonisti:
- i contribuenti che avrebbero dovuto "fidarsi" nel lasciare le loro case con la promessa del "tutto gratis";
- imprese e professionisti che avevano il compito di progettare ed eseguire lavori sulla base di contratti che prevedevano lo sconto in fattura;
- le banche che, sulla base di quel "10% in più", avrebbero dovuto acquistare i crediti fiscali per rivenderli a sua volta e fare un congruo utile.
I continui cambi normativi attuati da gennaio 2022 hanno, però, cambiato le carte in tavola, entrando a gamba tesa su tutti quei crediti caricati sulla piattaforma dell'Agenzia delle Entrate ma non ancora ceduti, oltre che su contratti stipulati e lavori in corso.
Professionisti e imprese si sono ritrovati nella paradossale situazione di avere lavorato, pagato fornitori, manodopera e tasse, con l'unico risultato di avere il cassetto fiscale pieno di crediti indiretti che nessuno vuole o può più acquistare.
Caro materiali, frodi, cantieri fermi, imprese e professionisti in crisi. "Tutta colpa del superbonus" è il mantra che ormai si sente sempre di più, soprattutto da chi di questo bonus ne ha solo sentito parlare dalla stampa generalista o da qualche ridicolo programma televisivo. È davvero tutta colpa di questo bonus edilizio?
Tutta colpa del superbonus
Per rispondere a questa domanda occorre fare un passo indietro nel tempo. Il superbonus 110% è nato in un periodo di particolare crisi in cui il Governo, con il Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio), decise di puntare su una misura straordinaria anche se probabilmente poco strutturata nel dettaglio.
La dimostrazione è che subito dopo la conversione in legge, il Decreto Rilancio è stato modificato:
- 3 volte nel 2020;
- 7 volte nel 2021;
- 8 volte nel 2022 (e siamo ancora a luglio).
18 provvedimenti correttivi che hanno modificato il superbonus 110% e il meccanismo delle opzioni alternative. Ma, mentre i primi 10 provvedimenti del 2020-2021 sono serviti a correggere e semplificare l'applicazione di queste misure, nel 2022 tutto è stato stravolto con effetti devastanti per l'economia reale.
Nel 2022, sull'onda mediatica delle frodi fiscali, il Governo Draghi ha deciso di modificare il vero motore dei bonus edilizi: il meccanismo delle opzioni alternative. Ovvero lo strumento decisivo che era servito per distribuire denaro per intervenire su immobili di proprietà privata.
Il primo meccanismo di cessione del credito ha consentito a tutti (anche a soggetti privi di reddito) di intervenire sui loro immobili utilizzando i crediti edilizi. Sconto in fattura e successiva cessione del credito sembravano aver creato un meccanismo perfetto. Un meccanismo non esente da errori che, però, sono stati utilizzati in modo strumentale per spazzare via tutto.
Le frodi
L'errore principale è stato quello di estendere le opzioni alternative alle detrazioni fiscali senza controllo come il bonus facciate o l'ecobonus. Due bonus sui quali si sono concentrate l'80% delle frodi fiscali. Pensate, dei circa 5 miliardi di frodi (molte da appurare) solo il 3% coinvolgevano il superbonus 110%, ovvero meno dell'1% del totale utilizzato per questa misura fiscale.
Nonostante questi numeri è montata un'onda mediatica a seguito della quale è opinione pubblica che il superbonus sia stato la causa di tutti i mali.
Gli effetti del superbonus
Come se le frodi non fossero sufficienti, da marzo 2022 è cominciato un nuovo mantra "il superbonus 110% non è sostenibile". L'utilizzo massiccio di questo bonus fiscale ha cominciato a preoccupare un po' tutti.
Almeno fino a quando l'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) e l'Istituto di ricerca Nomisma hanno pubblicato due studi che hanno evidenziato alcuni importanti risultati:
- per ogni miliardo di euro speso in Superbonus dallo Stato:
- 470 milioni di euro corrispondono a maggiori entrate;
- 530 milioni di euro sarebbe il costo effettivo dello Stato;
- 38,7 miliardi di euro di spesa in superbonus (quelle generate
fino a giugno 2022) generano 124,8 miliardi di euro:
- 56,1 miliardi come effetto diretto - la spesa aggiuntiva in superbonus genera una produzione nel settore delle costruzioni ed in tutti i settori che devono attivarsi per produrre semilavorati, prodotti intermedi e servizi necessari al processo produttivo;
- 25,3 miliardi come effetto indiretto - ogni settore attivato direttamente ne attiva altri in modo indiretto;
- 43,4 miliardi come effetto indotto - le produzioni dirette e indirette remunerano il fattore lavoro con redditi che alimentano una spesa in consumi finali che a sua volte richiede maggiori produzioni;
- 410.000 occupati nel settore delle costruzioni;
- 224.000 occupati nei settori collegati.
La conversione del Decreto Aiuti
Con la conversione del Decreto Aiuti imprese e professionisti si sarebbero aspettati un passo indietro da parte del Governo verso una scelta più congrua rispetto questi numeri. La promessa era quella di sbloccare tutti i crediti fiscali attraverso delle modifiche all'art. 121, comma 1 del Decreto Rilancio.
Le modifiche sono arrivate. Infatti adesso le banche possono cedere i crediti ai loro clienti dotati di partita IVA. Peccato, però, che questa modifica si applichi alle comunicazioni della prima cessione o dello sconto in fattura inviate all'Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022.
Sostanzialmente, i crediti maturati prima, le imprese e i professionisti che hanno creduto nello Stato mettendosi in gioco, restano ancora in attesa che qualcuno si ricordi della loro esistenza oppure certifichi la decisione di volere attuare nuove politiche assistenzialiste a favore dei disoccupati.