Direttiva Green e Superbonus: dal CNI i pilastri su cui costruire la proposta italiana
Dal Centro Studi del CNI un interessante report che mette in luce l'esperienza maturata con il Superbonus utile per costruire la proposta Green italiana
Esistono strumenti alternativi ai sussidi dello Stato e al meccanismo delle detrazioni fiscali per trasformare un patrimonio edilizio vetusto e frammentato, come quello italiano, in un patrimonio a ridotto impatto ambientale ed a minore dispersione termica rispetto alla situazione attuale?
Direttiva Green e Superbonus: il Rapporto del Centro studi del CNI
È questa l'interessante domanda che si pone in premessa la Nota del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri dal titolo “l’Esperienza dei bonus e del credito d’imposta per interventi di ristrutturazione edilizia”.
Una nota che fa il punto sui numeri sviluppati dal Superbonus 110% nella sua componente eco nel suo primo triennio di applicazione 2020-2022 e ne prende atto alla luce del recente dibattito europeo sugli obiettivi energetici da raggiungere e che porterà a breve alla definizione di una nuova "Direttiva Green" con paletti e obblighi sempre più stringenti per tutti gli Stati membri ma che al momento non sembra aver colto le complessità e diversità degli stessi.
La domanda posta in premessa risulta essere molto interessante alla luce delle successive considerazioni che si pone il CNI e che partono dal modello teorico di uno Stato che potrebbe in prima persona pagare, per la propria quota, la prestazione d’opera e i materiali. Un modello alternativo che scongiurerebbe qualsiasi fenomeno di surriscaldamento dei prezzi sia dei materiali che delle prestazioni ma che risulta altamente utopico.
È lo stesso Report del CNI a domandarsi:
- lo Stato avrebbe la possibilità di autorizzare con rapidità le voci di spesa previste in un progetto di ristrutturazione?
- la capacità di non far dilatare i tempi di attivazione ed esecuzione di un cantiere?
- lo Stato sarebbe in grado di effettuare velocemente più tranche di pagamento nel caso in ci fossero migliaia di cantieri aperti?
Domande a cui è facile rispondere non positivamente, soprattutto alla luce delle tempistiche conosciute per i pagamenti ai privati nel comparto dei lavori pubblici.
I numeri sviluppati
L'analisi del CNI evidenzia la lunga esperienza italiana sui bonus fiscali che affonda le sue radici alla fine degli anni '90 con le detrazioni per interventi di ristrutturazione degli immobili inizialmente al 36%. Che successivamente sono state rimodulate al 50% per arrivare poi a prevedere delle agevolazioni specifiche per gli interventi di riqualificazione energetica.
Secondo le stime del CNI, tra il 2014 ed il 2021 gli interventi con ecobonus “ordinario” sono stati 3,6 milioni per una spesa di 30,8 miliardi di euro ed un risparmio ottenuto pari a 11.000 Gwh/anno, che corrispondono al 37% dei metri cubi di gas standard che il Paese intende risparmiare in questa stagione invernale 2022-2023 per fare fronte alla crisi dei prodotti energetici.
Con il Superbonus energetico 110%, dati Enea alla mano, è stato attivato un investimento di 62,4 miliardi di euro nel periodo 2020-2022 coinvolgendo oltre 480.000 edifici, di cui oltre il 70% con lavori conclusi a dicembre 2022.
Si stima, dai dati disponibili che siano stati coibentati 86 milioni di metri quadrati e che sia stato realizzato un risparmio energetico di 900 milioni di metri cubi standard di gas, il 32% del risparmio che il Governo intende realizzare attraverso particolari accorgimenti in questa fase di forte rincaro dei prodotti energetici. Si tratta di un volume di risparmio consistente se si tiene conto che è stato realizzato in un arco temporale relativamente breve, ovvero 2 anni.
Il volume di investimenti realizzati finora con il Superecobonus ha contribuito all’1% del Pil degli anni 2021-2022; ma è particolarmente rilevante il risultato raggiunto nel solo 2022, con investimenti pari a 46,2 miliardi di euro, che hanno contribuito ad attivare una produzione complessiva di oltre 97 miliardi di euro ed un contributo, in termini di valore aggiunto, alla formazione dell’1,3% del Pil.
L'esperienza maturata
L'esperienza maturata soprattutto negli ultimi anni sarebbe complessivamente positiva pur non priva delle criticità conosciute che riguardano il meccanismo di cessione del credito. Secondo il CNI "esistono certamente meccanismi alternativi al credito di imposta di cui si può dibattere e tra i quali le Istituzioni potranno scegliere; allo stato attuale tuttavia il credito di imposta ha mostrato di essere efficace e immediatamente accessibile dal contribuente".
Certamente, secondo gli Ingegneri, attraverso l'esperienza Superbonus 110%, il Paese ha potuto identificare da subito alcune criticità e le condizioni essenziali per poter realizzare un piano di intervento così ambizioso come quello previsto dalla Direttiva Green.
Secondo il Centro Studi del CNI, quanto sperimentato fino ad oggi consente di identificare alcuni pilastri essenziali su cui costruire la proposta italiana per il risparmio energetico:
- compartecipazione tra privato e pubblico alla realizzazione del piano;
- mantenimento degli incentivi fiscali veicolati attraverso il credito di imposta e sostenuti da meccanismi di cessione del credito d’imposta;
- definizione di tempi, modi e priorità di intervento sul patrimonio edilizio, conoscendo con esattezza lo stato del patrimonio stesso e gli effetti generati dagli interventi finora realizzati.
I commenti
“Si sta avvicinando il tempo in cui – afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI – l’Italia dovrà avanzare in sede europea una proposta concreta di risanamento del patrimonio edilizio. Non possiamo limitarci ad indicare all’UE che le azioni che verranno verosimilmente proposte dalla Direttiva sono troppo onerose, dobbiamo proporre un piano che ci consenta di allungare considerevolmente i tempi programmati dalla Direttiva motivandoli, però, con la certezza che realizzeremo un intervento efficace. Per poter fare questo e per poter quantificare le opere necessarie, i costi e i tempi e le aree prioritarie di intervento e quelle meno prioritarie, abbiamo necessità di conoscere meglio lo stato effettivo del patrimonio edilizio. Sono necessari dati più disaggregati e complessi di quelli di cui si dispone e si parla oggi sui giornali. Va valutato in anticipo cosa è realisticamente possibile fare e cosa no. E’ poi evidente che uno sforzo così ampio non potrà essere mai realizzato né solo con finanziamenti pubblici né tanto meno dai soli proprietari di immobili. Serve una triangolazione con l’Unione europea e la creazione di un fondo che consenta allo Stato di sostenere gran parte degli investimenti con l’aggiunta di una partecipazione minoritaria dei proprietari di immobili, tenendo anche conto che molte famiglie non saranno in grado neanche di affrontare la partecipazione minoritaria. Se però il Paese non definisce il quadro dettagliato dell’intervento non sarà neanche in grado di contrattare con l’Unione europea le risorse finanziarie esterne. Resta aperta, infine, una criticità forte, ovvero che l’azione di risanamento energetico degli edifici sta facendo pericolosamente scemare l’attenzione (già molto bassa) di tutti sulla necessità di interventi sugli edifici contro il rischio sismico. Crediamo sia opportuno e urgente che il Governo attivi una task force con competenze tecniche, che in un arco temporale estremamente breve “metta in fila e in ordine” tutte le questioni aperte relative al risanamento profondo degli edifici ed elabori una proposta ineccepibile e non approssimativa da discutere in sede europea”.
“In una recente audizione presso il Senato della Repubblica – afferma il Presidente del Centro Studi CNI, Giuseppe Maria Margiotta – il CNI ha avuto la possibilità di rappresentare le criticità e le opportunità connesse agli strumenti fiscali per interventi di risparmio energetico. Il Paese ha una storia consolidata alle spalle che ci consente di affrontare una sfida veramente complessa come quella degli interventi per il risparmio energetico così come emergeranno dalla Direttiva UE. Il nostro Centro Studi, ha raccolto in questi anni una molteplicità di dati che consentono di stimare l’impatto dell’azione svolta finora utile a capire quali correttivi porre agli interventi futuri. Ma, siamo convinti, che questi dati come quelli di cui si sta discutendo nelle ultime settimane, pur se interessanti, richiedono un consistente livello di dettaglio e di capacità di interpretazione. Serve in particolare un dataset completo che consenta di capire il reale stato del patrimonio edilizio per individuare il perimetro di intervento e quantificare il costo dello stesso e rendere, quindi, credibile, l’interlocuzione e la proposta italiana in sede europea. Proponiamo che il Parlamento possa essere il collettore di dati di dettaglio liberamente accessibili provenienti in particolare dall’Enea e dall’Agenzia delle Entrate che consenta al Governo di “giocare d’anticipo”, di stabilire dei punti fermi e di indicare ai partner europei ciò che è realmente fattibile per il nostro Paese”.
Documenti Allegati
Report Centro Studi CNI