Superbonus 110% e Bonus edilizi: sblocco cessioni in vista?
Parte oggi al Senato l'ultimo giro di boa prima della definitiva conversione del Decreto Semplificazioni fiscali che estenderà le norme sulla cessione dei crediti
Il superbonus 110% è stato per tutti un viaggio in mare senza bussola e con un meteo instabile, in cui imprese, professionisti e contribuenti, loro malgrado, si sono ritrovati nel bel mezzo della tempesta perfetta.
Superbonus 110%: la tempesta perfetta
Una tempesta le cui cause sono da ricercarsi nel modus operandi del legislatore italiano che, pur non pubblicando norme con effetto retroattivo (con qualche eccezione), ha continuamente modificato le regole del gioco, dimenticando che nel comparto dell'edilizia esistono delle precise tempistiche prima dell'avvio di un intervento, che fanno riferimento (semplificando):
- alla scelta del professionista;
- alle valutazioni preliminari;
- alla scelta dell'impresa;
- all'avvio pratiche edilizie;
- all'acquisto materiali;
- alla fase esecutiva;
- alla fase finale con asseverazioni e attestazioni.
Per far fronte a tutte queste fasi e in un mercato fortemente espansivo, le imprese hanno:
- assunto personale;
- affittato o acquistato magazzini;
- acquistato materiale;
- studiato le norme fiscali;
- pianificato gli interventi.
Allo stesso modo, i professionisti hanno:
- assunto o creato società con altri professionisti;
- studiato le nuove regole tecniche;
- acquistato programmi e licenze software (spesso molto costose);
- investito in nuove competenze.
Gli stessi contribuenti hanno cominciato a:
- prendere coscienza degli strumenti fiscali;
- verificare le possibilità di accesso alla detrazione;
- cercato professionisti e imprese disponibili.
Cosa è cambiato dopo il Decreto Rilancio?
In edilizia, ad ogni fase lavorativa e ad ogni prestazione (almeno in teoria) corrisponde un pagamento. Difficilmente, soprattutto le imprese, hanno la possibilità di lavorare senza capitali e anticipando sine die i costi per le forniture, per il personale e per le tasse.
A maggio 2020 tutto è cambiato. A causa di una malsana campagna di comunicazione del Governo e del Parlamento, è passato il messaggio che tutti potessero ristrutturare la propria abitazione "gratis". Un "tuttogratis" che da uno studio iniziale è diventato una vera psicosi. Professionisti e imprese, sommersi di lavoro come non mai, si sono ritrovati a dover fronteggiare una massiccia richiesta del mercato, con l'utilizzo indiscriminato dello sconto in fattura. I contribuenti hanno spesso lasciato carta bianca ai loro consulenti non preoccupandosi della qualità, dell'efficacia ed dell'effettiva utilità dei lavori (non sono pochi i casi di cappotti termici, sostituzione di impianti o colonnine di ricarica inutili, pur di sostituire gli infissi).
Nella fase iniziale il sistema (criticità a parte) ha funzionato perfettamente perché ad ogni lavoro realizzato e fatturato con sconto, corrispondeva una conseguente cessione a Poste Italiane, Cassa depositi e prestiti o ad un istituto bancario, che acquistavano crediti edilizi senza particolari difficoltà (in alcuni casi con colpevole assenza di qualsiasi controllo).
Cosa cambia nel 2022?
Il 2022 si è aperto con la decisione del Governo Draghi (in carica da febbraio 2021) di intervenire sul meccanismo di cessione dei crediti edilizi, limitando le possibilità di scambio, con la conseguenza che Poste ha sospeso gli acquisti di crediti indiretti, Cassa Depositi e Prestiti l'ha bloccata e le Banche hanno avviato controlli sempre più pressanti, dilatato i tempi delle pratiche e ridotto il plafond disponibile per l'acquisto dei crediti edilizi.
Nel 2022 il sistema superbonus e cessione del credito ha "subito" i seguenti provvedimenti di modifica:
- Decreto-Legge 27 gennaio 2022, n. 4 (Decreto Sostegni-ter) convertito con modificazioni dalla Legge 28 marzo 2022, n. 25;
- Decreto-Legge 25 febbraio 2022, n.13 (Decreto Frodi) abrogato dalla Legge di conversione del Decreto Sostegni-ter;
- Decreto-Legge 1 marzo 2022, n. 17 (Decreto Bollette) convertito con modificazioni dalla Legge 27 aprile 2022, n. 34 (modifiche arrivate dopo la conversione in legge);
- Decreto-Legge 21 marzo 2022, n. 21 (Decreto energia) convertito con modificazioni dalla Legge 20 maggio 2022, n. 51 (modifiche arrivate dopo la conversione in legge);
- Decreto-Legge 30 aprile 2022, n. 36 (Decreto PNRR 2), convertito con modificazioni dalla Legge 29 giugno 2022, n. 79 (modifiche arrivate dopo la conversione in legge);
- Decreto Legge 17 maggio 2022, n. 50 (Decreto Aiuti), convertito con modificazioni dalla Legge 15 luglio 2022, n. 91.
A seguito di queste modifiche il meccanismo di cessione si è inceppato proprio a causa dell'ultimo ingranaggio che avrebbe dovuto farlo funzionare. I contribuenti hanno continuato a richiedere interventi, professionisti e imprese hanno continuato a proporsi con la formula dello sconto in fattura ma con il piccolo particolare che le possibilità di successiva cessione si sono progressivamente ridotte fino ad annullarsi, lasciando gli operatori in balia (appunto) di una tempesta perfetta.
Cambierà qualcosa con il Decreto Semplificazioni fiscali?
Entro il 20 agosto prossimo sarà convertito il Decreto Legge 21 giugno 2022, n. 73 (Decreto Semplificazioni fiscali), atteso oggi in aula al Senato. Con questo nuovo provvedimento sarà corretto un errore di mancato coordinamento tra gli articoli 14 e 57 del Decreto Legge n. 50/2022 (Decreto Aiuti).
Molto probabilmente il Senato non farà altro che confermare il testo predisposto dalla Camera dei Deputati con il quale viene abrogato l'art. 57, comma 3 del Decreto Aiuti, in modo che le modifiche previste dall'art. 14 saranno applicabili a tutti i crediti presenti all'interno della piattaforma cessioni dell'Agenzia delle Entrate.
Quest'ultima previsione riuscirà a sbloccare il mercato? In realtà rispondere a questa domanda non è per nulla semplice perché oltre a considerazioni di natura economica, quello della cessione dei crediti edilizi è un mercato fortemente influenzato da quest'aria viziata che si è venuta a creare da settembre 2021.
Dopo il Decreto Legge n. 77/2021 (Decreto Semplificazioni-bis), il mercato dei crediti edilizi ha cominciato ad avvitarsi a causa soprattutto delle continue dichiarazioni su:
- frodi fiscali;
- costo degli interventi;
- sostenibilità economica della misura.
Dichiarazioni che hanno compromesso la fiducia dei principali attori coinvolti: le Banche. Ricordiamo, infatti, che recentemente un comunicato del Presidente dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI) ha sottolineato le difficoltà degli istituti di credito nel gestire la capienza fiscale dei bonus edilizi.
Nel suo intervento il Presidente ABI ha anche parlato dell'instabilità del quadro normativo che, unita al massiccio ricorso al meccanismo della cessione del credito da parte del mercato composto da famiglie e imprese, hanno generato una miscela esplosiva, con problemi enormi per le banche di sostenibilità di tali operazioni in termini di capienza fiscale.
Secondo il Presidente di ABI, la principale causa dello stop all'acquisto dei crediti edilizi da parte della Banche è da ricercare nella continua sovrapposizione normativa che non giova ad un mercato dove certezza e stabilità sono alla base di qualsiasi investimento.
Conclusioni
Proprio per questo motivo, prescindendo dalla bontà delle ultime modifiche, ritengo che difficilmente si potranno apprezzare stravolgimenti nel breve periodo. Com'è giusto che sia, gli istituti di credito attenderanno la nascita del nuovo Governo per capire se e come la cessione dei crediti edilizi sarà presente nell'Agenda politica.
In questo clima, Governo e Parlamento non possono trascurare il dramma sociale e umano delle decine di migliaia di imprese e professionisti sempre più a rischio tracollo. È opportuno che lo Stato si prenda carico di un problema da lui stesso creato e, dopo aver avviato i necessari controlli, consenta la cessione dei crediti bloccati sulla piattaforma dell'Agenzia delle Entrate.
Poi si potrà parlare di modifiche, proroghe, stop ad una misura fiscale e ad un meccanismo di utilizzo dei crediti che, criticità a parte, ha consentito davvero un rilancio dell'economia. Le criticità vanno individuate e affrontate con spirito critico e con l'unico obiettivo di fare del bene ad un Paese che, nonostante le grandissime risorse stanziate dal PNRR e dal PNC, si trova in un momento di particolare tensione con un Parlamento da rinnovare e molte normative non più al passo dei tempi.
Ricordo, solo a titolo d'esempio, la necessità di rivedere:
- il d.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia);
- il D.Lgs. n. 50/2016 (Codice dei contratti pubblici) e tutto l'impianto normativo collegato;
oltre che l'esigenza di un testo unico delle detrazioni fiscali in edilizia che consenta di avere regole certe e stabili nel tempo e orizzonti temporali lunghi che diano la possibilità di dare un valore alla parola "pianificazione".