Cessione bonus fiscali: l’alibi di Eurostat
La circolazione dei crediti fiscali tra pagabilità, non pagabilità ed interpretazioni da parte di Istat, Ragioneria Generale dello Stato, Ministero dell’Economia ed Eurostat
Tutto si gioca sulla circolazione dei crediti fiscali: secondo Istat, Ragioneria Generale dello Stato, Ufficio Legislativo del Ministero dell’Economia e, a quanto pare Eurostat, se i crediti fiscali “non pagabili” dovessero essere cedibili senza limitazioni si trasformerebbero da “non pagabili” a “pagabili”.
L’8 giugno 2021, su richiesta di Istat, Eurostat aveva formulato un primo parere che evidenziava dubbi sulla contabilità dei crediti fiscali trasferibili a terzi, dichiarando che si tratta di un tema “borderline” in corso di discussione che potrebbe portare all’introduzione di nuovi orientamenti metodologici.
Pagabilità e non pagabilità dei bonus edilizi: cosa cambia
La questione riguardava la pagabilità o meno dei crediti d'imposta: quando “non pagabili”, essi sono registrati come riduzione delle entrate dello Stato nel momento in cui vengono esercitati per scontare le tasse. Quelli “pagabili”, invece, se non vengono usati per scontare le tasse, danno il diritto ad ottenere un rimborso cash: con questa tipologia di crediti fiscali lo Stato assume un impegno di pagamento che determina una maggiore spesa e per questo motivo i crediti fiscali devono essere contabilizzati come maggiore debito (maggiore indebitamento netto) per l’intero importo all’emissione.
Questo tema è ancora al centro di un infuocato dibattito politico mentre le preoccupazioni delle categorie economiche, in primis le imprese edili e le banche, sono altissime poiché i crediti fiscali stanno circolando con grande difficoltà ed è diventato molto difficile e costoso monetizzarli.
Ora, se i 100 miliardi di euro di crediti fiscali che sono stati emessi nel corso degli ultimi due anni e mezzo dovessero essere classificati come crediti fiscali “pagabili” il nostro debito pubblico aumenterebbe all’istante di 100 miliardi creando un buco enorme nei conti dello Stato.
La circolazione e la natura dei crediti fiscali
Tutto si gioca sulla circolazione dei crediti fiscali: secondo Istat, Ragioneria Generale dello Stato, Ufficio Legislativo del Ministero dell’Economia e, a quanto pare Eurostat, se i crediti fiscali “non pagabili” dovessero essere cedibili senza limitazioni si trasformerebbero da “non pagabili” a “pagabili” facendo lievitare appunto di 100 miliardi di euro il debito pubblico. Il rimedio per evitare una tale sciagura sarebbe quello di rendere non cedibili i crediti fiscali esistenti bloccandone completamente la circolazione che al momento prevede cinque cessioni. In sostanza chi oggi ha in tasca i crediti fiscali sarebbe costretto a tenerseli in tasca fino alla scadenza: una catastrofe per le imprese edili poiché non potrebbero più monetizzarli in tempi rapidi.
Il punto è che la trasferibilità dei crediti fiscali non ne cambia la loro natura contabile: un credito fiscale “non pagabile” non deve essere registrato come maggiore debito per l’intero importo all’emissione sia se circola sia se rimane bloccato nelle tasche dei beneficiari fino alla scadenza perché lo Stato nel momento in cui lo emette stabilisce che non lo rimborserà con denaro. Ciò che conta è l’impegno che lo Stato assume al momento dell’emissione: con il credito fiscale “non pagabile” non esiste il diritto al rimborso in denaro sia se circola sia se non circola, sia se è differibile sia se non è differibile, sia se sarà fruito integralmente oppure no, pertanto lo Stato non contrae alcun debito e quindi è categoricamente escluso un aumento della spesa pubblica. L’impatto sui conti pubblici si avrà solo nel momento in cui lo sconto fiscale sarà usato per pagare meno tasse.
Le ipotesi di modifica
Invece, in diversi documenti emessi dalla Ragioneria Generale dello Stato e dall’Ufficio Legislativo del Ministero dell’Economia si sta cercando di sostenere che se i crediti fiscali “non pagabili” sono cedibili e quindi possono circolare liberamente nell’economia si “può prevedere con ragionevole certezza che saranno integralmente fruiti dal beneficiario indipendentemente dal debito fiscale di quest’ultimo al momento della maturazione degli stessi” e così si trasformeranno da “non pagabili” a “pagabili” con gli effetti nefasti di cui si è detto. Ciò è falso perché con il credito fiscale “non pagabile” lo Stato non pagherà qualunque cosa succeda a quel credito. Costruire una classificazione contabile sulla base di ipotesi probabilistiche “la previsione di una ragionevole certezza che i crediti siano fruiti integralmente” è una cosa che non si è mai vista. Oltre al fatto che con questo criterio anche le pensioni future dovrebbero essere contabilizzate oggi come maggiore debito visto che c’è la ragionevole certezza che saranno pagate. E questo a maggior ragione perché si tratta di spesa e non di minori entrate future.
In sintesi, approvare questo nuovo fantomatico regolamento Eurostat per noi sarebbe un suicidio. Il regolamento attuale contenuto nel Manual on Government Deficit and Debt è chiarissimo e non contempla una situazione come quella prospettata qui sopra. Al contrario, in questo manuale è prevista la possibilità di esercitare gli sconti fiscali anche in anni fiscali successivi (MGDD, pag. 82, punto 20.1).
Non vorrei che il governo si stesse nascondendo dietro Eurostat per bloccare la circolazione dei crediti fiscali.
Di Stefano Sylos
Labini
Gruppo Moneta Fiscale